Primo film rilevante della nuova stagione cinematografica italiana “Chi m’ha visto”, l’opera prima di Alessandro Pondi racconta di come, al giorno d’oggi, la notorietà conti più del talento, in questa società anestetizzata da programmi televisivi in cerca di un facile scoop.
Il film ha tre grandi protagonisti e su di loro si poggia, per ovviare ad alcune lacune in fase di sceneggiatura, che però vengono ben camuffate da Beppe Fiorello, Pierfrancesco Favino e dal paesaggio mozzafiato della Murgia tarantina della cittadina di Ginosa. A fare faville è però l’inedito duo composto da Fiorello e Favino, il primo lavora in levare, nei panni di Martino, malinconico musicista dal talento sopraffino che vorrebbe emergere e si inventa la sua scomparsa per salire alla ribalta, aiutato dall’amico Peppino, che a differenza sua è portatore sano di tutti gli istinti primordiali dell’uomo: cibo, sesso, danaro. Peppino è uno strepitoso Favino, vera anima comica del film, uno showman che mette su una macchietta che diventa presto un carattere, di quelli delle nostre commedie degli anni d’oro.
Sue le scene più esilaranti, le battute più guascone, la goliardia. Favino fa quasi l’effetto di un Sordi, di un Gassman, di un Peppino De Filippo, quando è lui in scena la pellicola si illumina di luce propria. La pellicola vive su un umorismo venato di malinconia, degno delle migliori commedie all’italiana degli anni passati, e tratta in maniera adeguata, ma leggera, due temi forti della nostra società contemporanea.
Il primo, il flagello degli artisti di ogni tipo, che se suoni, canti, dipingi o altro, non stai davvero lavorando ma giocando. Non importa se sei ricco, rispettato, conosciuto o famoso, il lavoro è sudore, per cui stai solo perdendo tempo. L’altro è l’influenza dei media sulla gente, soprattutto la TV spazzatura con i suoi reality, i talk show sensazionalisti, i programmi studiati per generare ansie ed emozioni pilotate.
Facendo questo però, la sceneggiatura lascia fuori completamente i social, che nel film non vengono mai nominati, ma che invece nella realtà, plasmano l’opinione pubblica, quanto e forse anche di più dei media.
Menzioni speciali per le riuscite caratterizzazioni delle due presenze femminili del film: la prostituta dal cuore d’oro (Mariela Garriga) che nasconde anche cultura e saggezza e che fa innamorare il musicista-poeta impersonato da Fiorello; e la sempre eclettica Sabrina Impacciatore negli esilaranti panni della conduttrice di “Scomparsi”, che altro non sarebbe che il celebre programma di Rai Tre, chiamato in un altro modo.
A completare il film, decine di gustosi camei di celebri cantanti italiani in ansia per le sorti del loro musicista Martino/Fiorello, da Jovanotti a Max Pezzali, passando per Giuliano Sangiorgi, Fedez, Elisa, Giorgia, Gigi D’Alessio, Gianni Morandi. “Chi m’ha visto” è un film che rimarrà, per tanti motivi: per la qualità sopraffina dei due protagonisti, per la suggestione di paesaggi mozzafiato, che in un film non guastano mai e per la capacità di raccontare la nostra società, i nostri difetti e le nostre “involuzioni”, cosi come facevano i maestri della commedia all’italiana 50 anni fa.
Perché il cinema italiano si fa grande, solo quando racconta l’Italia e gli italiani e questo è nel nostro DNA, ed è una qualità e una prerogativa che ci porteremo sempre appresso.