Lo Specchietto Retrovisore – 25/09/2016

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Christian Zorico (162)

 

 

Lo Specchietto RetrovisoreLa settimana delle banche centrali si è conclusa proprio come il mercato non solo prevedeva, ma probabilmente auspicava. La prima lettura suggerisce un pieno sostegno all’economia, con la FED che, pur continuando a sostenere il miglioramento in atto, preferisce rimandare il rialzo a dicembre. Contestualmente riduce a soli 2 gli interventi previsti per il prossimo anno, rispetto ad almeno i 3 che emergevano dal precedente statement. Anche una seconda lettura pertanto ci fa comprendere quanto la Yellen sia stata accomodante.

Solo poche ore prima la BOJ, nella giornata di mercoledì, ha fatto un tentativo maldestro di irripidire la curva governativa, difatto ancorando il rendimento del decennale sugli attuali livelli, intorno allo zero. Non ha abbassato ulteriormente i tassi negativi applicati agli istituti finanziari che depositano presso la BOJ e che sono rimasti fissati allo -0.1%. Lo steepening di soli 4 bps sulla long end è durato davvero pochissimo.

L’intervento della FED ha poi cementato la corsa verso i rendimenti offerti dalle scadenze più lunghe, generando un bel reverse trade rispetto a quanto visto nella prima decade di settembre. Una ricerca di rendimenti dettata dalla presa di coscienza che la FED non solo non è stata capace di incidere con il suo peso sul mercato, ma ha anche abbassato le stime per il futuro. Se vogliamo trovare vinti e vincitori da questa tornata di banche centrali, è evidente di come siano proprio gli asset dei paesi emergenti a beneficiarne, soprattutto le valute locali. Un dollaro così debole strutturalmente, per il volere della Federal Reserve, aiuta il mondo delle commodities, rappresenta difatto una panacea per le valute emergenti, che vedono il loro cross rafforzarsi. Su tutti il perdente è lo YEN, e in seconda istanza la BOJ, che probabilmente sperava in un atteggiamento più aggressivo da parte della Yellen. Infatti Kuroda, pur promuovendo qualcosa di non convenzionale, ovvero il controllo della curva governativa, si è ritrovato a fronteggiare una moneta che è uscita da questa situazione ancora più forte, con le ripercussioni negative che tutto questo può avere sulla bilancia commerciale.Inv69

E’ chiaro che i mercati festeggino la mano amica offerta dalle BC (in Giappone la base monetaria è prevista in crescita nei prossimi 12 mesi fino al 100% del proprio prodotto interno lordo, rispetto all’80% dei valori attuali, e per contro l’area Euro e US sono ferme al 20%). E’ altrettanto chiaro, però, che una parte del mercato non crede poi così fortemente all’efficacia di tali interventi. La forza dello Yen, in fin dei conti, non è ascrivibile soltanto al ritardo della FED nel rialzare; molto più probabilmente la voglia di safe haven porta gli investitori a comprare la valuta nipponica anche a questi livelli, nonostante il tentativo disperato da parte della BOJ di invertire il corso degli eventi. Inoltre, se dopo un anno di politiche straordinarie il USDJPY staziona in area 100, questo potrebbe essere la prova provata di come il mercato stia bocciando la politica monetaria ultra espansiva.

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