E se per raggiungere i nostri obiettivi dovessimo riconoscere i “bias cognitivi” che ci condizionano e imparare a trovare nuovi finanziamenti attraverso il “crowdfunding”?

Il marketing spiegato con i film della commedia italiana degli anni ‘80 e ‘90.

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Nell'immagine una scena del film "Innamorato pazzo" - Smart Marketing

Vi ricordate il film “Innamorato pazzo”?

Nel film del 1981 del duo registico Castellano e Pipolo uno spumeggiante Adriano Celentano è Barnaba Cecchini, un autista dei bus dell’ATAC di Roma che un giorno fa salire sul suo pullman la bella principessa del regno di Saint Tulipe Cristina, una giovanissima e incantevole Ornella Muti.

Fra i due improbabili partner scatta subito la scintilla ed il film si dipana lungo tutto il suo sviluppo facendoci vedere tutti gli sforzi che farà Barnaba per conquistare la sua principessa e poterla sposare.

Il film è un remake del celebre film “Vacanze romane” del 1953, diretto da William Wyler  ed interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn.

Ma, per noi che ci occupiamo di marketing e comunicazione, questo film è interessante  per una serie di chicche, molto spesso ignorate, che possono spiegarci, divertendoci, alcuni aspetti del nostro lavoro.

Nell'immagine una scena del film "Innamorato pazzo" - Smart Marketing

Due di queste, in particolare, sono particolarmente feconde:
  1. La prima parla dei bias cognitivi della comunicazione e di quanto il pregiudizio, positivo o negativo, sul nostro interlocutore possa influenzare la nostra comprensione ed interpretazione del suo messaggio.
  2. La seconda è ancora più interessante perché credo, senza timore di smentita, che Castellano e Pipolo siano stati i primi in assoluto in Italia a parlare del “crowdfunding moderno”, inserendolo in una scena in questo film, ben 24 anni in anticipo rispetto alla prima piattaforma di crowdfunding, Produzioni dal Basso, che aprì nel nostro paese nel 2005.

Cominciamo dalla prima: vi ricordate la scena del film dove Barnaba Cecchini viene invitato al pranzo di gala organizzato nel palazzo dove risiede temporaneamente la famiglia reale di Saint Tulipe in visita in Italia?

Barnaba arriva con la sua uniforme da conducente di pullman e, complice l’esclusività di quel ricevimento, a cui si accede solo su invito, viene scambiato da tutti gli altri ospiti, capitani di industria, ambasciatori e politici, per un personaggio importante del settore trasporti.

A tavola, poi, ad un certo punto la discussione si sposta su tematiche economiche e politiche internazionali e, interrogato circa il suo parere, Barnaba fa un esempio, preso dal suo lavoro di autista di pullman, che però viene scambiato da tutti gli altri commensali per una “arguta” e “metaforica” analisi economica.

Qui i due registi, oltre che sceneggiatori, Castellano e Pipolo fanno un esplicito omaggio al film “Oltre il giardino” di Hal Ashby, con protagonista uno straordinario Peter Sellers che racconta l’ascesa di un giardiniere analfabeta ai massimi vertici del potere americano, film di cui ho parlato un po’ di tempo fa, che illustra magistralmente il potere dei nostri pregiudizi ed aspettative (bias cognitivi) nel  “condizionare” ed “influenzare” la comprensione di un messaggio, ma anche la nostra percezione della personalità del comunicatore.

Nella scena del pranzo di gala con Barnaba che parla di economia internazionale vediamo all’opera alcuni dei principali bias cognitivi: il Confirmation Bias (il bias cognitivo di conferma), il Bandwagon Bias (il bias cognitivo dell’effetto carrozzone), il Framing effect (quando il contesto/cornice influenza la decisione) e l’In-Group Bias (il bias cognitivi del gruppo e del senso di appartenenza).

Ma se adesso, dopo che ho stuzzicato la vostra curiosità, state cominciando a vedere il film “Innamorato pazzo” sotto un’altra ottica, aspettate di sentire la seconda chicca contenuta nel film, questa sì davvero inaspettata.

La scena in questione è quella dell’appello televisivo di Barnaba, che per sposare la principessa Cristina ed evitare che lei faccia un matrimonio di interesse ma senza amore deve trovare 50 miliardi di lire per salvare il regno di re Gustavo, il papà di Cristina.

Bene, nel film Barnaba, per risolvere il problema, decide di fare un appello televisivo e lanciare una vera e propria campagna di crowdfunding, chiedendo ai 5 milioni di cittadini romani di donare 10 mila lire ciascuno (più o meno 5 euro di oggi) per permettergli di coronare il suo sogno e agli stessi cittadini romani di “non farsi scappare” una principessa.

In questa scena ci sono molte delle principali regole base per un crowdfunding di successo: l’appello in prima persona, uno storytelling emozionale ed efficace per presentare il progetto (la storia di un bellissimo amore ostacolato dalla mancanza di soldi),  il basso investimento richiesto agli investitori (appena 10 mila lire), il vantaggio per il micro-finanziatore (non farsi scappare una principessa) e l’uso di un media per raggiungere un maggior numero di persone (in questo caso la TV).

Come ho già ribadito, i due registi Castellano e Pipolo ci mostrano, attraverso una scena chiave del film, un perfetto esempio di campagna di crowdfunding in un’opera del 1981, ben 24 anni prima che nel nostro Paese nascesse la prima piattaforma di crowdfunding, Produzioni dal Basso, nel 2005. Quando si dice la lungimiranza degli artisti!

Cosa altro dire di questo film, senza togliervi il gusto di andarlo a recuperare per vederlo o rivederlo con altri occhi?

Solo una cosa, ma non di marketing, ma di gossip, o forse di entrambi:  il film fu molto chiacchierato all’uscita, perché i soliti bene informati dicevano che sul set fra Adriano Celentano e Ornella Muti fosse scoppiata la fatidica scintilla e fosse cominciata una relazione clandestina, in quanto entrambi gli attori erano, all’epoca, già impegnati sentimentalmente.

Certo, a vederli sul set l’alchimia e l’intesa sono tangibili, e chissà che al successo del film, che fu campione di incassi di quella stagione cinematografica, non abbia contribuito anche la pruriginosa curiosità degli spettatori di cogliere segnali e sfumature, andando a vedere in massa la pellicola.

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E se invece anche questo presunto flirt fosse stato una trovata pubblicitaria per promuovere il film, una sorta di storytelling alternativo e sottotraccia che diventò “virale”, facendo incassare un sacco di soldi ai produttori?

Mi piace pensare, anche in assenza di prove certe, ma con molti indizi, che sia andata proprio così e che questo, come altri film della premiata ditta Castellano e Pipolo, rappresenti un bel compendio di marketing e comunicazione che andrebbe approfondito.

Io sto facendo la mia parte, attraverso questa nuova serie di articoli che ho chiamato “Il marketing spiegato con i film della commedia italiana degli anni ‘80 e ‘90”, e che mi sto divertendo un sacco a scrivere, spero che anche voi vi stiate divertendo a leggerli.

Se ve li siete persi, andate a recuperare i primi due dove ho parlato del bisogno di sincerità dei nostri contenuti e dell’importanza del reskilling.

 

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