AI, giovani e futuro del lavoro: l’Italia “divisa” tra apocalittici e integrati. Ma a che punto siamo?

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AI, giovani e futuro del lavoro: l'Italia "divisa" tra apocalittici e integrati. Ma a che punto siamo?

Da quando è apparsa ChatGPT, l’intelligenza artificiale generativa lanciata da OpenAI a novembre 2022, non si fa altro che parlare di come l’AI sia in grado di fare tutto, di come modificherà le nostre vite e di quanto inciderà sul mondo del lavoro

Su quest’ultimo punto, inoltre, si “sprecano” le statistiche e le analisi su quanti milioni di posti di lavoro scompariranno, ma anche su quante opportunità potrebbero aprirsi. Di fronte a questa tipologia di notizie, solitamente ci si divide in due categorie di persone, come amava definirle Umberto Eco: gli apocalittici, ossia quelli che dicono che ci “ruberà il lavoro” (e moriremo tutti) e gli integrati, ossia quelli che dicono “wow” (e il mondo sarà un posto migliore). 

A guardare un po’ i dati, sembrerebbe che noi italiani ci ascriviamo a pieno titolo tra i primi. Come si legge infatti da una ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del 2023 della School of Management del Politecnico di Milano, il 73% degli intervistati ha timore riguardo gli impatti dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro e il 19% della popolazione è addirittura contrario al suo ingresso in ambito lavorativo.

Preoccupazioni che toccano anche i più giovani, come rivela l’edizione 2024 di “Dopo il diploma”, la ricerca condotta da Skuola.net, in collaborazione con ELIS su un campione di 2.500 alunni delle scuole superiori: per 1 studente delle superiori su 3 l’intelligenza artificiale potrebbe mettere in pericolo le proprie ambizioni di carriera.

Che l’AI sia qui per restare è certo e che cambierà il mondo del lavoro (e non solo) anche, alzando tra l’altro sempre più l’asticella della competizione. Ma a fronte di tutto questo, colpisce il dato riportato sempre dalla ricerca di Skuola.net ed ELIS su quanto gli studenti si stiano effettivamente preparando a questa rivoluzione: solamente un terzo degli studenti (34%) utilizza sempre o molto spesso gli strumenti di intelligenza artificiale generativa e, addirittura, 1 su 4 non li ha mai provati.

E qui mi viene un po’ da sorridere, si fa per dire. Allargando un po’ lo sguardo, mi chiedo: quanto effettivamente conosciamo delle AI? Quanto siamo in grado di utilizzarle? Che formazione specifica stiamo fruendo su questo tema? No, perché, leggendo qualche dato e guardandomi intorno, a parte qualche grande proclama, non mi sembra che le persone abbiano una vera consapevolezza delle AI e, più in generale, del digitale. Ancora oggi. Ancora come se gli ultimi 15 anni non ci avessero insegnato niente.

Senza consapevolezza non ci può essere cambiamento ed invito all’azione. Se andiamo avanti così rischiamo di bruciarci un’altra rivoluzione tecnologica o, meglio, quella che sarà la vera rivoluzione.

Il timore davanti a una profonda trasformazione tecnologica come l’Intelligenza Artificiale è alimentato anche dalla mancanza di competenze – osserva Pietro Cum, Amministratore Delegato ELIS – La formazione che ricevono i giovani riguarda spesso nozioni del passato e l’orientamento che dovrebbe spalancare le finestre sul futuro soffre di un sistema dell’istruzione che fa ancora fatica a dialogare con il mondo esterno e le sue rapide evoluzioni. Nella nostra esperienza, tuttavia, collaborando con scuole, istituzioni e imprese, constatiamo che la voglia di cambiare c’è. Potenziare le attività di orientamento e la formazione sulle cosiddette materie STEM sono obiettivi fondamentali sui quali continuare a lavorare”.

 

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