Raffaello Castellano (544)
Nel mondo si sa che il grande mangia sempre il piccolo, o quantomeno lo spaventa e lo scaccia; succede in natura, succede nella geopolitica e ancor più spesso nel commercio e nell’economia. Ma alle volte può capitare il contrario: pensate al piccolo topolino che spaventa il grande elefante, pensate, che so, all’Afghanistan che costringe, dopo dieci anni di cruenta lotta (1979 – 1989), alla resa ed al ritiro la grande Armata Rossa Sovietica (all’epoca uno degli eserciti più poderosi e potenti al mondo) dal suo territorio. Succede, ed è questa una storia che vogliamo raccontarvi, che un piccolo commerciante costringa al ritiro una grande multinazionale.
Questa storia è ambientata ad Altamura, una cittadina nella provincia di Bari, in Puglia. E’ qui che nel 2001, in pieno centro, si impianta un grandissimo Fast Food McDonald’s; pochi mesi dopo il panettiere Luca Di Gesù, insieme al fratello, decide di aprire a pochi metri dal colosso statunitense una piccola focacceria, un gesto all’apparenza insensato, che qualunque esperto di marketing avrebbe considerato folle e destinato al fallimento. Ma qui la storia si fa interessante, in poco più di un anno il McDonald’s è costretto a chiudere per mancanza di clienti, tutti attratti dalla piccola focacceria dei fratelli Di Gesù. Questa storia viene raccontata per la prima volta dal giornalista ed animatore culturale Onofrio Pepe e fa velocemente il giro del mondo: ne parlano Panorama in Italia, Libération in Francia ed il The New York Times in America. Ma la storia fa davvero il giro del mondo quando il produttore pugliese Alessandro Contessa si interessa alla stessa, ed affida la regia di un docu-fiction al regista Nico Cirasola, che nel febbraio del 2008 termina le riprese di “Focaccia Blues”, che arriverà nelle sale un anno dopo.
Il film documentario, sospeso ed in bilico fra un road movie e l’inchiesta giornalistica, affronta la singolare storia del panettiere di Altamura attraverso le vicende grottesche e surreali di Dante, un piccolo fruttivendolo (interpretato da Dante Marmone) innamorato di Rosa, una carnale e sanguigna casalinga (interpretata da Tiziana Schiavarelli), che però si trova a competere con Manuel (l’attore Luca Cirasola) un ragazzone un po’ tamarro che arriva in paese a bordo di una fiammante e vistosa Corvette gialla. Evidente qui è l’analogia con il globalizzatore statunitense McDonald’s: la Corvette è infatti riconosciuta coma la Ferrari americana.
Nella docu-fiction, nella quale recita pure il giornalista Onofrio Pepe nel ruolo di se stesso (impegnato come ambasciatore del gusto in un viaggio a Cichago presso l’Univerisità dell’Hamburger di McDonald’s), si alternano le interviste dal vero ai cittadini di Altamura ed il triangolo amoroso fra Dante, Rosa e Manuel, con diversi sketch che vedono la partecipazione di quattro attori d’eccezione: Lino Banfi, Renzo Arbore, Michele Placido e Nichi Vendola. I primi due sono in una cucina mentre danno corpo al classico cliché dell’Italia dei 1000 campanili, contrapponendo la cucina foggiana a quella barese ed il lampascione al fungo cardoncello. Michele Placido interpreta il ruolo di un saggio proiezionista che sembra un omaggio, neanche tanto velato, all’Alfredo del film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Infine il governatore della regione Puglia, Nichi Vendola, interpreta il ruolo di un esercente di un piccolo cinema di provincia.
Il film, sulla scia delle pellicole precedenti del regista, ha un’impostazione un po’ naif e predilige le riprese in esterni, che sfruttano la magica luce del sud e che, attraverso l’uso di telecamere digitali in alta definizione ma attrezzate ottiche cinematografiche, regalano al film una resa cromatica calda e satura ed un’ambientazione, a tratti, quasi bucolica.
Focaccia blues ha il pregio di essere un vero e proprio spot promozionale di Altamura e della Puglia (e con questo ruolo ha girato i festival europei ed anche d’oltreoceano), e, benché sia estremamente sfaccettato ed anti-corale nell’intreccio dei tanti piani narrativi che propone (il viaggio del giornalista in America come ambasciatore del gusto pugliese, la storia d’amore fra Dante, Rosa e Manuel, le interviste ai veri abitanti di Altamura, gli sketch di Arbore, Banfi, Placido e Vendola), la forma e la sostanza della docu-fiction risultano genuine, autentiche e, stranamente, coerenti per gli spettatori.
Lo slogan del film, a nostro parere, viene pronunciato nelle ultime scene da una professoressa altamurana intervistata, che dice: “Questo è il grande tema culturale di oggi, il rispetto delle identità locali, nell’ambito delle grandi multinazionali, che oramai governano il mondo. Allora, noi siamo pienamente europei, siamo pienamente mondiali, siamo pienamente umani, se siamo altamurani, pugliesi, italiani.”
Come sapete, noi di Smart Marketing non recensiamo i film in base all’uscita o al successo al botteghino, ma in base al tema affrontato in ogni numero della nostra rivista. Il nostro scopo è accompagnare il lettore alla scoperta o ri-scoperta di una videoteca ideale sui temi del marketing, della comunicazione e dell’economia, consci del fatto che il cinema, almeno in Italia, non ha ancora espresso pienamente il suo potenziale come strumento formativo/didattico ad uso del manager e dell’imprenditore contemporaneo. Quindi film per scoprire, conoscere, sognare, certo, ma anche, perchè no, progettare e creare.
Buona visione.