Sarà che sono pienamente in target, sarà che seguo solo quello nel quale mi riconosco o per il quale ho un interesse forte, ma a me sembra di vedere solo contenuti e prodotti “confezionati” per chi si trova nei Trenta.
Profili social come Viva gli anni ’90, Serie A – Operazione Nostalgia o Sole, Whisky e sei in Pole Position, citazioni varie, film e ricordi più in generale, tutto mi ricorda e mi riporta agli ’80 e ’90.
Poi, però, dopo questa scorpacciata quotidiana di nostalgia, rinsanisco, riprendo contatto con l’oggi, e mi ricordo di come funzionano gli algoritmi che stanno dietro a siti come Facebook, Instagram, Google, et similia. In buona sostanza mi mostrano quello che voglio vedere.
Tutto molto semplice. Tutto molto regolare. Ma c’è un ma.
Il ma è che non sono solo io a vivere questa situazione. Milioni di persone si nutrono giornalmente dei medesimi contenuti: i loro ricordi affondano le radici negli stessi riferimenti culturali e si riconoscono in modelli, situazioni e archetipi comuni.
Insomma, per dirla con una terminologia cara al marketing, siamo un mercato.
Di questo, ovviamente, non me ne sono accorto solo io.
Tutta l’industria, da quella cinematografica a quella delle tecnologia, passando da quella dei dolciumi e della moda, ha capito che quelle generazioni di adolescenti (o poco più) vissute a cavallo degli anni ’80 e ’90, oggi sono cresciute ed sono diventate adulte. Adulti che hanno capacità di spesa (seppur in molti casi legata a contratti precari) e con un forte radicamento al passato. Il loro.
Remake di film di successo, prodotti in voga 20 anni fa e addirittura le merendine, che abbiamo mangiato da piccoli, sono tornate sul mercato spinte da quei brand che sentiamo ormai un po’ nostri.
Quello a cui stiamo assistendo in questo periodo è un clamoroso ritorno al passato trainato, molto probabilmente, da due fattori principali: la voglia di certezze e la voglia di sentirsi meglio o migliori.
Evidentemente, in un mondo che ormai va davvero velocissimo e che ci pone costantemente sfide sempre più importanti, tornare con la mente a momenti più rilassati ci appare come rifugio naturale al quale è difficile rinunciare. E, il secondo aspetto, è facilmente riassumibile nella tipica frase della nonna: “si stava meglio quando si stava peggio”.
Scopri il numero dedicato al marketing della nostalgia:
Bene, in questo contesto, le aziende e i brand cercano di andare a pescare quei prodotti e quelle percezioni a noi care per riproporli sul mercato (ossia a noi) e, perché no, cercare in questo modo di trainare anche il nuovo prodotto di punta.
Ivan Zorico