Una Audrey Hepburn sbarazzina e seducente, fasciata in un vestito di Givenchy, con una splendida collana di diamanti, mentre sorregge una lunga sigaretta con bocchino, ci osserva dalla copertina di questo mese di Smart Marketing. L’immagine propostaci dall’artista, Pop Invader, è chiara e celebre: si tratta infatti di una delle tante foto che ritraggono l’attrice nel ruolo di Holly Golightly nel celebre film Colazione da Tiffany del 1961, del regista Blake Edwards, tratta dall’omonimo romanzo di Truman Capote.
L’immagine elaborata da una fotografia è stata scomposta nei quattro colori tipici della stampa tipografica (offset): Ciano, Magenta, Nero e Giallo, che sono state sovrapposte, anzi sfalsate, l’una sull’altra, quasi a formare un difetto di stampa o meglio un disturbo video. Inevitabile e forse voluto l’omaggio alle celebri serigrafie di stelle del cinema e politici degli anni ’60 e ’70, di Andy Warhol.
L’artista chiarisce ancor più i suoi intenti con il titolo scelto per quest’opera: “Audrey four seasons”, che, attraverso un gioco di parole con il significato delle quattro stagioni, in riferimento all’ambito della moda, e, come già detto, con il procedimento di stampa tipografico, ironizza con sagacia sul fatto che la Audrey propostaci nelle sue varianti, come la moda, sia buona per tutte le stagioni.
Ma, se da un lato puramente artistico l’opera pare chiara e limpida, perfettamente a tema con l’argomento mensile del nostro magazine che è “Moda in Italy”, completamente diverso è il discorso che riguarda l’artista che si cela dietro lo pseudonimo di Pop Invader, che ha contattato la nostra redazione attraverso un account email temporaneo e che ha fornito pochissime informazioni sulla sua identità. Infatti non sappiamo né l’età, né il sesso, né le origini del nostro artista, che si è limitato a fornirci un logo al posto di una sua fotografia (logo ispirato ad un celebre videogioco degli anni ’80 del secolo scorso), una breve spiegazione dell’opera “Audrey four seasons” e un’ancora più breve biografia, fornendoci come contatto solo una pagina Facebook.
È la seconda volta che ci capita nella storia della nostra Copertina d’Artista, l’ultima era accaduta nel marzo del 2017 con il lavoro “102 minutes” propostoci dall’artista Gemma Carta.
Sia come sia, noi rispettiamo il desiderio di anonimato del nostro artista ed ancora di più la sua opera che, come spiegato nella breve descrizione acclusa, vuole essere un tentativo per costringerci a riflettere sulle immagini che quotidianamente ci bombardano; l’artista, attraverso semplici, minime ma ingegnose destrutturazioni ed alterazioni, ci invita, quasi ci costringe, a guardare con più attenzione la realtà che ci circonda, perché troppo spesso, piuttosto che vedere il mondo, noi tutti lo osserviamo distrattamente.
Pop Invader, attraverso vere e proprie incursioni in rete, recupera e saccheggia immagini, foto e icone che tutti noi siamo convinti di conoscere e ci invita, attraverso le sue elaborazioni, a guardare e vedere queste stesse immagini per la prima volta; come bambini, allora, le scopriamo, le memorizziamo e le assimiliamo, facendole diventare patrimonio del nostro inconscio, personale e collettivo, perché, come ha detto il grande romanziere Marcel Proust: “La vera scoperta non consiste nello scoprire nuovi mondi, ma nel cambiare occhi”.