Milioni e milioni di articoli si stanno scrivendo in queste ore nel mondo, perché la morte del Maestro Ennio Morricone è qualcosa che colpisce indelebilmente i cuori e le menti di tutti.
Con le sue composizioni solenni, nostalgiche e poetiche, avvolte da un potente effetto emotivo, ha rappresentato il punto più alto della Musica del XX secolo. La sua più che una musica era un incanto capace di far vibrare l’anima e le emozioni, come nessun altro è stato mai in grado. Le sue composizioni più che semplici musiche, sono dei Poemi, in grado di farti amare il mondo.
Più che un lutto nazionale, questo è e sarà un lutto mondiale, perché Morricone è un patrimonio dell’Umanità.
Ha accompagnato le imprese epiche di oltre 500 pellicole cinematografiche firmando alcuni capolavori da cui è difficile non farsi prendere, come ad esempio quando ha utilizzato la voce della soprano Edda Dell’Orso, che accompagna l’arrivo alla stazione di Claudia Cardinale in C’era una volta il West.
Morricone è dunque, il primo compositore che mette il cinema al servizio della musica e non viceversa.
L’innovazione, per nulla scontata, sta tutta qui, in quel legame profondo che lega la musica al suo film, e il suo film alla musica. Per quanto la colonna sonora deve basarsi necessariamente al genere del film, Morricone è il primo compositore a rompere gli schemi secondo i quali è la musica che deve mettersi al servizio del film: “All’inizio di ogni nuova collaborazione chiedo sempre la fiducia del regista. La cosa importante poi è appropriarsi della sua volontà, della poetica della storia o dei ritmi dell’azione e scrivere la musica imponendo la propria personalità, il proprio stile, la propria intelligenza”.
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E la sua filosofia è racchiusa in questa breve risposta alla domanda su quali debbano essere le qualità di chi scrive musiche per film: «La prima è non considerare la musica soltanto un sottofondo a quello che si svolge sullo schermo, ma accompagnare gli stati d’animo, spesso stimolarli: la paura, l’orrore, la passione, la nostalgia, la ribellione. Se si entra nella storia con attenzione e semplicità non è difficile, poi bisogna tenere conto della forza delle immagini, dell’impatto degli attori. Ed è essenziale il rispetto del silenzio, che a volte l’evento sullo schermo impone. Altrettanto importante è l’apertura verso ogni genere, non disdegnare il rock, il pop, la musica cosiddetta leggera se è funzionale alla storia».
Un rovesciamento degli schemi classici, che porta alla creazione di numerose opere d’arte che si legano armoniosamente alla pellicola cui si riferiscono.
E allora su tutti come non citare la splendida “Once upon a time in the West”, la colonna sonora del capolavoro di Sergio Leone, “C’era una volta il west”, oggi ritenuto da pubblico e critica uno dei massimi capolavori del cinema mondiale, e la sua colonna sonora probabilmente la più bella mai realizzata nella storia del cinema. La fine dell’epopea del grande West americano, il malinconico tramonto di un’epoca reso dall’interminabile costruzione della stazione di Flagstone nella Monument Valley, gli occhi azzurri del mito Henry Fonda, la bellezza incredibile di Claudia Cardinale, nei panni della prostituta Jill, il misterioso Armonica di Charles Bronson; tutto questo si fonde con la colonna sonora perfetta, commovente, epica di Ennio Morricone. Come non pensare, nel sentirla a tutto questo, soprattutto all’immagine della Cardinale, qui al massimo della sua immensa bellezza. La musica scritta appositamente per la pellicola da Ennio Morricone, collaboratore regolare di Leone, sotto la direzione del regista prima dell’inizio delle riprese, contribuisce alla grandezza del film ed è considerata una delle più grandi composizioni del maestro romano.
Questo sodalizio artistico con Sergio Leone, con il quale si conoscevano fin dalle scuole elementari, è il rapporto artistico più importante di tutti i tempi.
Le vette emozionali raggiunti dal maestro dell’architettura cinematografica e dal genio della musica del 900, è qualcosa che il mondo non solo ci ha invidiato, ma ci ha celebrato. La collaborazione tra i due poi, raggiunse dimensioni a dir poco epiche, con “Once upon a time in America”, colonna sonora del capolavoro di Sergio Leone, “C’era una volta in America”(1984). Il regista non ha mai avuto dubbi, scegliendo immediatamente per la realizzazione delle musiche, Ennio Morricone, con cui aveva lavorato per tutti i suoi western che lo avevano reso celebre in tutto il mondo. La musica del film era stata commissionata da Leone con così largo anticipo che veniva ascoltata, seppur non nella versione orchestrata, sul set durante le riprese.
E poi ancora, va senza dubbio citata la pellicola “Nuovo cinema Paradiso”(1988), diretto da Giuseppe Tornatore, uno splendido amarcord dolceamaro sul grande cinema italiano, superficiale e accattivante, da cui si finisce con l’essere catturati in pieno. Scatenato Ennio Morricone, in una delle sue colonne sonore più roboanti e fortunate. O ancora va citata la colonna sonora struggente de La leggenda del pianista sull’Oceano. Certo, i capolavori compositivi di Ennio Morricone, sono centinaia e anche nei meandri più nascosti si possono scoprire gioiellini, magari meno popolari. Basti pensare a L’uomo dell’Armonica, quella orchestrata nel duello più affascinante della storia del cinema, tra Charles Bronson e Henry Fonda. La musica si fonde con le immagini, in un crescendo epico ed emozionale da pelle d’oca. L’Oscar alla carriera lo ottenne nel 2007, a 78 anni, premio che molti avrebbero considerato quasi un risarcimento, ma che commosse profondamente l’umilissimo maestro, come testimoniato nel video qui sotto. Commosso, quasi come un bambino, mentre la standing ovation della platea non tende a placarsi.
Insomma, che dire, siamo tutti un po’ commossi, non solo quelli che con il cinema sono cresciuti, come me.
Siamo tutti un po’ commossi, perché Morricone era uno di quei personaggi che fanno bene al mondo, perché fanno bene all’anima, al cuore e ai sentimenti, perché toccano corde divine ed auliche. Non ci si può non commuovere sentendo le sue musiche, facendosi trasportare da quelle soavi ed epiche melodie, create da un genio che ci mancherà, tanto, forse troppo. Per chi ama il cinema, per chi ama la musica, per chi ama l’arte, ma semplicemente per chi ama la vita, un Morricone al giorno servirebbe per sentirsi più sicuri in se stessi e magari un po’ più umani. E il maestro se n’è andato così, con un colpo di genio, perché non si è premi “Oscar” così per caso, e non solo quando si racconta la vita.
Nel necrologio, scritto di suo pugno, forse il primo caso nella storia mondiale, il Maestro “ha salutato l’amata moglie Maria che lo ha accompagnato con dedizione in ogni istante della sua vita umana e professionale e gli è stato accanto fino all’estremo respiro, ha ringraziato i figli e i nipoti per l’amore e la cura che gli hanno donato, ha dedicato un commosso ricordo al suo pubblico dal cui affettuoso sostegno ha sempre tratto la forza della propria creatività”.
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