Watzlawick e la comunicazione: sono ancora validi gli assiomi nella società digitale?

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Watzlawick e la comunicazione: sono ancora validi gli assiomi nella società digitale?

L’uomo viene coinvolto nella comunicazione sin dal momento della nascita, acquisisce delle regole necessarie all’interazione, e, generalmente, è consapevole di ciò solo in minima parte. La necessità di studiare, e rendere una disciplina le analisi della comunicazione, si avverte fortemente con l’avvento della società di massa, e quindi dei mass media, ma si tratta di studi in costante divenire, perché il cambiamento della società si riflette nella comunicazione, che pervade il nostro vivere quotidiano, dalla comunicazione aziendale, a quella politica, istituzionale, interpersonale, sociale, e così via.

A proposito di comunicazione non si può non citare colui che, negli anni sessanta, realizzò una rivoluzione nelle teorie della comunicazione, Paul Watzlawick. Psicologo e filosofo, lo fece probabilmente inconsapevolmente, i suoi studi presso la Scuola di Palo Alto, California, erano infatti finalizzati allo studio delle patologie psichiche umane: lo studioso partì dall’assunto che il comportamento patologico non esista nell’individuo isolato bensì nelle interazioni, per cui studiando la comunicazione è possibile individuare e studiare le patologie dell’uomo, quali psicosi e nevrosi. Nel 1967, insieme ai colleghi Janet H. Beavin e Don D. Jackson, edita quello che viene considerato il libro mantra dello studioso di comunicazione, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi, nel quale vengono citati i 5 assiomi, imprescindibili per realizzare una comunicazione efficace, che sia alla base delle nostre relazioni.

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Non esistono fatti, ma solo interpretazioni. La nostra vita, la società e il nostro mondo è permeato dalla comunicazione. Conoscerla ci aiuta a comprenderla e ad essere più consapevoli.

Nell’attuale società, quella iperconnessa, dove in gran parte si parla online, è ancora più importante comprendere la comunicazione. La piazza reale è diventata virtuale: Marshall McLuhan, ha coniato negli anni sessanta il termine “Villaggio Globale”, ad indicare che con Internet si sono annullate le distanze temporali, fino a creare un piccolo villaggio ma con dimensioni globali.

Ma quali sono esattamente gli assiomi della comunicazione umana? Quanto sono funzionali nella comunicazione sul web?

  • È impossibile non comunicare, il primo, più semplicistico principio ci fa riflettere su un elemento al quale probabilmente non abbiamo mai prestato attenzione. Comunichiamo sempre, pur non volendo, pur pensando di non comunicare. Chiunque si trovi in una situazione sociale produce un flusso informativo, con qualsiasi comportamento, anche in modo inconscio, involontario, anche rimanendo in silenzio o restando con gli occhi chiusi. Tutto è comunicazione, e mai niente fu più vero considerando la nostra società: con la diffusione di Internet il mercato è diventato comunicazione, secondo The Cluetrain Manifesto, scritto da Rick Levin, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger, nel 1999, i mercati sono diventati delle conversazioni permesse da Internet, sono mercati virtuali, intelligenti e senza segreti;
  • La comunicazione ha un aspetto di contenuto e di relazione: dove il secondo classifica il primo. La comunicazione trasmette una notizia, ossia il contenuto, e un comando, come deve essere assunta la notizia, cioè il diverso modo di dire la stessa informazione, determinando così una diversa relazione. Questo può caratterizzare, secondo l’autore, degli scambi patologici, malati, che determinano litigi. Caratteristica ne è proprio la comunicazione online, dove sempre più, ahimè, assistiamo al fenomeno dei così detti “leoni da tastiera”, che offendono, denigrano, trasmettono un contenuto in modo errato, determinando relazioni online malate. Non solo però le offese, ci sono altri elementi comunicativi che infastidiscono, individuati in una ricerca inglese del 2013, citata presso il Coris (Dipartimento studi di comunicazione, La Sapienza, Roma): errori grammaticali, mancanza di aggiornamenti, eccessiva autopromozione, eccessiva pubblicazione di status update e cercare di essere divertenti a tutti i costi;
  • La comunicazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze: ossia dall’alternanza degli scambi comunicativi, ogni atto comunicativo può essere stimolo, risposta o rinforzo al precedente. L’alternanza del proprio turno comunicativo, seppur dipendente dal tipo di relazione tra i parlanti, è senza dubbio più spontanea in presenza, con maggiore frequenza e sovrapposizioni, mentre nella comunicazione digitale, nelle videochiamate (che tanto si sono diffuse in quest’ultimo periodo di pandemia), i turni devono essere ordinati, richiamati dai singoli interlocutori, rendendo i dialoghi più lunghi, quasi dei piccoli monologhi.
  • La comunicazione è di tipo digitale e analogico: nel primo caso si ha un linguaggio, sia verbale che scritto, definito da un sistema simbolico codificato (numeri, lettere, simboli…), con una sintassi logica complessa; nel secondo caso invece si intende una modalità di comunicazione non verbale, la comunicazione cinesica (il linguaggio del corpo, suddiviso in gesti, espressioni, sguardi). La comunicazione online ha realizzato un grande cambiamento nella tipologia digitale, pensiamo ai nuovi simboli, quali, ad esempio le Emoticon, ottenute con la combinazione di punteggiatura, che esprimono stati d’animo; le Emoji, dal giapponese pittogramma, considerate evoluzione delle emoticon, che arricchiscono le espressioni digitali; o ancora i Meme, comportamento replicabile trasmissibile nel web, generalmente a sfondo ironico, termine coniato nel 1976 dal biologo Richard Dawkins nel libro il Gene egoista, per indicare un’entità di informazioni replicabili, altro non è che la risemantizzazione di elementi analogici e digitali;
  • La comunicazione è complementare e simmetrica: nel primo caso si tratta di un’interazione tra interlocutori che non sono sullo stesso piano, per potere, autorità o ruolo comunicativo; nel secondo caso invece i soggetti si considerano allo stesso livello. Trasportando questo assioma nella nostra società, potremmo dire che la comunicazione complementare è quella realizzata dalle comunicazioni di massa, di tipo one-to-many, come nel caso della tv; la comunicazione su Internet potrebbe essere invece definita simmetrica, one-to-one, perché presuppone lo scambio informativo, l’ascolto, il confronto, tutti sono liberi di prendere parola ed esprimersi, realizzando l’assoluta democrazia del pensiero, ma che, se estremizzato, lasciatemi dire, produce una serie di “tuttologi” fuori luogo, perché come bene esprimono le parole di Paul Watzlawick, di qualsiasi tipo di comunicazione si tratti, “la credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà, è la più pericolosa delle illusioni”.

Bibliografia

  • Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi, Roma, Casa Editrice Astrolabio, 1967
  • Levine, C. Locke, D. Searls, D. Weinberger, a cura di Giulio Gaudiano, Le nuove tesi del Cluetrain Manifesto, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2015

 

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