“Se n’è andato un pezzo importante del Cinema e del Teatro. Se n’è andato un compagno di vita tenero e amoroso. Se n’è andato, determinato e consapevole così come è vissuto. A noi tutti resta il dovere e la responsabilità di perpetuarne il ricordo e conservarne il sorriso”.
(Daniela Cenciotti, vedova Croccolo)
“La scomparsa di Carlo Croccolo è un grande lutto per lo spettacolo italiano, che perde un attore, regista e doppiatore che con grazia e maestria ha attraversato tre generazioni di cinema e teatro. Pilastro della scena partenopea, a lungo a fianco di Totò nella vita e nella professione, è stato protagonista anche a fine carriera di convincenti interpretazioni che hanno donato gioia e allegria a molti”.
(Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali)
La scomparsa, a 92 anni, di Carlo Croccolo, simboleggia qualcosa di più della semplice (seppur dolorosa) dipartita di un grande artista del cinema e del teatro italiano; è, insomma, la malinconica fine di un’epoca. L’attore napoletano era l’ultimo depositario della memoria storica del leggendario cinema italiano di personaggi, oserei dire, mitologici, come Totò, Peppino De Filippo, Erminio Macario, Nino Taranto, Aldo Fabrizi, Carlo Dapporto, Vittorio De Sica e potremmo ancora continuare.
Nella sua carriera ha interpretato la mastodontica cifra di 118 film, sporadicamente da protagonista, ma sempre gustoso nelle sue interpretazioni e quasi sempre indispensabile per la buon riuscita delle pellicole da lui interpretate. Amatissimo, fin da subito, dal pubblico, leggendario è il suo rapporto con il principe De Curtis, in arte Totò. Con il principe della risata ha interpretato ben 4 film (47 morto che parla, Miseria e nobiltà, Totò lascia o raddoppia? e Signori si nasce), ma quel rapporto lavorativo, dal punto di vista personale era una devozione e un’amicizia sincera e duratura. Croccolo, infatti ha doppiato Totò, molto spesso a partire dal 1957, nelle scene realizzate in esterno, dove non era possibile girare in presa diretta e che Totò non riuscì a doppiare a causa dei suoi problemi alla vista. Croccolo è stato l’unico doppiatore di Totò autorizzato dall’attore stesso (insieme al quale, nel 1964, scrisse la sceneggiatura per un film, Fidanzamento all’italiana, che non fu mai realizzato).
Carlo era anche molto amico dei fratelli De Filippo, apprezzatissimo per quella sua comicità diretta ed esplicita (Ragazze da marito, con Eduardo e Peppino; Non è vero…ma ci credo, I quattro moschettieri e Signori si nasce, con Peppino). Ma l’attore, degnissimo figlio di Napoli, ha avuto anche alcune prove, in parti principali, tra cui I cadetti di Guascogna(1950), Arrivano i nostri (1951) o Gli eroi del doppio gioco (1962), giusto per fare alcuni esempi. Nel cinema impegnato è stato diretto da Vittorio De Sica, nell’episodio Adelina, di Ieri, oggi, domani, film del 1963 con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, che vinse l’Oscar come migliore film straniero; e da Luigi Magni nel film in costume O’ re del 1988, pellicola che gli valse il David di Donatello come miglior attore non protagonista, vista dalla sua persona e dalla critica specializzata come un meritatissimo premio alla carriera.
Dopo il cinema, l’altra grande passione, che ha reso popolarissimo e leggendario il nome di Carlo Croccolo è il lavoro nel doppiaggio, prestando, tra gli altri, la sua voce ad Oliver Hardy (succedendo in questo ruolo ad Alberto Sordi), prima negli anni ‘50 con Fiorenzo Fiorentini e poi negli anni ‘60 con Franco Latini. In alcuni casi ha perfino doppiato entrambi i personaggi di Stanlio & Ollio, come ad esempio ne L’eredità o Tempo di pic-nic. Carlo Croccolo era sposato con Daniela Cenciotti, attrice di 34 anni più giovane dell’attore napoletano; in gioventù, inoltre, parliamo degli anni ’50, nei quali Croccolo veleggiava tra i 25 e i 30 anni, ebbe una relazione durata tre mesi con Marilyn Monroe. Insomma, la figura che perdiamo, in questo triste ottobre di fine decennio, è una delle più conosciute dello spettacolo italiano; ma non solo, è una di quelle che andrebbero riscoperte, ammirate, studiate, dalle nuove generazioni, per una poliedricità naturale, che lo rende pari a quelle più celebrate e ricordate.