La regina Elisabetta e la musica pop: business o passione?

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2026
Andy Warhol, Queen Elizabeth II of the United Kingdom, serie Reigning Queens, 1985.

Sta facendo il giro del mondo la notizia che vede la regina d’Inghilterra Elisabetta II come principale acquirente dei diritti d’autore di un nutritissimo catalogo composto da oltre 24 mila brani, in cui spiccano alcuni tra i successi planetari degli ultimi quarant’anni.

Così, viene spontaneo chiedersi se dietro quest’investimento ci sia il fiuto e l’arguzia di una navigata donna d’affari o il mecenatismo di una saggia sovrana.

In fondo, abbiamo sempre immaginato che dietro la compostezza e l’impeccabilità della regina si nascondesse un’anima rock, la dimostrazione sono le tantissime star della musica che hanno ricevuto nel corso degli anni il titolo di “MBE (Member of the British Empire – Membro dell’ordine dell’Impero Britannico)”.

Del resto, solo una regina illuminata e moderna poteva pensare di insignire i trasgressivi Beatles, che ricevettero il prestigioso titolo nel 1965, o il grande Mick Jagger, voce dei Rolling Stones, insignito nel 2003.

Esempi dei tanti titoli che nel corso del suo lunghissimo regno Elisabetta ha conferito a musicisti britannici per le loro doti artistiche.

Premiata, ad esempio, la voce graffiante di Rod Stewart, così come le doti del chitarrista e cantante dei Pink Floyd, David Gilmour; insigniti anche Bono Vox, Annie Lennox, l’intramontabile Sting e la divina Adele.

L’amore per la musica pop sicuramente è un’ottima motivazione per pensare di investire in royalty, attraverso il CCLA Investment Management (il Fondo di investimento della Chiesa anglicana), di fatto gestito dalla Corona britannica, soprattutto se il socio in affari è il fidato arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, anche se non crediamo che esista motivazione migliore delle centinaia di milioni di sterline che fruttano successi planetari e milioni di ascolti.

 

Tra i 24 mila brani, infatti, troviamo, ad esempio, “Umbrella” di Rihanna, “All I want for Christmas” di Mariah Carey, “Sweet dream” degli Eurythmics e tanti altri brani di altrettanti artisti di fama internazionale, come Bruce Springsteen, Bon Jovi, Justin Timberlake, Beyoncé, Guns N’Roses e persino il ribelle rapper Fifty Cent, a dimostrazione di quanto Elisabetta possa essere al passo con i tempi, nonostante non sia giovanissima e guidi i suoi sudditi da ben 68 anni.

Sebbene sembri che non gestirà direttamente i diritti d’autore dei brani acquistati, chissà che con i suoi suggerimenti, con la sua indiscutibile verve e la sua lungimiranza, la regina non riesca a dare nuova linfa al mondo della musica pop internazionale, fortemente penalizzato dalla grave crisi innescata dalle restrizioni per contenere la pandemia, e magari, come è già accaduto tante volte in passato, lanci un nuovo trend. In questo caso investire sulla musica non sarebbe soltanto redditizio, ma anche cool.

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