Nel libro “L’Avvento della Meritocrazia” Michael Young ci spiega le sinistre derive di una società meritocratica perfetta

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.

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Nello slider la copertina del libro "L'Avvento della Meritocrazia" di Michael Young - Smart Marketing

Per il terzo anno consecutivo, anche nel 2023 voglio proporvi un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.

 

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.

Cosa succederebbe se una società riuscisse a raggiungere il sogno di una meritocrazia perfetta e universale?

Nel 1958 Michael Young, stimato sociologo ed economista inglese, provò ad immaginarlo e ci condusse in un viaggio allucinante verso il futuro con il suo libro “L’Avvento della Meritocrazia”. Quest’opera fu rivoluzionaria non solo per il suo contenuto, ma anche per aver coniato il termine “meritocrazia”. Oggi, mentre il mondo si interroga sulla crescente importanza del merito nella società, è fondamentale esaminare le prospettive sinistre offerte da Young nella sua distopia.

Young ci trasporta nel 2033, in una società dominata dalla meritocrazia, una forma di governo che si basa sul principio dell’uguaglianza delle opportunità e sull’intelligenza misurata scientificamente. Inizialmente, sembra un sistema ideale, un’utopia in cui l’ingegno e il talento vengono valorizzati al di sopra di tutto. Tuttavia, Young mette in guardia dal fatto che dietro questa parvenza di perfezione si cela una realtà ben diversa.

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Siamo in una fase di passaggio. Tutto ha preso un’enorme velocità. Ed il vecchio ed il nuovo mondo hanno difficoltà ad andare d’accordo. Da un lato viviamo realtà fatte di immobilismo sociale e più simili al secolo scorso, dall’altro le spinte delle nuove generazioni faticano ad essere pienamente riconosciute. Con il rischio reale di starci giocando le migliori energie.

In questa visione distopica, il concetto di meritocrazia ha creato una nuova classe dirigente, formata dalle élite più intelligenti e istruite. Ma, anziché promuovere una società più equa, ne ha prodotto una di caste, in cui la stragrande maggioranza della popolazione è umiliata in modo subdolo. L’autore sottolinea che la meritocrazia ha il potenziale per diventare un sistema oppressivo, in cui chi è “meno meritevole” è relegato a posizioni sociali di basso livello. Questo è il risultato perverso dell’eccessiva enfasi posta sul merito individuale.

La chiave per comprendere la critica di Young alla meritocrazia risiede nell’idea che il merito non può essere valutato in modo oggettivo e scientifico. L’intelligenza e la capacità non possono essere misurate con precisione, e il tentativo di farlo porta a ingiustizie sistemiche. In questa società, l’uguaglianza delle opportunità (tra l’altro presunta) non si traduce in uguaglianza di risultati. Invece, il divario tra le classi sociali si amplia ulteriormente, alimentando la disuguaglianza.

La visione di Young ci ricorda che la meritocrazia deve essere maneggiata con cura. Il suo libro ci mette in guardia dall’idealizzare il merito a scapito dell’equità. In una società vera e propria, il merito dovrebbe essere un criterio importante, ma non l’unico. Dovrebbe essere equilibrato da un impegno genuino per l’uguaglianza e la giustizia sociale.

L’Avvento della Meritocrazia

Autore: Michael Young

Editore: Edizioni di Comunità

Anno: febbraio 2023 (prima edizione italiana 1962)

Pagine: 231

Isbn: 9788898220175

Prezzo: € 15,00

Perché dovremmo leggere “L’Avvento della Meritocrazia” di Michael Young?

Il libro di Michael Young ci offre una prospettiva profonda e critica sulla meritocrazia, presentando una visione distopica di un futuro in cui il merito si trasforma in strumento di oppressione. Questo libro, scritto nel 1958, rimane una lettura rilevante e provocatoria soprattutto oggi, in un mondo in cui la meritocrazia è al centro di molte discussioni. Ci ricorda che il merito non deve mai sopraffare il nostro impegno per una società equa e giusta, e questa lezione rimarrà preziosa nel contesto dell’odierna riflessione sul merito e l’opportunità.

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