Raffaello Castellano (543)
Oggi non si fa che parlare del Black Friday (“venerdì nero” in inglese), il giorno dopo la festa del Ringraziamento, che negli Stati Uniti, dà inizio alla stagione dello shopping natalizio. I negozi, e soprattutto le grandi catene, sono solite offrire promozioni e sconti eccezionali per incrementare le proprie vendite. In America è un giorno molto atteso dai clienti che, in alcuni casi sono pronti ad accamparsi fuori dai negozi la notte prima, per essere i primi in fila all’apertura.
L’origine esatta del nome Black Friday è ancora incerta, anche se sembra che secondo alcuni, farebbe riferimento alle annotazioni sui libri contabili dei commercianti che, tradizionalmente, passavano dal colore rosso (perdite) al colore nero (guadagni), per cui il Black Friday indicherebbe un giorno di grandi guadagni per le attività commerciali.
Il Black Friday è diventato, in un epoca di consumismo sfrenato come la nostra, un indicatore economico importantissimo, basti pensare ad esempio ai dati riferiti al 2013: negli Stati Uniti furono spesi 57,4 miliardi di dollari in un solo giorno, da più di ottanta milioni di persone; per offrire un paragone è come se l’intera popolazione della Germania fosse andata a fare shopping nello stesso giorno.
Un fiume di denaro e di dati che negli ultimi anni è attentamente osservato e atteso dagli analisti finanziari e dagli ambienti borsistici statunitensi e internazionali, perché rappresenta un valido indicatore, sia sulla predisposizione agli acquisti, sia, indirettamente, sulla capacità di spesa dei consumatori statunitensi, che insieme ai consumatori cinesi, rappresentano i due più grandi mercati mondiali.
Negli ultimi anni anche le catene di negozi del nostro Paese stanno sperimentando il Black Friday. Si sa che gli europei, e noi italiani in particolare, sono molto “attenti” alle mode statunitensi, feste importate come Halloween e lo stesso Black Friday, stanno lì a dimostrarcelo.