Il declino della conoscenza: dal “brain rot” con i social, alla difficoltà di apprendimento scolastico, passando per l’analfabetismo funzionale.

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Il declino della conoscenza: dal “brain rot” con i social, alla difficoltà di apprendimento scolastico, passando per l’analfabetismo funzionale.

Le parole sono importanti, diceva il saggio.

Ecco perché la scelta dell’Oxford Dictionary di nominare “brain rot” (“putrefazione cerebrale”) parola dell’anno 2024 assume un carattere interessante. In sintesi, questo termine descrive una condizione di sovraccarico cognitivo, legata all’eccessiva fruizione di contenuti social e digitali superficiali. 

Anche se questa notizia ha generato un’ampia discussione, essendo stata ripresa un po’ da tutti i media (social compresi), non sono affatto sorpreso che proprio “brain rot” (“putrefazione cerebrale”) sia stata la parola più votata. D’altronde è da un po’ che gli effetti di un consumo eccessivo di contenuti social sono sotto gli occhi di tutti. Solo che, impegnati come siamo a scrollare, non ce ne siamo accorti. E oggi manifestiamo stupore. Sino al prossimo scrolling.

E andando avanti con gli scroll, appunto, non è che saltano fuori notizie molto più incoraggianti. Due infatti sono i recenti rapporti che fotografano lo stato della conoscenza, in questo caso, specificatamente in Italia.

Il primo è il Rapporto Censis 2024, che è un grido d’allarme sull’insufficienza dei livelli di apprendimento tra gli studenti italiani. Si legge: “[…] La mancanza di conoscenze di base rende i cittadini più disorientati e vulnerabili. Per quanto riguarda il sistema scolastico, non raggiungono i traguardi di apprendimento in italiano: il 24,5% degli alunni al termine delle primarie, il 39,9% al termine delle medie, il 43,5% al termine delle superiori (negli istituti professionali il dato sale vertiginosamente all’80,0%). In matematica: il 31,8% alle primarie, il 44,0% alle medie e il 47,5% alle superiori (il picco si registra ancora negli istituti professionali, con l’81,0%)”.

Il secondo è il rapporto OCSE che sottolinea un altro tema: l’analfabetismo funzionale. Si legge: “[…] In literacy, il 35% degli adulti (media OCSE: 26%) ha ottenuto un punteggio pari o inferiore al livello 1, il che significa che hanno una ridotta competenza in literacy. Per intenderci: “Gli adulti che si posizionano al livello 1 sono in grado di comprendere testi brevi ed elenchi organizzati, quando le informazioni sono indicate chiaramente, e possono individuare informazioni specifiche e identificare collegamenti rilevanti all’interno di un testo. Le persone che non hanno raggiunto il livello 1 sono in grado di comprendere, al massimo, frasi brevi e semplici”.

In fila abbiamo: un deterioramento cognitivo (brain rot), un sistema scolastico scricchiolante e una profonda incapacità di processare testi e informazioni.

Sovraccarico informativo, fake news, multitasking, disinteresse verso l’approfondimento, che a volte si trasforma in vera e propria repulsione. Varie sono le cause di questa situazione.

E’ ora di iniziare a proteggersi. Di andare in fondo. Di lasciare sedimentare le informazioni. Per creare consapevolezza. Avendo ben presente che, partendo da questa situazione, anche l’intelligenza artificiale può fare ben poco, in quanto resta questione umana.

Scrolling permettendo.

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