Quello che scrivo a fine novembre per il numero “Il Natale che verrà” è senza dubbio il mio editoriale più sentito, oltre che quello che attendo con maggiore trepidazione.
L’ho detto tante volte e non smetterò mai di ripeterlo: il Natale è per me la festa più autentica, la più attesa, l’unica che davvero conti qualcosa. E, attenzione, affermo tutto ciò pur essendo un convinto agnostico.
A dispetto di tutti i grinch che affollano la nostra vita, credo che la magia che avvolge questa festa annuale non abbia eguali. Sarà perché le nostre città si illuminano e si vestono a festa, perché le strade pullulano di profumi, colori e luci scintillanti. O forse perché, nonostante il caos dei parcheggi e le lunghe file nei negozi, fare compere per e con la famiglia ci fa tornare un po’ bambini. Il Natale è davvero la Festa delle feste.
Certo, negli ultimi anni il Natale è stato oggetto di molte critiche. C’è chi lo accusa di essere diventato una festa puramente commerciale, chi lamenta la perdita del suo significato religioso e liturgico, e chi lo considera ormai un simbolo del capitalismo più sfrenato, complice l’avvento degli e-commerce. Altri ancora puntano il dito contro l’aumento del consumo energetico o la produzione di rifiuti plastici e cartacei.
Eppure, passeggiando per le strade della mia città, Taranto – non New York, Londra o Roma, per intenderci – non posso fare a meno di constatare che la mia Taranto, addobbata e illuminata, mi sembra più bella che mai. Saranno le mille luci, la musica natalizia diffusa per le vie, o i commessi nei negozi più gentili del solito, ma l’atmosfera è unica.
L’età, forse, mi ha reso più sentimentale, ma sfido chiunque a rimanere indifferente a questo periodo.
Quanti di noi si rivedono negli occhi e nei gesti dei bambini, veri protagonisti di questa festa? Quanti non si emozionano scambiando un regalo con una persona speciale? E chi non si diverte a quelle cene con amici e parenti in cui si mangia troppo e si gioca a tombola o a carte, giurando ogni anno di non volerlo più fare?
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Natale, si sa, è il periodo più commerciale dell’anno. In questo particolare momento dell’anno le aziende, a partire già con il Black Friday, scaldano i motori e alimentano campagne di marketing per cercare di accaparrarsi attenzione e portafogli dei consumatori.
A Natale tutti torniamo un po’ bambini, e meno male!
In un mondo sempre più preda del cinismo, della paura e dell’odio, riscoprire il significato del Natale – che etimologicamente significa “nascere” – mi sembra un proposito meraviglioso, sia che siate religiosi, dubbiosi o laici. Il Natale arriva ogni anno per ricordarci chi eravamo: bambini pieni di speranza e gioia, pronti ad alzarci al mattino per segnare il calendario dell’Avvento, preparare dolci tipici, scegliere i regali e scambiarci pacchi pieni di amore e fantasia.
Anche a Natale, come in tante cose importanti della vita, vale il principio di Marcel Proust che, in “Alla ricerca del tempo perduto”, scrive: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Ecco, il mio augurio per questo Natale 2024 è che ciascuno di noi guardi la sua città, questo periodo, gli altri e perfino se stesso con nuovi occhi.