60 anni senza Marilyn Monroe, la più grande diva del cinema mondiale ed esempio ante litteram di personal branding e empowerment femminile

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Nell'immagine Marilyn Monroe - Smart Marketing
Sessanta anni fa, il 4 agosto 1962, moriva Marilyn Monroe e nasceva il suo mito.

Nella sua vita fu prima modella, poi attrice, poi ancora cantante e anche produttrice cinematografica.

Un mito indelebile e immortale che ne ha fatto una musa per centinaia di artisti, da Willem de Kooning, a Mimmo Rotella, da Wolf Vostell a Andy Warhol, da Richard Hamilton a Salvador Dalí, da Robert Rauschenberg a Douglas Gordon, da Barbara Kruger a Mel Ramos, giusto per citare alcuni dei più celebri.

Senza contare gli innumerevoli omaggi che star della musica le hanno dedicato in questi 60 anni, non solo componendo canzoni direttamente ispirate alla sua vita, come la celebre “Candle in the Wind” di Elton John, che tutti ricordiamo per Lady Diana, ma che in realtà era dedicata proprio a Marilyn Monroe, ma anche attraverso la citazione di sue famose canzoni.

Nell'immagine uno splendido primo piano di Marilyn Monroe - Smart Marketing

Fra tutti gli omaggi rimangono celebri quelli di Nicole Kidman nel film musical “Moulin Rouge” di Baz Luhrmann e quello di Madonna, che nel videoclip di Material Girl rende omaggio al mito di Marilyn, reinterpretando la famosa scena del film Gli uomini preferiscono le bionde, in cui l’attrice interpreta Diamonds Are a Girl’s Best Friend.

Ma Marilyn Monroe è importante anche per chi come noi si occupa di personal branding; non ci credete? Allora dovreste andare a recuperare un romanzo del 2013 scritto dalla scrittrice, giornalista e fotografa Federica Brunini, “La matematica delle bionde”, in cui la protagonista si reinventa proprio grazie ai consigli di vita di Marilyn Monroe.

In un’intervista a Repubblica, Federica Brunini ha dichiarato che “da un certo punto di vista è stata la prima dello star system a costruire un brand e metterci sopra il suo copyright. […] Nel corso degli anni ha lavorato sulla propria immagine perché diventasse un’icona. Tutto nel suo volto, dalle sopracciglia alla bocca, fino ai suoi capelli ossigenati e alla pettinatura, sono inequivocabilmente Marilyn. Unica e iconica: la sua immagine è quasi un’equazione.In questo senso Marilyn è stata la prima ad aver capito che poteva usare la propria immagine e non esserne schiava.”

Nell'immagine Marilyn Monroe mentre canta la canzone "Diamonds Are a Girl's Best Friend" nel film "Gli uomini preferiscono le bionde" - Smart Marketing

Marilyn Monroe, che aveva cominciato come modella posando anche nuda per un calendario, costruì la sua immagine a tavolino, aveva fatto piccoli interventi estetici per ritoccare le labbra, le sopracciglia, l’attaccatura dei capelli, per creare la sua immagine iconica.

Si dice che tagliasse di qualche centimetro il tacco di una di tutte le sue scarpe per aumentare il suo ancheggiare mentre camminava per risultare più sexy, una leggenda forse vera, riportata anche dallo scrittore Chuck Palahniuk nel suo romanzo Gang bang.

Vittima di una Hollywood sessista e misogina, a Marilyn Monroe non fu mai perdonata la sua “bellezza”: anche se seppe imporsi per la sua bravura come attrice lo star system non le tributò mai il giusto riconoscimento, non ebbe mai neanche una candidatura all’Oscar, che pure avrebbe meritato in più di qualche occasione, e dovette accontentarsi di 4 candidature ai Golden Globe: nel 1954 – vincendo l’Henrietta Award alla migliore attrice del mondo, nel 1957 – Candidata alla miglior attrice in un film commedia o musicale per “Fermata d’autobus”, nel 1960 – vincendo come Miglior attrice in un film commedia o musicale per “A qualcuno piace caldo” – e nel 1962 – vincendo nuovamente l’Henrietta Award alla migliore attrice del mondo. Il cinema italiano le tributò un unico premio, la Targa d’Oro per “Il principe e la ballerina” nel 1958.

Nella GIF Marilyn Monroe mentre da un bacio volante - Smart Marketing

Il riconoscimento della critica arriverà molto tardi, se non addirittura postumo, ma Marilyn Monroe era già un mito quando negli 1960, due anni prima di morire, ebbe la sua stella sulla famosa Hollywood Walk of Fame, al 6774 di Hollywood Boulevard.

Nel 1999 è stata proclamata dall’American Film Institute la sesta più grande attrice della storia del cinema e la canzone Diamonds Are a Girl’s Best Friend si è classificata inoltre al dodicesimo posto nella lista delle migliori canzoni statunitensi per film.

Ma per me rimarrà sempre l’esempio supremo di come si diventa e cosa sia una diva, mitica, inarrivabile ed immortale, ed anche un simbolo ante litteram di come si costruisce un personal brand e di empowerment femminile.

 

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