Editoriale Febbraio 2016 – Raffaello Castellano

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Raffaello Castellano (533)

 

 

 

 

Raffaello CastellanoQuest’inizio 2016 verrà ricordato per la lunga serie di decessi che hanno interessato il mondo dell’arte e della cultura. Sono scomparsi musicisti e cantanti come David Bowie, Pierre Boulez, Glen Frey, Paul Kantner, Maurice White e Black (al secolo Colin Veamcombe), registi come Ettore Scola, Franco Citti, Jacques Rivette, imprenditori illuminati come Artur Fischer e Renato Bialetti, scrittori e poeti come Harper Lee e Carolyn D. Wright, storici come Gianni Rondolino e Girolamo Arnaldi.
Ma la scomparsa, il 19 febbraio scorso, di Umberto Eco è stata quella che, insieme a quella di David Bowie, più mi ha colpito.
Umberto Eco era l’intellettuale italiano più influente all’estero, semiologo, professore universitario, medievalista, esperto di comunicazione, di media e tecnologia, romanziere di successo, bibliofilo instancabile, ma soprattutto è stato capace come pochi altri, specialmente in Italia, di coniugare cultura alta, quasi elitaria, con cultura mainstream, filosofia con fumetto, semiologia con cinema, racconto storico con letteratura di genere.umberto-eco
Accademico immenso e professore amatissimo, Umberto Eco riceve e colleziona durate la sua carriera ben 37 lauree honoris causa, eppure, nonostante questo impressionante know-how, seppe, come pochi altri, particolarmente in Italia, essere divulgatore, fu capace di parlare alle masse, prima ancora che nei salotti di intellettuali, rivolgersi ad un “pubblico”, variegato e dai gusti semplici, prima che ad una platea di studenti informati e desiderosi o meno di imparare; fu, insomma, più maestro che professore. Mi pare che questa sia stata, fra tutte le innumerevoli altre, la sua caratteristica più importante, quella che, a mio modesto modo di vedere, mancherà di più in questa Italia, piena, fino allo sfinimento, di professori, più o meno preparati, competenti o auto referenziati, e povera, anzi poverissima, di “Maestri”.
Tunisian migrants wait for the arrival oEppure, nonostante questo inizio anno sia stato così funesto per tantissimi artisti, le notizie che continuano a tenere banco sono, ahimè, sempre le stesse del 2015, prima fra tutte l’emergenza migrazione che, bisogna dirlo, dopo essere stata trascurata ed ignorata dalla Comunità Europea, adesso che i numeri sono davvero preoccupanti, spaventa i singoli stati che faticano a trovare politiche comuni e “comunitarie” per risolvere o, quantomeno, arginare il problema. Questo sul piano internazionale, ma, venendo allo specifico del nostro Paese, altre due “questioni” hanno riempito i palinsesti dei talk politici e le prime pagine dei giornali: mi sto riferendo alle unioni civili collegate al decreto Cirinà ed al caso delle Bad Bank, che ha interessato importanti istituti di credito del nostro Paese.
piazzata d'amore-2Il problema delle unioni civili è stato affrontato soprattutto nei suoi aspetti “comunicativi” dall’ottimo intervento del nostro direttore editoriale Ivan Zorico, al quale vi rimando; personalmente, senza voler entrare nella discussione politica sulle unioni civili, voglio solo riportare il fatto che l’Italia è uno degli ultimi paesi europei a non aver ancora una legge che regolamenti le unioni di persone dello stesso sesso. Questo credo sia un ritardo ingiustificabile, che la dice lunga su chi siamo e su quanta apertura mentale disponiamo come Italiani.
Per quanto concerne le bad bank, oltre alle faccende legali, che verranno affrontate dalla magistratura, ed a quelle politiche, che verranno altresì ignorate dal nostro governo, mi preme sottolineare solo che questo scandalo, neanche troppo circoscritto, incrinerà profondamente la fiducia degli Italiani, popolo di grandissimi risparmiatori, nei confronti delle banche, causando problemi futuri che adesso non possiamo ancora né quantificare, né immaginare.
Cosa ci rimane allora?
Come possiamo cercare di prevedere qualche scenario futuro, per non venire colti di sorpresa?
Chi ci potrà aiutare?
Noi di Smart Marketing crediamo che un qualche aiuto possa venirci dall’arte: anche questo numero è infatti impreziosito dalla copertina di un artista. Questa volta è la brindisina Semira Forte, la cui ricerca è da anni concentrata sull’uso di diapositive fotografiche “preparate” che l’artista compone in light box dal forte impatto scenografico, che paiono come una sorta di proto-film, reperti archeologici, quasi carotaggi che mostrano ad un occhio attento la storia evolutiva di una società che, in questo caso, è la nostra.
La Copertina d'Artista di febbraio, realizzata da Semira Forte.
La Copertina d’Artista di febbraio, realizzata da Semira Forte.
Quindi, spingendoci ancora più in là con le metafore cinematografiche, cosa dobbiamo concludere vedendo questo primo tempo del film che l’Europa e l’Italia stanno proiettando su tutti gli schermi?
Dovremmo approfittare dell’intervallo del primo tempo per scappare via?
Andare a litigare al botteghino per farci restituire i soldi del biglietto?
Addormentarci in sala per il resto della proiezione, approfittando delle tenebre e della comodità delle poltrone?
Io credo che la risposta non sia fra queste tre che ho elencato, giacché ho trascurato un fattore importante: noi non siamo solo spettatori e pubblico di questo film, noi siamo anche gli attori e gli interpreti, e se anche il regista ed il produttore sono altre persone, non scordiamoci che il cinema è un’arte collettiva e che senza un cast di attori, comparse, maestranze e tecnici, anche se la produzione ha a disposizione grandi risorse, grandi registi e geniali direttori della fotografia il film semplicemente non si può fare.
Allora forse la soluzione a gran parte dei nostri problemi potrebbe essere quello di interpretare il nostro “ruolo”, grande o piccolo che sia, con tutta la professionalità, l’impegno e l’entusiasmo di cui siamo capaci, perché, come ricorda una massima del cinema (che si può adattare anche alla vita): “Non esistono piccoli ruoli, solo piccoli attori”.

Raffaello Castellano

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