Da decenni ripetono che così non si può andare avanti. Le risorse stanno finendo e l’uomo inquina troppo.
Era il lontano 1941 quando per legge si decretò lo smaltimento dei rifiuti ma solo con il DPR 915 del 1982 si inizia a parlare di riciclo. Bisogna attendere altri 6 anni, il 1988, per disciplinare la raccolta differenziata nei centri urbani. E neppure per tutto. Leggi più dettagliate sono state emanate qualche decennio fa, nel 1997 e poi nel 2006. Dal 1° gennaio di quest’anno è stato indetto l’obbligo di separare anche l’abbigliamento in appositi contenitori.
Se da un lato l’obiettivo è riciclare per avere meno scarto, dall’altra vi è la volontà di risparmiare sulle risorse o produrle in modi sempre più green.
Nel 1895 nasce una delle prime centrali idroelettriche al mondo, e la prima in Italia, sul fiume Adda (oggi ancora in funzione, alla faccia dell’obsolescenza). Negli anni ’50 c’è stata la parentesi del nucleare. Dalla scoperta che dal sole si poteva trarre energia sono serviti 100 anni per arrivare al pannello solare in silicio e nel 1979 è stato montato il primo impianto sugli Appennini. Ma il vero boom è negli anni ’90 e, di recente, con le forme di cashback. Intanto in Italia l’eolico fatica a partire a causa degli ingenti investimenti e dalle caratteristiche del territorio, con venti moderati poco costanti che causano frequenti fermate alla raccolta di energia. È il 1995 quando viene tentato un primo impianto e il 2002 per un parco eolico off-shore.
Ad oggi metà energia prodotta in Italia è green e, secondo il Rapporto 2023 di Ecocamere, in Italia si ricicla il 72% dei rifiuti contro una media europea del 58%.
A fronte di questi traguardi perché ci lamentiamo ancora?
Perché tra i non sensi del mondo attuale c’è la scelta, volontaria, ma non sono certa sia consapevole, di allocare le risorse in modo diverso. Siamo diventati energivori.
L’essere umano moderno, l’attuale homo sapiens, preferisce mettere le mutande usate da qualcun altro e acquistate su Vinted pur di giocare a Fortnite con un giocatore dall’altra parte del mondo. Solo in questo modo si va in pareggio di energia.
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Spesso pensiamo, troppo presi da quello che viviamo nel quotidiano, che tutto sia immutabile. Sbagliamo! Il futuro è aperto: concediamoci l’opportunità di agire e di incidere sulla nostra vita.
Il cellulare non arriva carico a sera per moltissime persone. Soluzione facile, che richiede più energia da produrre e quindi più inquinamento è affidarsi ad una power bank. Soluzione faticosa consiste nel disinstallare moltissime app che le stesse aziende che si dichiarano green obbligano a installare per l’e-commerce o profilare il cliente. Ecco che molte aziende del ramo fashion richiedono l’app perché hanno eliminato la tessera punti e offrono vestiti in materiale riciclato. Un’altra scelta in pareggio.
Chi a casa rinuncia a un film in HD o alla smart TV per consumare meno?
Ma anche gli apparecchi, sempre più grandi e sempre più connessi utilizzano energia. Si stima che ogni giga di navigazione costi 0,06 kWh. Secondo una analisi di Greenpeace, internet pesa circa il 7% dell’energia globale prodotta.
Chi non vorrebbe una casa più smart?
La domotica per accendere le luci, alzare le tapparelle, accendere il forno o fare il caffè appena svegli obbliga a utilizzare energia. Quale vita di stenti hanno avuto le precedenti generazioni che hanno dovuto rinunciare alla macchina per il caffè a cialde (la moka è out), alla macchina per il pane (perché nessuno vuole fare il panettiere e lavorare di notte), a una planetaria (che prima di Masterchef nessuno conosceva), per non parlare del must have degli ultimi anni: la friggitrice ad aria. E mentre l’italiano medio cerca di utilizzare questi dispositivi sempre più interconnessi (IoT docet), chiede a un’intelligenza artificiale qualche ricetta. O manda una foto del frigorifero a chat GPT tramite WhatsApp per avere consigli sugli alimenti che ha a disposizione in attesa che suonino alla porta per portare la spesa ordinata dall’app.
Risparmiamo con le lampadine a LED ma consumiamo con l’asciugatrice e il robottino per lavare i pavimenti. Risparmiamo carta e non tagliamo gli alberi per fare un libro, ma consumiamo energia per le riviste digitali o i Kindle.
Oggi e in futuro ci convinceremo di fare del nostro meglio per migliorare il pianeta, di rinunciare a molto dietro l’impellenza dell’Agenda 2030, ma in realtà stiamo solo distribuendo in modo differente le stesse quantità. Solo che non ce ne rendiamo conto.
Finita l’era del buco nell’ozono, delle targhe alterne e delle polveri sottili arriva quella delle auto elettriche con le batterie difficili da smaltire e le terre rare nei motori, quella del riscaldamento troppo alto e inquinante (ma tanto ci scaldiamo con i PC in sovraccarico sempre accesi) e della plastica che non piace più per fare abbigliamento.
Ogni generazione ha il suo nemico da combattere, ma a volte l’impressione è che cambi la scatola, ma il contenuto sia sempre quello.