Già “da quando Baggio non gioca più non è più domenica”, canta Cesare Cremonini, ma adesso che anche 90° minuto lascia la domenica pomeriggio per sdoppiarsi e andare in seconda serata al sabato e al lunedì, che sapore avrà la domenica?
Sono passati 20 anni dal ritiro di Baggio e, da allora, nel mondo del calcio tanto è cambiato, seguendo una traiettoria iniziata anni prima. Personalmente ho passato tutte le stagioni: ho seguito il calcio dalla radio alle pay tv, sino allo streaming; dalle partite in contemporanea al cosiddetto calcio spezzatino.
Calcio spezzatino che, oltre a svuotare di senso la domenica calcistica di molti italiani, ha mietuto vittime illustri nel mondo dei programmi televisivi.
Un esempio: 3 anni fa abbiamo detto addio ad un programma storico – 28 anni di onorato servizio – e per certi versi innovativo come “Quelli che il calcio”. Partito nel 1993 con Fabio Fazio e Marino Bartoletti, poneva il calcio al centro del racconto, con gli inviati distribuiti sui vari campi della Seria A. Nel racconto calcistico si inseriva la comicità, la satira e la nascita di personaggi televisivi ampiamente riconoscibili in quegli anni, come Idris (acceso tifoso juventino) e suor Paola (tifosa laziale). Poi il susseguirsi di varie conduzioni anche molto ben riuscite, come quella di Simona Ventura, sino al lento declino e alla definitiva chiusura. Con le poche partite rimaste alla domenica, il programma è via via diventato un contenitore di solo intrattenimento; formula che alla fine non ha retto.
Ed è di questi giorni appunto l’annuncio che anche 90° minuto, nella formula che nei decenni abbiamo imparato a conoscere, non ci sarà più. C’è poco da dire, il mondo calcistico (e non solo) è completamente cambiato da quel lontano 1970 in cui andò in onda la prima puntata del programma nato da Maurizio Barendson (che ideò anche Dribbling) e Paolo Valenti. L’idea era quella di mostrare in pochi minuti le azioni salienti delle partite che, tra l’altro, oggi chiamiamo diversamente: highlights.
Oggi tutto è cambiato, abbiamo detto.
La proposta calcistica si è evoluta, i mezzi di comunicazione si sono moltiplicati, i linguaggi si sono trasformati, i contenitori sono molteplici e le voci sono pressoché infinite. Di calcio si parla ovunque, ne parla chiunque e sempre. Non “solo” di domenica. Altri tempi.
Concedetemi e (per chi vuole) concediamoci almeno un sospiro. Poi da domani sarò meno nostalgico. Forse.