Che tipo di lettori siamo diventati? A rivelarcelo uno studio sul mercato dell’editoria dell’AIE

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Nell'immagine una donna legge un libro vicino ad una finestra - Smart Marketing
Foto di Rahul Shah da Pexels.

È sentire comune che in Italia si pubblichino più libri di quanti effettivamente se ne leggano, per la serie: siamo un popolo di buonissimi scrittori ma di pessimi lettori.

È davvero così?

Per confutare o smentire questa teoria, bisogna necessariamente affidarsi ai dati forniti dall’AIE, l’Associazione Italiana degli Editori, che puntualmente pubblica un report approfondito sullo stato del mercato del libro in Italia.

Nel 2021, ci sono state 85551 nuove pubblicazioni, il 22,9 % in più rispetto al 2020, quindi effettivamente, a giudicare dai dati, siamo un popolo di scrittori, ma la novità del rapporto del 2021 è che pian piano stiamo diventando anche un popolo di lettori.

L’AIE pone infatti l’accento sul fatto che nel 2021 sono stati venduti libri per un valore di 1,701 miliardi di euro, il 16% in più rispetto al 2020; questo dato si riferisce al valore delle vendite di libri a stampa in librerie fisiche, online e grande distribuzione, mentre non tiene presente l’editoria scolastica.

Un dato che denota la ripresa ed il decollo dell’Editoria italiana, che resta la sesta editoria del mondo e la quarta in Europa, anche se a contribuire al florido mercato del libro italiano non sono solo i lettori interni ma anche le traduzioni e le esportazioni delle nostre letture.

Nell'immagine un uomo legge su di una sdraio in riva al mare al tramonto - Smart Marketing
Foto di EYÜP BELEN da Pexels.

Oltre al calo dei prezzi di copertina (-2,4% rispetto al 2020), determinante per la crescita del mercato interno dell’Editoria italiana è stata sicuramente la pandemia e la disponibilità di tempo libero da dedicare alla lettura; un piacere che spesso non viene condiviso, come il cinema o i concerti, e che si preferisce fare in solitudine e, mentre in quasi tutti i settori si registrano aumenti degli acquisti on-line e dematerializzazioni (come il fenomeno che sta investendo il settore musicale), registriamo un aumento degli acquisti di libri stampati ed una ripresa delle librerie fisiche, che tengono testa alla crescita costante delle vendite delle librerie on-line.

Il fenomeno appare ancora più evidente se si considera che nel 2021 calano del ben 5,6% le pubblicazioni di e-book e ne diminuiscono dell’11% gli acquisti, mentre crescono a dismisura, del 37% rispetto all’anno precedente, gli acquisti di audiolibri, perfettamente in linea con l’aumento generalizzato della fruizione dei podcast, quasi a rimarcare due tipi diversi di lettori: i nostalgici, affezionati alla carta ed al fascino che il libro materiale esercita, e gli innovativi, pronti a seguire le nuove tendenze tecnologiche.

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Tra il 2020 e il 2021, complici le varie restrizioni, abbiamo giocoforza acquistato più libri e acquisito un’abitudine alla lettura; certo i dati del 2022 sono in calo, ma sono ancora superiori a quelli non dopati pre-pandemia del 2019. Vogliamo pensare che questo sia un risultato tangibile del fatto che, probabilmente, questa pandemia qualcosa di positivo ce l’ha lasciata.

A trainare le vendite del 2021, la Narrativa straniera ed i libri dei bambini, mentre esplode in Italia la passione per il Fumetto, con un +134% rispetto al 2020, il riscatto di un genere spesso definito di serie B.

A conferma della ripresa del mercato, poi, sono anche i dati che riguardano gli Editori Indipendenti, che registrano un aumento delle copie vendute pari al 43%.

Ma il mercato in espansione denota anche l’aumento dei lettori?

Leggiamo davvero di più rispetto agli anni passati oppure siamo in più a leggere?

A giudicare dai dati frutto di uno studio del CEPELL, il Centro per il libro e la lettura in collaborazione con l’AIE, sono diminuiti gli Italiani che leggono, ma chi lo fa legge di più rispetto agli anni precedenti.

Nell'immagine una ragazzina legge in un giardino - Smart Marketing
Foto di Min An da Pexels.

Tra i lettori, la maggioranza assoluta ha letto da uno a tre libri (il 55%), il 23% ha letto da 6 a 4 libri, il 14% da 11 a 7 e il 9% più di 12 libri. I forti lettori (più di 12 libri), leggono mediamente 17 libri l’anno, 3 in più di quanti non ne leggessero nel 2020. Oltre a leggere, comprano anche più di prima: in media 12,3 libri, due e mezzo in più dell’anno precedente. Il risultato è un mercato sempre più concentrato: il 59% delle copie vendute sono acquistate dal 23% dei lettori (quelli che leggono più di 7 copie l’anno).

Lo studio in questione evidenzia anche una forte disparità tra posizione geografica, livello di reddito ed istruzione, che evidenzia come ad essere penalizzate siano le regioni del Sud: mentre al Nord i lettori dal 63% del 2019 passano al 59% nel 2021, ed al Centro, dal 61% del 2019 passano al 56% del 2021, al Sud si passa dal 41% del 2019 al 35% del 2021, aumentando un divario già accentuatissimo.

I lettori con basso titolo di studio oggi sono il 36%, in calo di 14 punti percentuali in due anni, mentre i lettori con la laurea sono l’84%, in calo di 7 punti.

Questa differenza dovrebbe farci riflettere sull’importanza di incentivare la lettura tra le fasce più basse di popolazione al fine di colmare un divario culturale diventato ormai troppo profondo e che rischia di incidere anche sull’economia delle regioni del Sud.

Chi non fruisce di beni culturali rischia di restare sempre più marginalizzato e non essere in grado di accrescere le proprie competenze trasversali utili anche nel mondo del lavoro, oltre che ad essere un cittadino più attento, più completo e più integrato; un bel grattacapo per un paese come l’Italia che, oltre ad essere una delle 7 potenze mondiali, deve una buona parte della sua economia proprio alla floridità del comparto turistico e culturale.

 

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