C’era una volta il posto fisso, (agognato, desiderato, bramato), e il lieto fine “vissero per sempre felici e contenti” (o almeno all’apparenza). Ora sarebbe più opportuno utilizzare l’espressione “C’eravamo tanto amati”.
Il lavoro stabile, che duri per l’intera vita lavorativa, non è più l’ambita meta: ciò che si desidera veramente è essere soddisfatti (Yolo economy: la nuova filosofia lavorativa dei millennials).
Il fenomeno è venuto alla luce con la pandemia Covid-19: la possibilità di lavorare anche da casa, la consapevolezza dell’aiuto delle tecnologie nel semplificare la vita, il fatto di avere un orario flessibile ed evitare l’usurante pendolarismo, sono solo alcuni degli elementi che hanno portato i dipendenti a rivedere le priorità lavorative.
I numeri dei lavoratori italiani
Secondo i dati dell’Osservatorio Inps, le dimissioni volontarie, nel 2021, sono aumentate di 1/3 rispetto all’anno precedente.
Un trend in crescita se consideriamo che solo nei primi 6 mesi del 2022, le cessazioni volontarie sono aumentate del 31,73% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il 46% dei dimissionari cerca dei benefici economici, il 35% un avanzamento della carriera, il 24% è alla ricerca di un benessere psico-fisico, il 18% vuole inseguire le proprie passioni, stessa percentuale anche per chi è motivato dalla necessità di flessibilità.
Una ricerca di Global Workforce of the Future di Adecco, sottolinea che 1/3 dei lavoratori intervistati ha dichiarato che cercherà di cambiare occupazione nei prossimi 12 mesi. Una propensione che sta creando un’ipotetica situazione di “quiet influencer”: 7 occupati su 10 ammettono che vedere i colleghi dimettersi, li spinge ad imitarli.
Cosa può fare il mondo del lavoro?
È chiaro che le Grandi Dimissioni hanno causato un cambiamento, che per il momento non accenna a placarsi. Il mondo del lavoro non è più lo stesso perché i lavoratori non sono più gli stessi.
Ignorare le loro richieste, e soprattutto i bisogni, potrebbe essere un suicidio per i datori di lavoro. Mettere la testa sotto la sabbia non aiuterà, l’offerta di lavoro deve necessariamente essere più attenta per non incappare in perdite economiche.
Secondo uno studio del Sole 24 Ore, nel mercato contemporaneo, le aziende dovrebbero essere in grado di attuare 4 trend principali:
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Dotarsi di servizi per il benessere psicologico. Le aziende “Well-being” (che supportano la sicurezza mentale dei dipendenti), sono le più ricercate, alle cui porte si presentano le risorse migliori
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Spostare il focus dal lavoro alla persona, fatta di emozioni e bisogni, anche sul lavoro
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Favorire il benessere sociale sul posto di lavoro attraverso la promozione delle relazioni sane
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Flessibilità dell’orario lavorativo, in modo da coniugare la vita privata con maggiore facilità e minore stress
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Leadership alleata nel favorire il benessere psicologico del lavoratore
Scopri il nuovo numero: “Le grandi dimissioni”
Il lavoro assorbe tanto di noi e allora perché non impiegare il proprio tempo, energie e capacità per un progetto personale? O per un’azienda che sentiamo più vicina sotto l’aspetto valoriale e che riconosce opportunamente quanto valiamo?
Non solo retribuzione: come motivare il nuovo lavoratore
“Le aziende devono rivedere le proprie priorità non affidandosi esclusivamente allo strumento degli aumenti salariali: l’incremento dello stipendio rimane senza dubbio un elemento trainante, ma va affiancato ad iniziative concrete per la tutela del benessere della persona” ha spiegato Andrea Malacrida, Country Manager di The Adecco Group Italia.
Anche il sondaggio di Oxford Economics conferma l’idea: il 49% degli intervistati si è dichiarato disponibile a lasciare il proprio lavoro attuale per una posizione meno retribuita ma in un’azienda con una migliore cultura organizzativa.
Creare benessere ed essere attenti alla salute, sia mentale che fisica, del dipendente, sono ingredienti fondamentali per un’azienda che vuole essere attrattiva.
Le ricerche sulla motivazione dei lavoratori non sono in realtà una recente novità, iniziano infatti già negli anni ’70.
Abraham Maslow, fu uno dei primi studiosi ad affermare che le nostre azioni sono motivate da determinati bisogni, elencati nella sua celeberrima piramide, applicata anche nel campo della psicologia del lavoro.
I bisogni di crescita personale, situati nella parte alta della piramide, dimostrano il desiderio di migliorare dell’individuo, anche e soprattutto, sul posto di lavoro.
Fanno eco al pensiero di Maslow, gli studi di Herzberg, convinto che, soddisfare i così detti “bisogni soddisfattivi”, porti il lavoratore ad essere proattivo nei confronti della propria mansione, responsabile ed autonomo.
Lo studioso individua 5 azioni idonei per motivare i collaboratori:
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Formazione continua sul posto di lavoro
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Promozione di creatività e innovazione
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Delegare maggiori responsabilità ai dipendenti
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Pianificare le priorità da portare a termine, in modo che ognuno sappia esattamente cosa fare
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Creare un clima orientato alla crescita
Garantire il lavoro ibrido o in remoto
Quello che in Italia è stato definito “smartworking”, è ormai considerato come un vero e proprio benefit dai lavoratori. Nonostante ciò, dal sondaggio condotto da Work Trend Index 2022, solo il 28% dei datori di lavoro sta effettivamente seguendo questo desiderio.
L’ufficio andrebbe infatti ripensato, da considerare piuttosto come un luogo di incontro e non di presenza obbligatoria. Il dipendente richiede flessibilità per organizzare autonomamente i propri compiti.
Il lavoro ibrido, che prevede alcuni giorni in sede e altri da casa, può rappresentare il giusto compromesso tra datori e dipendenti: questo permetterebbe al lavoratore di poter coniugare le mansioni lavorative con gli impegni familiari e le necessità dei figli, rendendo così più facile la gestione della propria vita (leggi anche Nomadismo digitale, le principali mete dove il lavoro si fa viaggiando).
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