Una coppia di turisti, ma meglio sarebbe dire escursionisti, vestiti ed equipaggiati di tutto punto, sono tutti concentrati a consultare quella che ad un’occhiata distratta potrebbe sembrare una mappa, ma che, osservata meglio, rivela essere uno stivale. L’artista di questo mese, al secolo Marco Carrieri (classe 1995), gioca con l’arte e lo spettatore proponendoci una ironica lettura del turista/viaggiatore moderno.
I suoi turisti sono raffigurati senza volto, quindi potrebbero essere di qualunque nazionalità (anche se l’artista, a tal proposito, ci fornisce alcuni dettagli rilevatori), potrebbero essere chiunque, potremmo essere perfino noi.
Lo stivale, allora, pare essere un indizio rilevatore della cittadinanza di questa coppia di turisti, ed a ben vedere anche i colori indossati dagli stessi vanno in questa direzione: lo stivale usato come mappa è la metafora del nostro Paese: l’Italia. Ed allora il verde e rosso degli zaini ed il bianco e l’azzurro che si alternano sui vestiti di questa anonima coppia ci fanno capire che siamo di fronte a due turisti italiani.
Ma allora, spingendo più in là questa metafora, potremmo pensare che questi due turisti, attraverso lo stivale e gli zaini, ci stanno dicendo che noi Italiani abbiamo e ci portiamo dietro sempre il nostro “bagaglio culturale”.
Quel bagaglio culturale fatto di arte, cultura, paesaggio, natura che tutto il mondo ci invidia e che fece sì che fra il ‘600 e l’’800 si sviluppasse quella voglia di viaggio di piacere e culturale, che prese il nome di Gran Tour e che è considerato l’antesignano del turismo come lo intendiamo oggi.
Il Gran Tour era un viaggio di formazione cui nessun rampollo dell’alta società europea del passato poteva rinunciare, il viaggio alla scoperta dell’Italia era considerato necessario sia per completare gli studi accademici, sia come esperienza propedeutica alla futura attività lavorativa.
Ed oggi?
L’umanità è in viaggio! Mai come ora milioni di persone si spostano lungo le principali direttrici mondiali. Ma la natura di questi viaggi, come pure le mete, sono profondamente cambiati.
C’è chi si muove, e sono la maggior parte, per sfuggire ad una guerra e per trovare condizioni di vita più favorevoli, come i milioni di profughi ed immigrati che scappano dall’Africa e da alcuni Paesi del Medioriente. Ma pure chi viaggia per questioni di studio ed opportunità professionali è in perenne movimento, anche se l’Italia, purtroppo, non è più fra le mete di questi viaggi, anzi, sono moltissimi i giovani italiani che dopo essersi laureati nel nostro Paese si spostano all’estero per perfezionarsi e lavorare. L’Italia ha mantenuto il solo privilegio di essere rimasta una delle più gettonate mete turistiche mondiali, ma questo è imputabile più all’amore degli stranieri per il nostro Paese, che a quello degli stessi Italiani.
Credo che i due viaggiatori raffigurati da Marco Carrieri, in un certo qual modo rappresentino pure quell’umanità in viaggio e quella società liquida di cui parlava nei suoi libri il compianto Zygmunt Bauman, anche se il filosofo polacco pensava più ai migranti che ai turisti, quando ci diede una delle più pregnanti e feconde definizioni di frontiere: “Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell’arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità”.
Ed allora, come dobbiamo concludere?
Sono convinto che i turisti anonimi del Carrieri, siano un monito a tutti noi Italiani, anche se giocato con lievità ed ironia; l’artista ci dice che forse dovremmo diventare nuovamente turisti e viaggiatori del nostro Paese, perché volenti o nolenti, tutti noi ci portiamo dietro un “bagaglio” fatto di storia, cultura ed arte del quale dobbiamo diventare nuovamente consapevoli, orgogliosi e promotori. Perché le frontiere di cui parlava Bauman, non sono solo da nazione a nazione, fra uno stato e l’altro, le frontiere sono fra regione e regione, fra quartiere e quartiere, fra persone e persone, le frontiere abitano pure la nostra casa, siedono al nostro tavolo e spesso dividono il letto con noi.
Nato a Martina Franca nel 1995, Marco Carrieri, dopo il diploma al Liceo Artistico “Calò”, si trasferisce a Bari dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Dal 2016 è inserito nel campo artistico – concettuale partecipando con opere pittoriche a diversi concorsi ed esposizioni e sperimentando varie tecniche e materiali.
Mostre collettive:
2017
Finalista nella categoria pittura del concorso “NOCIVELLI”, esposizione presso la Chiesa della Disciplina di Verolanuova (Brescia);
49° edizione del Premio “PENDIO”, Corato (BA);
“Futuro prossimo volume II”, Atelier Photographérie, Bari;
“Festival dell’immagine”, Martina Franca (TA);
2016
“La pittura ovunque”, esposizione presso l’Accademia di Belle Arti di Mola di Bari, in occasione dell’open-day, Mola di Bari (BA).