All’età di 84 anni, scompare una delle personalità più influenti della cultura italiana del dopoguerra e dei tempi attuali, ovvero Maurizio Costanzo. Un vero e proprio monumento, entrato nell’immaginario comune, con le sue inchieste “scottanti”, con la sua popolarità, con la sua grande umanità e con il suo modo del tutto particolare di fare spettacolo e giornalismo.
Fin dalla tenera età, Costanzo nutre il sogno di diventare giornalista. Figlio di un impiegato al ministero dei Trasporti e di una casalinga, a 18 anni diventa cronista nel quotidiano romano Paese Sera per poi assumere l’incarico, a soli 22 anni, di caporedattore della redazione romana del settimanale Grazia. In quegli anni, come testimonia una foto che sta impazzando in rete, in questi giorni, diventa molto amico del grande Totò. Già dal 1959 e fino al 1967, anno della sua morte, Costanzo lo frequenta stabilmente dal punto di vista personale, riuscendo a strappare al Principe De Curtis, anche alcune gustosissime interviste. In quegli anni ’60, Costanzo capisce che la poliedricità, può essere non solo la cifra stilistica della sua carriera, ma anche il futuro del giornalismo e dello spettacolo. Lo troviamo quindi come autore radiofonico, come coautore del testo della canzone Se telefonando, scritto insieme con Ghigo De Chiara, con musica di Ennio Morricone e portata al successo da Mina, e come co-ideatore del personaggio di Fracchia, creato e portato al successo da Paolo Villaggio, attore da lui scoperto nel 1967 in un cabaret di Roma.
Negli anni ’70 all’infaticabile impegno come giornalista e autore radiofonico, affianca anche la televisione, diventando ideatore di programmi destinati a cambiare ed innovare il mezzo televisivo. Siamo proprio negli anni in cui, si “apre” alle televisioni private e il monopolio radio-televisivo della Rai, decade per legge. Essendo anche in anni di “liberalizzazioni”, appare chiaro quindi, che tale libertà creativa, porta a nuovi linguaggi e nuovi modi di esprimere il mezzo televisivo.
Il grande successo arriva nel 1976 con il talk-show Bontà loro. Seguiranno Acquario, Grand’Italia, Fascination e Buona Domenica. Nell’82 realizza il suo spettacolo televisivo più famoso, celebrato e longevo, il Maurizio Costanzo Show (40 anni di puntate e quasi 55.000 ospiti intervistati), salotto mediatico più importante e influente della televisione italiana dal quale muovono i primi passi tante celebrità: da Vittorio Sgarbi a Nik Novecento, da Valerio Mastandrea a Ricky Memphis. I baffi, l’abito scuro con panciotto e camicia azzurra senza cravatta, diventano il look rassicurante e immediatamente riconoscibile dal pubblico di tutte le età. Sempre perennemente dal Teatro Parioli di Roma, lì nel quartiere “nobile” della capitale, che diventa il vero e proprio “salotto” per eccellenza, del tubo catodico.
Non mancano neanche la passione e il lavoro per il teatro e per il cinema. Per quest’ultimo, ad esempio, partecipa come sceneggiatore, ad alcuni film d’autore entrati nella storia del cinema italiano. Lo si ricorda tra gli sceneggiatori di quattro film di Pupi Avati, Bordella (1976), La casa dalle finestre che ridono (1976), Tutti defunti… tranne i morti (1977), Zeder (1983) e uno diretto addirittura da Ettore Scola, che risponde al nome di Una giornata particolare (1977), con protagonisti la celebre coppia composta da Sophia Loren e Marcello Mastroianni. La sua grande passione per il cinema e per i suoi grandi protagonisti non si conclude certo qui, memorabile resta infatti lo “speciale” dal titolo In ordine alfabetico che lo stesso Costanzo, in coppia con Enrico Mentana, realizzò nel 1999 per Canale 5, unendo insieme, quelli che vennero definiti “I tre colonnelli” del nostro cinema, ovvero Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Monica Vitti. A seguire ne venne realizzato un remake, basato sulla televisione, dal titolo “I tre tenori”, con Mike Bongiorno, Raimondo Vianello e Corrado, omaggiando così i più grandi presentatori televisivi della televisione italiana, all’alba del nuovo millennio.
Certo, le passioni per l’arte, per il teatro, per il cinema, per la televisione, restano rilevanti nella carriera di Costanzo, ma nella sua vita ci furono anche momenti particolarmente avvolti dal mistero o terribili dal punto di vista sociale, tali da mettere a repentaglio la sua stessa vita. Fu, ad esempio, coinvolto nello scandalo della Loggia P2: il giornalista figura fra la lista degli iscritti. “Un errore, un grosso errore – lo ha definito anni dopo in un’intervista al Corriere della Sera – ma gli errori fanno bene e fanno crescere. Non credo a chi dice di non averne mai fatti, che fesseria. Però c’è anche chi, di grossi errori, ne fa due o tre. Io uno: e lo ammetto”. E poi ci fu la lotta alla mafia, acuita dalla sua grande amicizia con il giudice Giovanni Falcone, spesso ospite nelle sue trasmissioni. Costanzo è sempre stato in prima linea nella lotta alla mafia. In seguito all’omicidio di Libero Grassi, appena un mese dopo, realizza con Michele Santoro una maratona Rai-Fininvest contro la mafia. Memorabile la scena in cui Costanzo brucia in diretta una maglietta con scritto “Mafia made in Italy”.
Proprio questo suo impegno sembra essere la causa di un attentato: il 14 maggio 1993 una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo esplode a Roma in via Ruggero Fauro mentre transita un’auto con a bordo Costanzo e Maria De Filippi che restano incolumi. In seguito all’attentato, da cui fortunatamente sia Costanzo che la De Filippi ne uscirono indenni, il giornalista abbandonerà le inchieste di “mafia”, fermo restando però, la sua eterna e giusta lotta contro la mafia stessa e l’illegalità in generale. Ha fatto in tempo comunque, questo va detto, a vedere l’arresto del boss Matteo Messina Denaro, dopo trent’anni di latitanza, commentando la notizia così: “La dimostrazione che lo Stato ha vinto e soprattutto che non è colluso, ma ci tengo a ringraziare molto anche i carabinieri. Confesso che questa mattina quando ho appreso la notizia dell’arresto mi sono emozionato, io per fortuna sono qui e posso essere testimone di questa giornata storica, al tempo sono sfuggito al peggio per miracolo, lo sappiamo ma sono passati tanti anni e le cose sono cambiate, appartiene al passato”.
E poi c’è la vita privata: quattro mogli e tre figli, di cui uno adottivo. Nel 1963 sposa Lori Sammartini, di quattordici anni più grande di lui, ma dieci anni dopo è già al secondo matrimonio con la giornalista Flaminia Morandi e nello stesso anno nasce Camilla, seguita nel 1975 da Saverio. Quattordici anni più tardi sposa la conduttrice televisiva Marta Flavi e infine il 28 agosto 1995 si unisce in matrimonio con l’attuale moglie Maria De Filippi, conosciuta nel 1989 durante un convegno sulla pirateria cinematografica a Venezia. Nel 2002 la coppia prende in affido un bambino di 10 anni, Gabriele, poi definitivamente adottato nel 2004.
“Dicevo che volevo trovare la donna nella mano della quale morire e l’ho trovata”, aveva detto in una recente intervista, e così è stato, in una triste giornata di fine febbraio, curiosamente ed esattamente nel ventennale della scomparsa di Alberto Sordi, ovvero il 24 febbraio scorso.
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