5 è il numero perfetto – Il film

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Il 29 agosto scorso, è uscito nelle sale un film, che inaugura la “nuova” annata del cinema italiano, la quale si preannuncia ricca di pellicole interessanti. Parliamo di “5 è il numero perfetto”, film di Igor Tuveri, con un trio d’eccezione: Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso. Il film è un piccolo e delizioso affresco della Napoli degli anni ’70, resa con tutte le atmosfere tipiche di quegli anni: una certa cupezza di fondo, un certo colore ed un certo folklore, che rendono la storia molto suggestiva, anche da un punto di vista iconografico. Abbiamo Toni Servillo, nei panni di Peppino Lo Cicero, un sicario di seconda classe della camorra in pensione, costretto a tornare in azione dopo l’omicidio di suo figlio; ma abbiamo anche Carlo Buccirosso amico e complice di una vita, nei panni di Totò o’macellaio; e Valeria Golino nei panni di Rita, l’amante di Lo Cicero. Il trio cercherà di far luce sull’omicidio di Nino Lo Cicero, innescando tutt’una serie di azioni criminose, ma anche la scintilla per cominciare una nuova vita.

Toni Servillo e Carlo Buccirosso in una scena del film "5 è il numero perfetto" di Igor Tuveri.
Toni Servillo e Carlo Buccirosso in una scena del film “5 è il numero perfetto” di Igor Tuveri.

Il suo autore Igor Tuveri, in arte Igort, splendido fumettista e sceneggiatore, trae questo film da sé stesso. L’opera omonima a fumetti, è del 2002, ed è il suo libro a fumetti più popolare, vincitore di numerosi premi internazionali, tra cui la prestigiosa Fiera del Libro di Francoforte. Questo noir napoletano, ricco di suggestioni, di atmosfere e di sfumature, ha avuto un lavoro di casting molto lungo e ragionato, proprio in ragione del particolare adattamento del fumetto ai tempi e ai metodi del cinematografo. Ed è proprio nella scelta degli attori, la metà dell’opera di un film che risulta azzeccatissimo: tutti i personaggi hanno trovato l’attore giusto che ha offerto loro carne, sangue e voce. A partire da Toni Servillo che aderisce con grande partecipazione alle azioni e ai pensieri di un uomo che vede la propria attività di killer come un lavoro faticoso che ha una propria (distorta) morale. Lui, Buccirosso, Golino e tutti gli altri fino ai ruoli minori sanno offrire caratterizzazioni da cinema anni ’70 innervate da uno sguardo, quello di Igort, che sa come andare ‘oltre’ la storia riuscendo a far diventare protagonisti gli spazi e gli edifici in ogni inquadratura.

Qui si vede l’anima dell’artista eclettico che, tavola dopo tavola, ha dovuto ‘ambientare’ le proprie storie con tutta la libertà che offre il disegno. Questo non è però stato di ostacolo alla ricerca delle location ma, sembrerebbe, di stimolo all’individuazione delle vie, dei palazzi, delle scale in cui collocare le vicende. Un film quindi, che sorprende, dove anche il minimo dettaglio assume un senso e che è stato presentato, fuori concorso, in “prima assoluta”, la mattina del 29 agosto al Festival del Cinema di Venezia, nella sezione “Giornate degli autori”, ottenendo scroscianti applausi, per poi essere proiettato a partire dalla stessa serata, in oltre 200 sale cinematografiche nazionali.

 

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