Audrey e Marcello, icone di stile e di eleganza nel mondo

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“L’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai. Si dice che l’abito non faccia il monaco. Ma a me la moda ha dato spesso la sicurezza di cui avevo bisogno. Personalmente dipendo da Givenchy come le donne americane dipendono dal loro psichiatra”.

(Audrey Hepburn)

Lei è Audrey Hepburn, l’attrice, la diva che più di ogni altra ha segnato un’icona di stile e di eleganza nel mondo. Modello di vita per tutte le donne che facciano del glamour e dell’eleganza uno stile, Audrey impose fin da subito il suo charme fuori dagli schemi, la sua bellezza moderna, e conquistò le riviste di moda; si pensi che le ballerine indossate da lei diventarono più seducenti dei tacchi a spillo. Elegante, semplice e affascinante. Sorrideva sempre ai fotografi che le puntavano contro l’obiettivo. E non la si incontrava mai per strada sciatta e trasandata. Fu proprio il cinema a consegnarle i ruoli della vita e a farla diventare la “diva delle dive” internazionale. Erano precisamente i tempi in cui Hollywood si era trasferita a Cinecittà e in cui Roma e Via Veneto erano diventati il centro del mondo cinematografico e mondano. In questo humus culturale si gira un film “storico”, divenuto grande grazie a tutto questo ecosistema cinematografico che gira intorno a Via Veneto, a Piazza di Spagna e a Cinecittà, ovvero Vacanze romane.

audrey-hepburn-e-gregory-peck-in-vacanze-romaneSiamo nel 1952 e questa è la pellicola che rende famosa Audrey Hepburn in cui recita con Gregory Peck. Il ruolo, conteso con Elizabeth Taylor, è affidato a lei per “il fascino, l’innocenza e il talento” che mostra di possedere, come disse lo stesso regista William Wyler. Ed è proprio grazie a Vacanze Romane che la Hepburn vince l’Oscar come migliore attrice protagonista. Ancora accanto ad un’altra star del cinema, la vediamo in Sabrina del 1954. Il film, diretto da Billy Wilder, la vede protagonista insieme a Humphrey Bogart.

Ed è grazie a questo film che si stringe un importantissimo sodalizio per il mondo del cinema e della moda tra Audrey Hepburn e Hubert de Givenchy. Lo stilista esalta al massimo la sua femminilità, rendendola un’icona di stile. Ma Audrey fa di più, fa sognare il mondo qualche anno dopo con il ruolo dell’adorabile folle Holly di Colazione da Tiffany che la fa entrare nell’eternità e la trasforma in un modello d’eleganza universale: il tubino nero indossato nel film, creato da Givenchy, fu messo all’asta da Christie’s nel 2006 (aggiudicato per la cifra record di 700mila euro).

audrey-hepburn-foto-1I suoi punti forti, in fatto di abbigliamento, sono rappresentati dall’uso di scarpe basse come le numerosissime paia di ballerine colorate e i mocassini. Questo stile mascolino non nascondeva, bensì esaltava la sua femminilità. Molto importante era anche il foulard, indossato sia per doveri di lavoro (per proteggere i capelli), sia per passione nei confronti di questo accessorio, di cui acquistava diversi modelli durante i suoi viaggi. Insomma Audrey, grazie soprattutto alla sua personalità e anche alla sua innata eleganza ha rappresentato il modello estetico per eccellenza dello stile e dell’eleganza femminile, al pari del “nostro” Marcello Mastroianni, quasi definibile il suo “alter ego” al maschile. Fu considerato, suo malgrado, un sex symbol, non a caso ebbe una breve relazione con la divina Silvana Mangano e una lunga storia con Catherine Deneuve (dalla quale nacque la figlia Chiara), ma sul grande schermo tutti lo ricordano infatuato come un adolescente di fronte ad Anita Ekberg che lo invita a tuffarsi nella Fontana di Trevi e partner di Sophia Loren in tantissime pellicole.

