Il bisogno di storie e narrazione è profondamente radicato nell’animo e nei geni umani. Secondo gli studi di antropologia e linguistica più recenti, sembra che il nostro apparato fonatorio e il linguaggio stesso si siano evoluti per consentire di raccontare storie e quindi tramandarsi saperi, informazioni, memorie, leggende e eventi.
Non bisogna fare un grande sforzo per immaginare i nostri lontani progenitori, in una qualche grotta africana, raccolti intorno al fuoco a raccontarsi storie e leggende. La straordinaria intelligenza dell’Homo Sapiens (ma forse già quella dell’Homo erectus e dell’Homo di Neanderthal) si sviluppò, sempre secondo gli antropologi, per due motivi principali: la posizione eretta, che liberò le nostre mani facendole diventare strumenti complessi e raffinati, e la capacità di parlare e raccontare, che servì per allentare tensioni e consolidare legami nelle ampie società che man mano si venivano a formare.
Perché vi sto “raccontando” tutto questo???
Perché ho ripensato ai nostri antenati, tutti intenti a raccontarsi e sentire storie, ascoltando un podcast di Radio IT, che parlava di una recente indagine di Nielsen, commissionata da Audible e presentata all’ultima edizione UNITED STATES OF PODCAST, che fotografa quello che alcuni hanno definito “Il nuovo Rinascimento dell’Audio”.
Come molti di voi certamente sapranno, i podcast sono diventati uno dei mezzi di maggior consumo, in Italia e nel mondo, per quanto attiene la musica, le news, l’intrattenimento e l’approfondimento.
Il fenomeno, ma più corretto sarebbe dire la tendenza, è ormai in atto e consolidata da almeno 3 anni, ed infatti i numeri degli ascoltatori dei podcast salgono – a doppia cifra – in tutte le fasce di età, con particolare riferimento alla fascia 18 – 35 anni.
Secondo l’indagine Nielsen, l’ascolto dei podcast, durante il primo lockdown (marzo/aprile 2020), è salito, e non si è sgonfiato come ci si aspetterebbe durante la Fase 2, anzi, “tra i contenuti digitali sono quelli che hanno mantenuto l’asticella un po’ più alta”, afferma Giorgio Pedrazzini, Consumer & Shopper Insight di Nielsen.
Negli ultimi 3 anni l’incremento è stato incredibile. Nel 2020 sono stati quasi 14milioni gli italiani che hanno ascoltato podcast, con un incremento del +15% rispetto al 2019 e con oltre 4milioni di ascoltatori in più rispetto al 2018. Numeri fenomenali che nessun altro contenuto digitale può vantare.
L’utente tipo ascolta podcast mediamente 1 volta la settimana (più precisamente 3,9 volte al mese) e lo fa per sessioni di circa 24-25 minuti. Se guardiamo le tipologie d’ascolto, a farla da padrone sono i podcast musicali (45%), seguiti da quelli di news (44%), da quelli di intrattenimento (37%) ed infine da quelli di approfondimento (34%).
Ci racconta tutto il giornalista Igor Principe di Radio IT, che a dialogo con Giorgio Pedrazzini di Nielsen, in un interessantissimo “podcast” di appena 10 minuti, snocciola una serie di dati e numeri davvero interessanti per tutti quelli che, come noi di Smart Marketing, si occupano di comunicazione, economia, social media e marketing.
Il podcast, rispetto al video, presenta notevoli vantaggi sia per chi li produce che per chi li ascolta. Innanzitutto una minor dotazione tecnica per essere prodotto: essendo solo audio, basta un buon microfono e qualche libreria multimediale di effetti sonori e musiche free. Il montaggio è più semplice, perché ovviamente manca la traccia video, questo per quanto riguarda la produzione. Per quanto attiene la fruizione, si può ascoltare un podcast con molta più libertà di quella che consente il guardare un video, posso infilare le cuffie, farmi una corsetta ed intanto ascoltare un contenuto audio sulle ultime news, oppure posso ascoltarmi una lezione di marketing mentre sono in viaggio su metro, pullman o auto senza correre il rischio di distrarmi eccessivamente.
Insomma l’audio, anzi come dice il giornalista e specialista di podcast Damiano Crognali nel suo ultimo libro, il “Rinascimento dell’audio”, è il trend che più di tutti va tenuto d’occhio e studiato ed è quello che nessun esperto di marketing, social media o comunicazione, né alcuna azienda può e potrà in futuro permettersi di trascurare. Perché gli uomini non solo guardano, ma sentono, ed hanno un grande bisogno di storie da ascoltare.
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