Quest’anno le vacanze hanno un sapore strano. Da un lato c’è la voglia di relax e normalità, anche per chi nei mesi di chiusura non ha fatto nulla. Dall’altro c’è la paura di uscire fuori regione, ammalarsi e rimanere intrappolati lontano da casa.
Oltre a questa prospettiva “da turista” si registra un altro strano fenomeno: la chiusura per ferie di chi vive di turismo.
Ho incontrato più volte questa curiosa situazione. Dopo alcuni due di picche presi quando la fame attanaglia e Google dice che il locale è aperto ma, arrivati alla soglia, è tutto buio, arriva il momento di fare una telefonata. E al telefono la segreteria annuncia “siamo chiusi per ferie dal 14 al 24 agosto”. COSA? La tentazione è quella di richiamare per essere sicuri di aver recepito bene il messaggio. Ma il chiavistello serrato è altrettanto inequivocabile.
Mi sorge qualche domanda.
La prima è: Perché?
Perché chiudere “per ferie” nelle settimane di alta stagione, durante le quali le fabbriche si fermano? Forse quest’anno le fabbriche non si sono fermate, per recuperare i tempi di stop degli scorsi mesi. Ma a giudicare dai dati dell’Agenzia Nazionale del Turismo, già a inizio agosto, il 79% delle strutture ricettive aveva ricevuto prenotazioni on line per ferragosto. E di questi tempi, non ci si può certo andare per il sottile pensando di fare il tutto esaurito (che poi, dove si mette tutta questa gente che deve rimanere distanziata?). Inoltre chi non può permettersi una vacanza, forse si concede qualche sfizio in più, una cena fuori o anche solo un gelato vicino a casa.
La seconda osservazione è: Quanto tempo!
Sopratutto all’inizio della ripresa, nel mese di giugno, molte strutture rimanevano aperte per “solo 3 caffè in una giornata”. Ma nel mese di agosto il turismo del weekend, che sia al mare o in montagna, è una consolidata certezza. Quindi perché chiudere per un periodo così lungo, che comprende addirittura due fine settimana? Di certo non eravamo nelle destinazioni top italiane, però comunque zone cittadine o di passaggio turistico.
L’ultimo bollettino ENIT rivela che dal 10 al 16 agosto non sono più disponibili l’80% delle strutture di Rimini, l’81% di quelle a Ravello, l’86% di Cavallino-Treporti, il 94% di quelle nel Cilento e addirittura il 98% di quelle del Salento. E per la montagna, boom sulle Alpi, al completo nel 94% dei casi.
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Com’è cambiato il turismo al tempo del Covid? E soprattutto, come sono cambiate le abitudini dei turisti?
Inoltre la tendenza a muoversi con mezzi propri consente di spostarsi in località meno servite e quindi di essere più distribuiti sul territorio, complici gli assembramenti ma anche il prezzo dei carburanti (i dati del Ministero dello Sviluppo Economico rilevano come prezzo medio della benzina nel mese di luglio 2020 sia pari a €1403,10 rispetto ai 1596,91 dello stesso mese del 2019. Lo stesso dicasi per il gasolio, a €1289,58 per luglio 2020 e €1487,83 per luglio 2019.)
La terza curiosità è: Dove?
Dove saranno andati a riposare questi lavoratori stagionali? Saranno andati in Croazia e Spagna? Mete che piacciono sia ai turisti che al Covid? Si conta che almeno 10 mila Italiani abbiano abbandonato (in tutti i sensi?) il proprio Paese per dirigersi all’estero.
Forse oltre confine sono più bravi di noi Italiani nell’e-tourism, che riguada tutti coloro che in una fase del viaggio, dalla ricerca dell’hotel alle attrazioni in loco, si affidano alla rete.
Anche in Italia il tema “turismo” è stato molto sentito e ha raggiunto nell’ultima settimana di luglio 362,2 milioni di visualizzazioni e nella settimana precedente era a 2,5 milioni di visualizzazioni (dati Osservatorio Nazionale del Turismo) a cui, verso la fine del mese di luglio si sono aggiunte poco più di 1 miliardo di visualizzazioni per informarsi sul “bonus vacanza”.
Nel web e nei social del mondo il tema Italia rispetto al Coronavirus ha raggiunto le 11 mila mentions (4.000 nel web e 7.000 sui social) con 1,3 milioni di interazioni. Di queste la parola “turismo” ha riguardato circa l’11% nel mese di luglio (Bollettino ENIT). Forse potremmo promuoverci meglio, sopratutto con la fascia dei giovani, visto che il turista italiano apprezza ancora molto il contatto umano che va dal recarsi in agenzia alla conferma della prenotazione telefonando in struttura.
Un consiglio per tutte le strutture e i locali che decidono di chiudere per ferie nei periodi di alta stagione: avvisate Google, TripAdvisor, Trivago…
Insomma, diventate un po’ più 2.0! Così i vostri potenziali clienti possono armarsi di acqua e prodotti a lunga conservazione per essere sempre pronti per qualsiasi viaggio.
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