Più o meno due anni fa (fine novembre 2022) OpenAI ha lanciato ChatGPT, l’intelligenza artificiale generativa più conosciuta e, forse, anche la più usata.
Una vera e proprio rivoluzione.
Da subito c’è stato un grandissimo hype: tutti si sono messi a parlare di AI (anche quelli che si sono sempre occupati di tutt’altro). E questa attenzione, nel corso del tempo, non si è affatto ridotta. Anzi. Molte infatti sono state le manifestazioni di giubilo, espresse in larga parte sulla piazza di LinkedIn, di chi si affannava a decantarne le nuove opportunità (tante, non c’è che dire) e i possibili utilizzi. L’AI è stata spesso raccontata e rappresentata come la panacea di tutti i mali, salvo poi rendersi conto che l’intelligenza artificiale generativa resta pur sempre uno strumento che, seppur potente, tale rimane. È la persona, il pensiero, dietro la macchina a fare la differenza: la qualità dell’output generato dall’AI dipende dalla qualità dell’input che le diamo.
Ma tutti i cambiamenti portano in dote anche un certo grado di scetticismo, diffidenza e, a volte, vere e proprie paure. E quelli riguardanti l’intelligenza artificiale generativa non fanno eccezione. A distanza di un anno dalla sua comparsa pubblica, una ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano ha rilevato che il 73% degli intervistati ha timore riguardo gli impatti dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro e il 19% della popolazione è addirittura contrario al suo ingresso in ambito lavorativo.
Timori ovviamente rimasti inascoltati: il mondo del lavoro è già cambiato.
Così come non si può fermare l’acqua con le mani, non si può fermare il progresso solo rinnegandolo. Quello che si può fare, invece, è provare a conoscerlo, comprenderlo e cavalcarlo per quanto possibile. Ignorarlo, o fingere che non ci sia, non è un’opzione.
E la recente ricerca “Nuovi modi di lavorare: ruoli e competenze nell’era dell’IA Generativa” realizzata da Gi Group Holding, ODM Consulting e in collaborazione con Microsoft Italia, ne è assoluta conferma. Si legge: “il numero di annunci con menzione specifica all’IA Generativa nei primi 6 mesi del 2024 su LinkedIn aumenta di 2,5 volte rispetto al dato del 2023 (+246%), mentre quelli relativi all’IA aumentano solo di 1,5 volte (+150%)”.
Emerge quindi l’importanza di una formazione tecnica, ma non solo. Condivisione dei dati e spirito critico da parte delle persone, sono fondamentali.
Perché, come detto, l’AI generativa crea risposte. Ma la capacità di fare le domande giuste, e nelle giuste modalità, resta questione umana. Croce e delizia.