Addio a Franca Valeri: l’attrice che ha innovato il ruolo della “Donna” nella storia del cinema italiano

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Il 2020 è un anno, ormai, che sarà tristemente legato alla pandemia del Coronavirus; ma artisticamente nel nostro Paese, sarà per sempre ricordato per il centenario di due “grandissimi” assoluti del cinema mondiale, ovvero Alberto Sordi e Federico Fellini. Loro coetanea è stata anche l’altrettanto immortale FRANCA VALERI, ritornata alla ribalta quest’anno, in tre distinte date destinate a rimanere negli annali.

La prima delle due date, è l’8 maggio, quando l’attrice è stata insignita, alla veneranda età di quasi 100 anni, del David di Donatello alla carriera, pieno riconoscimento ad una donna e artista, come poche al mondo. Peccato, che la Valeri, non abbia potuto ricevere una standing-ovation, fisica, ma solamente verbale, data la pandemia e la susseguente cerimonia “inusuale” dei David di Donatello.182509562-13609ddd-29a1-4bff-ac76-687ac3c5fcb2

La seconda data, affonda le sue radici nel lontano 31 luglio 1920, quando a Milano nacque una bambina destinata ad innovare la figura della donna nella storia del cinema italiano. Ovviamente parliamo di Franca Valeri, alla quale esattamente cento anni dopo, sono stati dedicati speciali, omaggi e film, per festeggiare adeguatamente una donna che ha dato tanto al nostro Paese.

La terza data è il 9 agosto 2020, esattamente 9 giorni dopo il compimento dei 100 anni da parte di Franca. Riguarda il suo triste addio alla vita, così, in maniera discreta. Sembra quasi, come se l’attrice, abbia in qualche modo voluto questo simbolico traguardo e poi se ne sia andata ad obiettivo raggiunto, quasi come se fosse contenta così e dalla vita non avesse da chiedere più nulla.

Una definizione di Morando Morandini, è rimasta nella storia:

 “Franca Valeri fu l’unica attrice, che con la sua bravura, riuscì a relegare Sordi al ruolo di spalla, raggiungendo la sua apoteosi con il ruolo della ricca moglie del film “Il vedovo”(1959)”.

Tale definizione, basterebbe da sola a definire quello che è stato il talento interpretativo della grande Franca Valeri. Non bella, almeno non quanto le varie Sophia Loren, Gina Lollobrigida, ma dotata di una presenza scenica insuperabile, nonché di una grande duttilità interpretativa. Lei è stata una delle protagoniste indiscusse della commedia all’italiana e ha al suo attivo numerosi film in cui descrive i vizi e le virtù degli italiani, visti però attraverso il pungente occhio delle donne, una specie di alter-ego al femminile di Alberto Sordi, con il quale ha recitato in ben sette film. Sposata con l’attore e regista Vittorio Caprioli, Franca Valeri arriva al grande successo cinematografico a metà degli anni ’50. Quello di Franca Valeri è infatti, il primo caso in cui un’attrice comica non agisce più da comprimaria, ma intorno ad essa si imbastisce tutto un film. Dopo di lei verranno Sophia Loren, Tina Pica, Marisa Allasio, Virna Lisi e tutto il resto delle grandi attrici italiane. Insomma, Franca Valeri dimostrò che con la bravura e la padronanza del palcoscenico si potesse arrivare al livello degli interpreti maschili, sempre più affermati delle donne, in un mondo quale quello del cinema, altamente maschilista. E dire che non faceva neanche dell’aspetto fisico il suo cavallo di battaglia, quindi doppiamente brava. Puntava viceversa tutto sulla sua pungente e amara comicità e sulla capacità di improvvisazione degna dei più grandi attori.franca-valeri-foto-1

