I film italiani in sala a gennaio 2019

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La programmazione per quanto riguarda i film italiani nelle sale cinematografiche nazionali per il primo mese del nuovo anno, è parecchio variegata, seppur limitata quantitativamente. Il numero dei film in sala, infatti, non supera le 10 unità, con almeno 3 di essi che non superano le 5 sale in programmazione (DIGITALIFE, DOVE BISOGNA STARE, MIA MARTINI-IO SONO MIA). Nel complesso il mese sarà dominato dalle classiche commedie commerciali, supportate dai più importanti nomi del panorama comico-brillante nazionale, non sempre però adeguatamente accompagnate da trame accattivanti.

Fuori da questa critica negativa, si eleva NON CI RESTA CHE IL CRIMINE, uscito in quasi 400 sale (la potenza del produttore Fulvio Lucisano e della 01 distribution), con un trio di protagonisti davvero d’eccezione: Marco Giallini, Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi, affiancati da un Edoardo Leo di indolente ironia nei panni di Renatino De Pedis, capo della famigerata Banda della Magliana. NON CI RESTA CHE IL CRIMINE è un mix volutamente dichiarato tra NON CI RESTA CHE PIANGERE e SMETTO QUANDO VOGLIO. Il titolo è un omaggio all’ironia del primo leggendario film, il crimine fa parte del plot. E’ la storia di uno sfaccendato trio di amici che mostra ai turisti i luoghi dove aveva operato la Banda della Magliana. Un giorno i tre si trovano catapultati, tramite un cunicolo spaziotemporale, esattamente nel 1982 durante i Mondiali di calcio, in un salto nel tempo curioso e ricco di interesse spettacolare.

Risaputo e abusato fin troppo come tema, nello stesso periodo sarà in sala anche COMPROMESSI SPOSI, una sorta di remake sessant’anni dopo de I PREPOTENTI, con Nino Taranto e Aldo Fabrizi, o ancora di TOTO’, FABRIZI E I GIOVANI D’OGGI. La classica storia di due ragazzi innamorati, lei del sud, lui del nord, divisi dall’insostenibile campanilismo dei propri padri che si odiano e che faranno di tutto per dividerli. Ma ovviamente l’happy-end finale trionferà. Per carità, Vincenzo Salemme e Diego Abatantuono sono bravissimi ed espertissimi, e nel film si ride pure, ma il confronto con i mostri sacri sopra citati non regge assolutamente.

Non va meglio con ATTENTI AL GORILLA, farsaccia surreale con Frank Matano, uomo di spettacolo, ma non di cinema, in cui si salva soltanto Lillo Petrolo, per una volta senza il fido Greg, nei panni dell’amico mammone Jimmy, che vive con il protagonista, lasciato da moglie e figli, e con un curioso gorilla che ha la voce di Claudio Bisio. Terrificante!!!

Più centrato, sia pur nell’ambito di un film di puro godimento esilarante, L’AGENZIA DEI BUGIARDI, una commedia surreale che vede come protagonisti Giampaolo Morelli, Luigi Luciano e Paolo Ruffini, titolari di una strana, diabolica e geniale agenzia che fornisce alibi ai propri clienti e il cui motto è ” Meglio una bella bugia che una brutta verità”. La storia si complica quando Fred alias Morelli, si innamora della figlia di un suo cliente avvezzo alle scappatelle extra-matrimoniali. Ci sarà da ridere, soprattutto grazie a Morelli, che con gli anni diventa sempre più bravo e sempre più primo-attore, tra un ispettore Coliandro e una commedia brillante, è l’attore italiano più utilizzato degli ultimi due anni da produzioni televisive e cinematografiche.

Ma a gennaio è uscito anche un bel film d’autore, SUSPIRIA un horror per la precisione, in cui Luca Guadagnino omaggia il maestro del genere, Dario Argento con un film personale, riflessivo, originale nello stile visivo e coraggioso nella messa in scena. Ovviamente, come di solito, nella carriera del fortunato autore italIano, il film è una produzione maggioritaria statunitense. Questo perché il suo è un cinema coraggioso, fuori dagli schemi e soprattutto dalle richieste del nostro sistema nazionale cinematografico. Per cui la ricerca di fondi, di trame complesse, strutturate, mal si adeguano a ciò che i produttori nazionali intendono commercializzare e far fruttare in Italia. Il dio denaro comanda anche il cinema, da sempre, e allora meglio lavorare in uno Stato, dove la cultura cinematografica del pubblico, è molto più avanti e radicata che da noi. Ricordate CHIAMAMI COL TUO NOME, tratto dal romanzo omonimo di Andrè Aciman, passato pressocchè inosservato da noi, ma vincitore nel 2017 del Premio Oscar per la miglior sceneggiatura.

E nell’ottica di una visibilità negata, perché la popolarità dell’attore rimane sempre il motore vero e reale di un film, passeranno inosservati o quasi, film dalla scarsissima distribuzione come SEX COWBOYS, MIA MARTINI-IO SONO MIA, DIGITALIFE, DOVE BISOGNA STARE e IL PRIMO RE, dove almeno c’è Alessandro Borghi, reduce dal film biografico sulla morte “sospetta” di Stefano Cucchi. E a proposito sapete che questo film, SULLA MIA PELLE, osannato dalla critica, è stato un flop colossale nelle sale italiane, fermandosi a neanche 500.000 euro di incassi?

L’elenco dei film italiani in sala a gennaio 2019 è questo: 4 commedie, 3 film drammatici, 2 documentari e 1 horror. Ce n’è per tutti i gusti, sperando che anche i meno distribuiti, possano guadagnarsi un proprio spazio nei cuori del pubblico, perché il cinema è fatto soprattutto dal sottobosco indipendente che cerca di emergere e che meriterebbe un’attenzione maggiore da parti dei legislatori e soprattutto un’autorevolezza che qui da noi viene negata, e in cui per emergere devi essere legato più a case di produzioni potenti, quindi a legami di “conoscenza”, che al puro talento. In Francia funziona diversamente, già, proprio in Francia dove sanno cosa vuol dire la parola “rivoluzione”. In tutti i sensi.

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