Con uno spot di Halloween ispirato a Shining, IKEA ci mostra perché è un brand iconico

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La Notte di Halloween, che ricorre come ogni anno proprio il 31 Ottobre, è diventata una delle tante “americanate” che il paese a stelle e strisce ha saputo trasformare in un prodotto culturale di globalizzazione di massa.

Festeggiata in sempre più paesi, è diventata l’ennesima occasione per aziende e brand di sperimentare campagne pubblicitarie sopra le righe e originali per vendere e promuovere prodotti ed offerte a tema.

IKEA, che in fatto di comunicazione pubblicitaria ha sempre fatto e continua a fare scuola, nel 2014 per promuovere le iniziative per la notte di Halloween del suo negozio di Singapore realizza un spot iconico che si ispira ad un grande film horror di Stanley Kubrick.

Il film è “Shining” del 1980, l’horror che insieme a “L’esorcista” del 1973 di William Friedkin è considerato il più spaventoso di sempre.

Lo spot di IKEA si apre come la celebre scena del piccolo Danny che percorre con il suo triciclo gli sterminati corridoi dell’Overlook Hotel, che in questo caso sono gli altrettanto immensi ambienti del negozio IKEA di Singapore. Le riprese sembrano, anche in questo caso, realizzate con l’ausilio della steadicam.

Seguendo il piccolo protagonista che scorrazza per il negozio troviamo tappeti, scheletri che mangiano ad un tavolo da pranzo, sentiamo perfino la musica come quella che sentiva Jack Torrance nel salone delle feste dell’hotel ed infine il piccolo protagonista si trova davanti anche le due gemelline, che però in questo caso sono i suoi genitori.

Inutile dire quanto sia gustoso e divertente questo spot, ancor più per chi, come me, è un inguaribile cinefilo oltre che esperto di marketing.

IKEA ancora una volta ci dimostra che è un brand iconico e POP non a caso, ma perché quasi sempre riesce ad intercettare quelle istanze sociali e culturali che si annidano nel profondo della società, interpretandole in campagne marketing di grande impatto che hanno fatto diventare questa azienda un perfetto esempio di quelle che Douglas B. Holt, nel suo celebre saggio “Cultural Branding”, ha chiamato “miti culturali”.

E voi conoscevate questo spot?

Fatemelo sapere nei commenti.

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