Lo spot iconico di cui vi parlo oggi è un prodotto tutto italiano e risale al 2002, una data quella a cavallo del nuovo millennio che abbiamo incontrato diverse volte in questa rubrica, segno che gli anni dal 1998 ai primi del 2005 furono creativi e ricchi di sperimentazioni.
Lo spot narra la storia di un marito che in una torrida notte d’estate tenta un approccio sessuale con la moglie distesa affianco, che infastidita dal caldo dice: “Anto’, fa caldo”, sicura in questo modo di aver spento ogni bollore dell’ingalluzito marito.
Ma il marito non si perde d’animo e tenta un secondo approccio, che viene frenato dalla moglie con le stesse parole, ma dette con più fermezza ed ad un volume più alto.
Ora voi penserete che il marito si arrenda, giusto?
Ed invece no, infatti l’uomo decide di cambiare solo strategia: si alza e si dirige verso il frigorifero da cui prende una bottiglia di Nestea ghiacciata, da cui beve un sorso e versa il resto del contenuto in un bicchiere che poi porta sul comodino accanto alla moglie, che una volta bevuto il fresco nettare grida al marito: “Anto’, fa freddo, fa freddo”, alludendo al fatto che adesso l’approccio del marito sarebbe gradito.
Ad interpretare questa coppia troviamo due talentuosi ma non ancora famosi attori, il risoluto marito è impersonato da Edoardo Sylos Labini, l’accaldata moglie da un quasi esordiente Luisa Ranieri, che grazie alla sua avvenente bellezza renderà questo spot e le sue parole “Anto’, fa caldo” dei veri tormentoni. A dirigere lo spot è l’allora 47enne Alessandro D’Alatri, professionista poliedrico che spaziava con molta naturalezza dal cinema alla televisione e dagli spot ai videoclip.
Adesso due ultime considerazioni: la prima, più prettamente politico-sociale, è che oggi, in un clima così esacerbato dal politically correct, uno spot come questo non andrebbe nemmeno in onda. Il rischio è che già il secondo approccio tentato dal marito possa essere visto come una sorta di violenza sessuale. Eppure la stessa Luisa Ranieri dichiarò anni dopo in un’intervista: «Lo rifarei cento volte. Devo moltissimo a quello spot, così come al regista Alessandro D’Alatri e al nostro incontro. Lo spot ha funzionato moltissimo, e non solo in Europa: perfino in Papuasia si diceva “Anto’ fa caldo!”».
La seconda considerazione è più psicologica: quando Edoardo Sylos Labini decide di far bere il thè fresco alla moglie mette in scena un chiaro ed efficace esempio di nudge o spinta gentile almeno 7 anni prima che Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein scrivessero il libro omonimo e ci spiegassero l’efficacia della teoria dei nudge, ossia che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare il processo di decisione di gruppi e individui.
E voi vi ricordate questo spot?
E soprattutto pensate che oggi girare e trasmettere questo spot sarebbe possibile?
Fatemelo sapere nei commenti.