Il suo obiettivo: Diffondere la cucina italiana nel mondo. Il suo nome: Eataly.

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Simona De Bartolomeo (108)

 

 

 

 

“La vita è troppo breve per mangiare e bere male”, questa la massima che riassume la filosofia di Eataly e del suo fondatore Oscar Farinetti. Ma cos’è Eataly? C’è qualcuno che ancora non lo sa?

eataly (1)Eataly è una catena di punti vendita dedicati al settore alimentare italiano di alta qualità e lo si può intuire dal nome, che è la crasi delle parole “EAT”, mangiare (in inglese) e “ITALY”.

Il marchio nasce nel 2004 in Piemonte, dall’unione di piccole aziende del comparto enogastronomico e dalla mente del fondatore e presidente Oscar Farinetti, figlio di Paolo Farinetti, fondatore di UniEuro. Lo spirito innovativo di Farinetti comincia presto a farsi sentire, se pensiamo che dal 1978, ha contribuito a trasformare quello che era il supermercato del padre, nel primo gruppo italiano di elettrodomestici.ECONOMIX

Ma torniamo ad Eataly. L’azienda si sviluppa con l’obiettivo di portare sulla tavola (di tutti e in tutto il mondo) i migliori prodotti enogastronomici della tradizione italiana a prezzi ragionevoli (non troppo), grazie al rapporto diretto tra produttore e distributore.

Se Eataly fosse stato solo un market dove trovare buon cibo italiano, non avrebbe avuto il successo planetario che oggi ha raggiunto con i suoi 29 negozi, con sedi anche negli Emirati Arabi, in Giappone e negli Stati Uniti. E se fossero pochi, ci sono anche i ristoranti a bordo di due navi MSC Crociere e lo store on-line.

eataly (2)I valori di sostenibilità, responsabilità e condivisione che questa azienda desidera trasmettere, sono veicolati da una forte comunicazione aziendale, basata su molteplici strumenti, dalla pubblicità agli eventi, dai corsi alle relazioni pubbliche. Strategie di marketing che, nel 2012, hanno fatto guadagnare ad Eataly, il premio per la “Miglior comunicazione aziendale”. Entrando in uno store, infatti, non si può non essere bombardati da numerosi messaggi dedicati al mangiar sano ed italiano: massime filosofiche sui muri, slogan sulle magliette dei dipendenti, cartelloni che narrano la nascita di un alimento, manifesti stile elettorale dedicati alla politica aziendale, tutto pronto a “raccontare” quanto sia importante diffondere e mantenere viva la tradizione culinaria italiana nel mondo e quanto sia necessario, (ora più che mai) per una ripresa economica, tenere alta l’eccellenza e la qualità del cibo made in Italy.Eataly-Milan

Farinetti ha creato il suo impero sfoderando tutte le sue conoscenze di imprenditore di successo e lo si vede da tutti gli elementi presenti nei suoi negozi. Il momento dell’acquisto non è limitato alla semplice scelta di un prodotto, ma è una vera e propria “esperienza” emozionale. L’ambientazione riproduce quella del mercato ortofrutticolo, con l’aggiunta di aree ristoro, aule e cucine per i corsi formativi, spazi per gli eventi, zone dedicate ai libri, ai prodotti per l’igiene personale e agli accessori da cucina. L’intento, quindi, non è solo vendere, ma anche emozionare ed educare il consumatore (senza nessun target di riferimento limitativo), fornendogli gli strumenti necessari per ampliare la sua conoscenza dell’enogastronomia italiana.

Punti di forza, questi, che stanno regalando all’azienda numerose soddisfazioni, tra cui, nel 2011, il primo premio nella sezione “Retail Innovation Award” ad Eataly New York, come punto vendita più innovativo, grazie alla proposta di un nuovo modello di commercio nel settore alimentare; e nel 2014 il premio Netcomm come “Miglior sito alimentare retail del 2014”.eataly

Con tutti questi presupposti Eataly non poteva mancare all’evento mondiale dedicato all’alimentazione, l’EXPO 2015, che in questi giorni è in corso a Milano. La spazio di Eataly è dedicato alla biodiversità italiana, legata al mare che circonda la nostra penisola e ai venti caratteristici dei paesaggi collinari, di mare e di montagna. All’interno dell’EXPO l’azienda occupa un suolo di ottomila metri quadri, con venti ristoranti regionali, dove ogni mese si avvicenderanno diversi ristoratori, per soddisfare le esigenze dei numerosissimi visitatori, italiani e stranieri.

In questo scenario di collaborazione e armonia, però, non sono mancate le polemiche.

eataly-farinetti-copertinaPare che Eataly si sia aggiudicato il monopolio della ristorazione all’interno dell’Expo, senza nessuna gara d’appalto. Farinetti si difende spiegando che ”l’unicità tecnica di Eataly”, la sua fama e la sua autorevolezza sono stati i motivi che hanno reso superfluo effettuare una gara d’appalto. I ristoratori (già in crisi) non sono certamente felici di questa decisione, ma l’imprenditore piemontese sottolinea che del 95% del fatturato che spetta all’azienda (solo il 5% all’Expo), il 70% è destinato ai cento ristoratori coinvolti in tutto il periodo dell’evento milanese.

Inoltre, Farinetti aggiunge che nessuno sarà obbligato a mangiare da Eataly, perché ci saranno altri punti ristoro e che andrà bene se l’azienda non ci rimetterà denaro, viste le spese da sostenere. Resterebbe da sapere con quali criteri siano state decise le percentuali di divisione del fatturato e come siano stati scelti i ristoranti da ospitare.eataly-dubai-mall

L’Expo di Milano è sicuramente un’occasione preziosa per l’economia del nostro Paese e quello che gli italiani si augurano è che, al di là di tutte le polemiche, questo evento possa rappresentare un momento di condivisione e diffusione dell’eccellenza italiana, una rinascita per il made in Italy, che tanto ci ha resi degni di stima a livello mondiale.

L’obiettivo è che accada tutto questo, che il merito sia di Eataly o di altre realtà imprenditoriali.

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