Ad un certo punto, il cinema si arrese davanti alla sua straordinaria bravura, soprattutto quando l’attrice si dimostrò perfettamente in grado di tener testa sul suo terreno a fenomeni come Alberto Sordi, Peppino De Filippo e Vittorio De Sica, proprio accanto ai quali ella diede alcuni dei suoi risultati più brillanti. Fioccano i film importanti, su tutti Il segno di Venere(1955), dove posta al fianco di attori come Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica e Sophia Loren, è lei il centro del film, la vera ragion d’essere della pellicola. E’ lei che attraversa tutto il film e si accompagna a tutti i personaggi facendo esplodere la sua intelligente e pungente comicità, pervasa di un’amabile malinconia ben dosata. Una specie di charlot al femminile, a cui in amore non ne va mai bene una, ma che non perde la fiducia che un giorno vi possa essere un “segno di Venere” anche per lei. E poi venne Piccola posta(1955), deliziosa commedia all’italiana dove la satira di costume si unisce ai primi realistici ritratti di preoccupanti italiani tipo. La commedia prende spunto dal successo delle rubriche di lettere sui rotocalchi femminili, in voga in quegli anni. La Valeri è però eccezionale, soprattutto nella sequenza in cui si trasforma nella Sabrina di Audrey Hepburn, in una mirabolante parodia da applausi. E poi che dire, vennero tanti altri film Il bigamo(1956), al fianco di Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica; Mariti in città(1957) , con Nino Taranto e Renato Salvatori; Il vedovo(1959), con Alberto Sordi; Crimen(1960), al fianco di Nino Manfredi, Vittorio Gassman e ancora Alberto Sordi; Leoni al sole(1961) e Parigi, o cara(1962), diretti dal marito Vittorio Caprioli; Gli Onorevoli(1963), con Totò e Peppino De Filippo. In tutto le pellicole interpretate da Franca Valeri saranno 40 e tutte di ottimo livello, grazie soprattutto alla sua presenza.franca-valeri-anni-60

Ma soprattutto, degli anni ’60 saranno memorabili i due film diretti dal marito, ritratti di donna davvero sublimi. Parigi o cara, considerato un autentico cult movie e uno dei film maggiormente kitsch della commedia all’italiana è il film preferito di Franca Valeri. La stessa Franca è strepitosa nel disegnare un personaggio indimenticabile, vero figlio del boom economico, con le sue manie di rispettabilità e di ordine piccolo-borghese. E’ la storia di una prostituta romana che si trasferisce da Roma a Parigi, descritta da Vittorio Caprioli con un tono di affetto e acuta ironia, evitando sia il grottesco spinto, sia il patetismo moralista. Ma se dà spazio alle capacità di mattatrice di quella che all’epoca era sua moglie, possiede un occhio straordinario nel descrivere due città, viste sempre dalla prospettiva di chi è condannato alla periferia. Un piccolo ritratto di donna, davvero memorabile. Esattamente come lo sarà il successivo Leoni al sole. Un film molto riuscito, una specie di Vitelloni ambientato nel Golfo di Napoli, con un’ironica e quasi nostalgica descrizione della fauna vacanziera a Positano. Senza attori di grande richiamo, tranne la Valeri che inebria la pellicola, il film è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare.

Ho qui citato, solo alcuni dei capolavori che hanno visto Franca Valeri, sempre perfetta protagonista, senza però scordarci dell’importanza che ella ha rivestito anche nello sviluppo della nostra televisione verso il varietà. Da metà degli anni ’60 infatti, il volto della Valeri, diventa uno dei più utilizzati dalla Rai, non solo in varietà storici come Studio Uno e Sabato sera; ma anche partecipando alla fertile stagione degli sceneggiati televisivi degli anni ’70. Nel 1974 scrive e interpreta la miniserie in quattro puntate Sì, vendetta…, diretta da Marco Ferrero. La vicenda è una riflessione sul mondo degli anni settanta, sui cambiamenti avvenuti in seno alla società italiana in conseguenza alla rivoluzione sessuale, vissuta attraverso gli occhi di una signora borghese e della di lei figlia hippy. Ogni episodio infatti affronta un argomento diverso (l’emancipazione dei ragazzi italiani, il femminismo, il rapporto della borghesia con le mode dei giovani, ecc.), attraverso personaggi femminili, in parte già affrontati precedentemente da Franca Valeri nei suoi sketch recitati in teatro. Franca Valeri insomma piaceva, perché rappresentava la normalità delle donne italiane, in fondo le varie Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Marisa Allasio, erano bellone da copertina, perciò lontane anni luce da quella che era la normalità delle donne italiche. Franca era specializzata nelle parti di zitella irrecuperabile o moglie opprimente, strepitosa ad esempio come moglie petulante di Manfredi in Crimen. Proveniva dalla scuola del gruppo teatrale detto dei Gobbi, con Vittorio Caprioli, Alberto Bonucci e Luciano Salce, e lì aveva imparato l’arte dell’improvvisazione, nonché la capacità di scrivere testi e sceneggiature di grande interesse.

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