Diodato. “Storie di un’altra estate”: la docu-serie da non perdere dal 29 novembre su RaiPlay

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Se credessi a Babbo Natale, quest’anno gli chiederei di regalarmi una bella storia, una di quelle storie che mi faccia riflettere sul senso profondo delle cose, una storia piena di sole, musica e poesia che mi aiuti a guardare con speranza l’anno che verrà ed a buttarmi alle spalle un anno difficile.

Forse non è il momento giusto per desiderare musica o poesia, e nemmeno per evocare l’estate, il sole e la conseguente spensieratezza che ne deriva, eppure la docu-serie che racconta il viaggio di Diodato attraverso un’insolita Italia sembra giungerci proprio come un regalo di Natale anticipato in un umido, freddo ed altrettanto insolito novembre.

Un viaggio appassionato che tocca la penisola, da nord a sud, al seguito del tour di concerti che Antonio ha fortemente voluto, nonostante le limitazioni imposte dalle misure di contenimento del Covid-19 e la conseguente crisi del settore; un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, alla riscoperta della bellezza in tutte le sue forme.

In fondo, sarebbe solo stato il solito viaggio, uno dei tanti, l’ennesimo tour estivo del settantesimo vincitore del Festival di Sanremo e noi avremmo potuto vivere la solita estate di concerti, feste, vacanze, se non fosse altro che l’estate 2020 non ha mai avuto nulla di consueto, non è stata un’estate come tante, bensì “Un’altra estate”, l’estate diversa di cui ci ricorderemo a lungo.

“Storie di un’altra estate” non poteva che richiamare il singolo che Diodato ha composto durante il lockdown, perfettamente riassunto, dipinto in un quadro a tinte forti, quel misto di solitudine e sconforto impastato a speranza, al risveglio della natura dopo un lungo inverno, il desiderio e la possibilità di guardare oltre la propria finestra, assaporare la libertà di perdersi all’orizzonte o semplicemente, guardando quell’orizzonte con occhi diversi e apprezzando ciò che prima era dato per scontato.

È così che un viaggio come tanti diventa racconto appassionato che tocca più livelli, un modo per guardare l’Italia con occhi diversi e con spirito differente, ma allo stesso tempo il grimaldello che ci permette di entrare nell’anima dell’artista, carpirne le fragilità, come l’estrema sensibilità, la positività e l’innata gentilezza.

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È un viaggio che va dalle montagne di Aosta, città natale di Antonio, al mare di Taranto, luogo dove è cresciuto e dove si trova la sua famiglia, lo stesso mare che l’artista traspone nelle sue canzoni, passando per Roma, luogo di formazione giovanile, Milano, città dove attualmente vive e sede della Carosello Records (la casa discografica che lo ha accolto e valorizzato), senza tralasciare Venezia ed il suo rapporto con il Cinema.

Otto puntate sotto la regia di Francesco Di Giorgio, otto capitoli ispirati alle tematiche delle sue canzoni, otto momenti da guardare con l’entusiasmo di Antonio, che si racconta e racconta i luoghi dove si è sentito a casa, incontra gli amici autentici e quelle persone che sono state fondamentali nel suo percorso artistico costellato di tante vittorie, ma anche di tante porte in faccia.

Durante il suo viaggio Diodato incontra personaggi come Manuel Agnelli e Rodrigo d’Erasmo, fondamentali per la sua crescita musicale, ci spiega il suo rapporto privilegiato con il Cinema insieme a Daniele Luchetti e Ferzan Ozpetek, ci racconta un’altra Taranto insieme a Michele Riondino, compagno di tante lotte per dare alla città un futuro alternativo al siderurgico.

Taranto, la bellezza del suo mare come quella architettonica, ma anche con le enormi contraddizioni di una terra ferita dall’inquinamento insieme alla voglia di rinascita e riscatto dei suoi abitanti, è la parte più bella e suggestiva del racconto.

Del resto, ci si sarebbe meravigliati se Taranto non fosse stata un capitolo a parte, il più intenso, visto che la vittoria del Festival di Sanremo è stata dedicata alla città; un segno di vicinanza e di appartenenza che i tarantini non potranno mai dimenticare, restituendo ad Antonio tutto il calore ricevuto mandando “Fai rumore” in filodiffusione nel centro cittadino all’indomani della vittoria sanremese, cantandola dai balconi durante i mesi del lockdown.

Sarà, infatti, “Fai rumore” il messaggio di speranza e l’inno che unificherà l’Italia intera durante il periodo buio del lockdown, e poi arriveranno i live estivi, durante i quali sarà forte l’energia positiva che arriva dal palco tanto quanto l’abbraccio del pubblico.

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Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro, per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

L’abbiamo testimoniato anche noi quando vi abbiamo raccontato “L’energia di Diodato al Cinzella Festival” per l’unica tappa pugliese del suo tour”, credendo che quella ricerca di bellezza si fermasse alla musica, senza capire che fosse estesa a tutti i piani della sua esistenza, la luce che guida i momenti di crisi, come quelli felici.

L’ultima puntata di questo viaggio alla ricerca di radici e ricordi, il ponte tra passato e futuro dell’artista, termina con “Che vita meravigliosa”, colonna sonora del film “La Dea Fortuna”, sunto di un’esistenza vissuta fino in fondo senza risparmiarsi gioie e dolori, ma anche leitmotiv che riassume al meglio “Storie di un’altra estate” e l’anno appena trascorso da Diodato.

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Un anno funesto per gli accadimenti che hanno sconvolto l’esistenza di tutti, tanto quanto fortunato per il cantautore, e che lo hanno portato a vincere, oltre al Festival di Sanremo 2020, Premio Lunezia, David di Donatello, Nastro d’Argento, Ciak d’oro, Soundtrack Stars Awards e Best Italian Act degli MTV Europe Music Awards.

Un anno scandito dalla sua musica, che in questi mesi è stata conforto, compagnia e speranza, ma anche appassionato racconto contemporaneo di un momento irripetibile, faro che ci ha guidati verso un nuovo orizzonte.

Il suo viaggio attraverso i tanti volti di questa inedita Italia è diventato così metafora di un viaggio collettivo, dove passato e presente sono il trampolino di lancio per un avvenire migliore ed auspicio di rinascita sociale e culturale, magari ritornando a fruire di live coinvolgenti come quelli che ci ha regalato quest’anno Diodato, sicuri “che torneremo a guardare il cielo – alzeremo la testa dai cellulari” e “torneremo a parlare davvero – senza bisogno di una tastiera”.

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