Gli ultimi due anni e passa, ossia dallo scoppio della pandemia di SarsCov2 nel nostro paese, lo sappiamo, ci hanno costretti a un cambio di abitudini e ritmi di vita molto importante.
Soprattutto da Marzo 2020, ossia con l’istituzione del primo lockdown, costretti nelle nostre abitazioni, abbiamo, come si dice, riscoperto quei luoghi per la prima volta, complici lo smart working (per chi lo poteva svolgere) e la DAD abbiamo imparato a sfruttare ogni angolo e postazione delle nostre case.
Ma anche alcuni mobili sono diventati “improvvisamente” più importanti degli altri, fra tutte sono state le nostre librerie che sono diventate necessarie, fondamentali e tornate prepotentemente sulla scena mediatica.
Quasi ogni collegamento, telegiornale, esperto, virologo, infettivologo e giornalista, ma anche noi durante le tantissime ed interminabili call, avevamo alle nostre spalle l’onnipresente libreria, che come un lume tutelare testimoniava la veridicità, serietà e profondità delle nostre e altrui parole.
Insomma, quando siamo rimasti confinati a casa, con pochissime opzioni, molto spesso soli e costretti a fare i conti con noi stessi, le librerie ed i libri sono diventati i nostri altari laici, gli ex voto e le icone sacre a cui indirizzare le nostre preghiere sul bisogno di sicurezza, conforto e verità.
Certo, ci siamo attaccati anche alle nostre TV e ai nostri computer, ma pochi di noi si sono collegati online durante una call o intervista con un televisore acceso alle spalle o il case o la stampante del pc.
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Tra il 2020 e il 2021, complici le varie restrizioni, abbiamo giocoforza acquistato più libri e acquisito un’abitudine alla lettura; certo i dati del 2022 sono in calo, ma sono ancora superiori a quelli non dopati pre-pandemia del 2019. Vogliamo pensare che questo sia un risultato tangibile del fatto che, probabilmente, questa pandemia qualcosa di positivo ce l’ha lasciata.
Quando avevamo paura, eravamo sconcertati, se non proprio terrorizzati, il libro è tornato ad essere un vero e proprio salvagente a cui aggrapparci, e non solo per il suo contenuto, ma proprio come oggetto, depositario di quella conoscenza, quasi ideale e mistica, che in quel momento, durante l’incertezza assoluta e l’ignoranza sul Covid19, avvertivamo come un disperato bisogno.
I dati di vendite e di acquisto del 2020 e del 2021, hanno confermato questa sete di sapere degli Italiani, come ho scritto in un articolo pubblicato esattamente un anno fa, e questo ci ha fatto comprendere che quando l’incertezza regna sovrana il libro è stato l’unico baluardo che abbiamo saputo e voluto erigere contro la nostra ignoranza.
Ma dopo la storia recente, veniamo alla cronaca: nei primi 3 mesi del 2022, l’AIE Associazione Italiana Editori, riporta che “le vendite di varia, ovvero romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione, è in flessione del 3,7% a valore e del 2,3% a numero di copie rispetto ai primi tre mesi del 2021, che avevano registrato un andamento particolarmente positivo. Le vendite a prezzo di copertina nelle prime dodici settimane sono state pari, infatti, a 364,7 milioni di euro, le copie vendute a 24,332 milioni (si sono persi a valore 14 milioni di euro e 575mila copie vendute rispetto al 2021)”.
La flessione è ancora più marcata se prendiamo in esame il solo mese di Marzo: infatti lo studio dell’AIE riporta che dal “periodo 28 febbraio – 27 marzo si registra un -2,9% a valore e -1,0% a copie rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le vendite sono state pari a 118,1 milioni e le copie a 7,860 milioni (rispetto al marzo 2021 si sono persi rispettivamente 3,6 milioni a valore e 82mila copie)”.
Ma, come ho scritto anche in un post che ho pubblicato su LinkedIn in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore lo scorso 23 Aprile, “il 2020 e il 2021, lo sappiamo, sono stati, a causa della pandemia da Covid19, due anni “anomali” per quanto riguarda i dati e i numeri raccolti per riguardo libri, lettura e vendite. Più importante e corretta è la situazione che emerge dal raffronto del 1° trimestre 2022 con lo stesso periodo del 2019. Gli indicatori rispetto ai primi tre mesi del 2019 sono tutti positivi: le vendite, infatti, sono in crescita del 18,9% a valore e del 19,5% a numero di copie, ovvero 58,1 milioni di euro in più e 3,971 milioni di copie in più rispetto al periodo corrispondente del 2019”.
Quindi cosa concludere per chiudere il cerchio e spiegare il titolo di questo numero di Smart Marketing?
Nei due anni del 2020 e 2021 abbiamo giocoforza acquistato più libri e acquisito un’abitudine alla lettura, certo i dati del 2022 sono in calo, ma sono ancora superiori a quelli non dopati pre-pandemia del 2019.
Voglio pensare che questo sia un risultato tangibile del fatto che probabilmente questa pandemia qualcosa di positivo ce l’abbia lasciata.
Le abitudini sono qualcosa di strano e complicato, la psicologia e la neurologia ci dicono che il nostro cervello predilige utilizzare sempre le stesse connessioni neurali sia per risparmiare energia sia perché sviluppare una nuova connessione neurale (leggi abitudine) costa fatica, eppure ciò che all’inizio costa fatica col tempo e con l’allenamento diventa facile e veloce.
Cosa voglio dire allora?
Il potere del libro, il Book Power, ha creato in tanti Italiani nuove conoscenze, nuove connessioni neurali, nuove abitudini e, come rilevava tanti secoli fa Aristotele (che oggi sarebbe un formatore motivazionale di successo):
Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente, perciò l’eccellenza non è un atto ma un’abitudine
Buona lettura, buoni libri e buone abitudini a tutti voi.
Raffaello Castellano
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