Seguo Raffaele Gaito da tempo su LinkedIn e ho letto tutti i suoi libri perché insieme ad Alessia Camera è stato uno dei primi a parlare di Growth Hacking in Italia.
L’ennesima moda americana sul come fare soldi facili, vi chiederete? No, una vera metodologia di sperimentazione per trovare il modo più efficace e veloce per far crescere le imprese. Un tema caldissimo oggi, nell’era post Covid-19 che vede ancora molte aziende arrancare faticosamente.
Si parla spesso della ripartenza, dell’Italia che non si arrende e dei nostri imprenditori italiani che non mollano un centimetro per salvare le loro aziende. Oggi la pandemia ci ha insegnato che il mondo virtuale, il web, gli strumenti digital, offrono occasioni irripetibili, non solo per sopravvivere ma, per far esplodere in positivo i fatturati aziendali.
Abbiamo intervistato Raffaele per scoprire come il Growth Hacking si può applicare alle PMI italiane con successo e quali sono i passi da compiere.
D. Ciao Raffaele, nell’ultimo anno in Italia, si sente parlare molto spesso di Growth Hacking, come vedi tu lo scenario attuale del nostro Paese?
R. Effettivamente, come hai notato anche tu, la parola Growth Hacking è un po’ di moda negli ultimi anni. Se da un lato questa cosa mi fa piacere perché significa che l’argomento arriva a un pubblico molto più ampio, dall’altro lato c’è anche un grosso rischio.
Il rischio che si faccia confusione, che si abusi di un termine già di per sé difficile, che si generi rumore e fuffa intorno a un argomento in realtà importante. Ci sono tanti professionisti in gamba, ma anche tanti improvvisati che hanno solo colto la palla al balzo e sfruttano la moda del momento.
La cosa però non mi preoccupa perché è un processo abbastanza naturale che avviene ovunque e con qualsiasi argomento. Come sempre, quando la moda passerà, con essa andranno via tutti i ciarlatani dell’ultima ora e i professionisti seri rimarranno.
Più che altro il mio invito è alle aziende: fate attenzioni ai vostri interlocutori e controllate sempre il loro track record.
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Mai come ora, in questo settembre 2020, un numero come #ripartItalia sembra utile e necessario perché, mai come adesso, in questo nefasto anno bisestile, abbiamo bisogno di fare il punto sulle cose, su noi stessi, sui nostri obbiettivi e sulle nostre vite.
D. Il Covid-19 ha cambiato le regole del gioco e le aziende hanno capito che possono, anzi, che devono fare affari anche a distanza, grazie agli strumenti digitali. Qual è la tua opinione?
R. Io sono una persona che per lavoro insegna alle aziende a sperimentare quindi la mia opinione è abbastanza facile da dedurre: il digitale oggi è fondamentale!
Spesso le aziende tradizionali pensano di essere fuori da questa dimensione. Mi dicono: ma io produco scarpe, che c’entra il digitale con me?
Non c’è cosa più sbagliata che si possa pensare. Anche se il tuo è un prodotto fisico i tuoi dati passano attraverso un sistema di analytics, le informazioni dei clienti sono conservate in un CRM, i contenuti del tuo sito sono gestiti con un CMS, probabilmente venderai online attraverso un e-commerce, il customer care lo hai spostato su piattaforme digitali, la tua pubblicità passa per intermediari come Facebook e Google, e così via.
La verità è che lavoriamo tutti nel digitale!
D. In che modo il Growth Hacking può inserirsi all’interno delle nostre tradizionali PMI e aiutare a fare la differenza?
R. Il Growth Hacking è sperimentazione, non ce lo dimentichiamo. È sperimentare tanto, velocemente e prima di averne bisogno.
Questo momento di crisi che stiamo vivendo ci ha dato una lezione importante a tal proposito: chi non si adatta non sopravvive. Ecco come il Growth Hacking può aiutare le nostre PMI: le può spingere verso una necessaria trasformazione che non si può più rimandare. Se vuoi è una visione un po’ darwiniana dello scenario, ma è così: non va avanti il più forte, ma chi riesce ad adattarsi al contesto.
D. Da anni vivi a Londra, hai scritto due libri Growth Hacking Mindset e Growth Hacker, e hai fondato un’Academy dedicata al Growth Hacking, 3 consigli che daresti a chi vuole approcciare questo metodo e questo mestiere?
R. Eccoli:
- Non pensare che sia una formula magica o una ricetta universale. Il Growth Hacking è un processo e in quanto tale richiede tempo. Inizia oggi per vederne i benefici tra 1 o 2 anni.
- Non pensare che sia un’attività una tantum. Non puoi fare Growth Hacking per 3 mesi e poi smettere, così come non avrebbe senso fare marketing per 3 mesi e poi smettere o fare customer care per 3 mesi e poi smettere. Devi pensarlo come un nuovo reparto aziendale: un gruppo di persone pagate per sperimentare il più possibile.
- Parti subito, parti in piccolo. Molte aziende rimandano nell’attesa di avere più tempo, più budget, più competenze. Ho una brutta notizia per te: non arriverà mai questo momento. Quindi la cosa migliore è partire oggi e non rimandare ulteriormente.
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