mastroianni-sul-set-in-total-look-bianco-di-lino-icona-di-stile-siamo-tra-gli-anni-60-e-gli-anni-70Di proverbiale eleganza, i suoi personaggi restano un punto di riferimento costante nella moda e per i marchi che celebrano la tradizione sartoriale italiana. Indimenticabili l’abito scuro a due bottoni indossato con camicia bianca e cravatta sottile nera (trend tornato in voga da diversi anni) e l’abito bianco del finale de “La dolce vita” indossato con camicia nera. Di mezzo la vestaglia da camera di seta e gli storici occhiali Persol 649 di “Divorzio all’italiana”, l’abito gessato a tre pezzi e i guanti da automobilista di “Matrimonio all’italiana”, l’irrinunciabile cappello (modello Borsalino)che conferisce sempre un’aria distinta durante la bella stagione. Pochi uomini al mondo sono in grado di indossare un frac blu, come quello confezionato dalla storica sartoria Farani di Roma per “Intervista”, perchè in fondo l’eleganza non è mai solo un abito, ma è un modo di fare disinvolto e mai artificioso. Marcello Mastroianni tra donne e trench. Roma e Parigi. Città dove l’attore fa ritorno durante la malattia che lo porta via per sempre, persino dalla Città Eterna, il 19 dicembre del 1996 a 72 anni. Quella voce nasale che ritorna nelle orecchie di chiunque stia leggendo la sua biografia. Quella voce inconfondibile che Marcello Mastroianni ha diffuso nel mondo. Cresciuto tra le colline di Frosinone non sente il richiamo delle colline di Hollywood: ma laggiù lo amano. Quasi quanto oltralpe dove ha come antagonisti di set belli e impossibili come Alain Delon e dove sul piatto di un duello estetico anche l’altezza di Marcello Mastroianni viene passata in rassegna (1,76 centimetri). Ma nonostante tutto e tutti, a Parigi Marcello Mastroianni conquista una Catherine Deneuve che sarà sua croce e delizia, una figlia, Chiara Mastroianni attaccatissima al padre e la foto che fa il giro del mondo del divo Mastroianni in trench e occhialoni neri che tiene per mano la piccola Chiara tra le strade di Parigi. Foto che fa a cazzotti con l’immagine di cattivo cattolico nell’Italia anni ’60 che non vede di buon occhio il suo principale divo di Cinecittà che tradisce in prima pagina la prima moglie, Flora Carabella (da cui ha avuto la primogenita Barbara).

La tradisce e non divorzierà mai da lei – sposata quando era 26enne – neppure quando conosce Faye Dunaway con la quale gira “Amanti” di Vittorio De Sica in un inglese impeccabile. Impeccabile è anche il suo modo di mordere i collant di Sophia Loren nello spogliarello più famoso del cinema in “Ieri, oggi e domani”. Un ululato, quello di Mastroianni, che cambia il cinema: altro che dialoghi serrati, “basta” un riverbero animale e sinistro quanto basta per scuotere i buoni costumi dell’Italia democristiana (il film è del 1963 e Mastroianni ha un’amante in un’altra città).

marcello-mastroianni-con-la-vestaglia-da-camera-in-seta-icona-di-stile-di-eleganza-e-di-fascino-divorzio-allitalianaMarcello Mastroianni è Federico Fellini: alter ego sullo schermo del più importante regista visionario, provocatorio e maschilista (apparentemente tale) del cinema moderno. Quell’ “8 e 1/2” faraonico con il finale all’alba di una ballata verso la fine di un tramonto artistico (non per Mastroianni) consegnano a Marcello le chiavi dell’eternità. Città eterna che Marcello Mastroianni aveva conosciuto già nel 1960: “Marcello come here” urlato da Anita Ekberg dalla fontana di Trevi de “La dolce vita” (da cui nasce anche il modo di chiamare così la maglia a collo alto). Motto cinematografico che corrisponde alla frase-cliché di “Je suis Catherine Deneuve”. Classici del parlato comune che inchiodano il cinema nelle nostre vite. E ironia della sorte sono proprio Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve a raccontare l’amore moderno sull’asse Parigi-Roma. Mastroianni è ancora sposato ma la relazione con Catherine dura quattro anni. Pochi ma sufficienti per metterli al centro della mondanità (e di un’ironia della stampa benpensante visto che si conoscono sul set del film “La Cagna” commedia di Marco Ferreri con loro sperduti su un’isola deserta).

marcello-mastroianni-con-la-figlia-chiara-tra-le-strade-di-parigi-avuta-dalla-relazione-con-lattrice-francese-catherine-deneuve-chiara-mastroianni-e-nata-nel-1972-e-quiPer visionare attentamente la filmografia di Marcello Mastroianni non basta una vita: 147 film in 58 anni. Carriera infinita costellata da registi incredibili che tra le mani hanno una delle figure più poliedriche del cinema. Difficile da odiare perché così incapace di essere sempre e solo il reporter gossipparo de “La Dolce vita” o il volto di gomma de “Il Bell’Antonio”. Lui no, conduce con mano sicura una giovanissima Monica Vitti ne “La Notte” (in una Milano spettrale), è lui il ladruncolo de “I soliti ignoti” (e quell’Ostia che fa venire le lacrime), è lui che corre tra le masserie del sud Italia in “Casanova ’70”. Ed è lui l’attore italiano più premiato sia all’estero che in Italia.

“Il mestiere dell’attore io lo vivo come un gioco meraviglioso. Recitare è quasi meglio che fare l’amore perché è inebriante assumere sembianze, atteggiamenti e psicologie di qualche altro. E’ quello che fanno i bambini. E’ il gioco più antico. E’ il primo gioco che inventiamo quando facciamo finta di essere tu il poliziotto, io il gangster. Io mi nascondo lì, tu fai così. E uno ci crede”.

(Marcello Mastroianni)

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