La notizia di questi giorni è che Clubhouse, il social che ha messo al centro la voce, sbarcherà nei prossimi mesi su Android.
Iniziamo con il dire che senza dubbio Clubhouse è stata la vera novità social di questo inizio 2021. Un fenomeno letteralmente esploso sul finire di gennaio e che ha visto un notevole hype, soprattutto tra gli addetti ai lavori. Ad un certo punto sembrava si fosse scatenata una vera e propria caccia all’oro, alla ricerca dell’Eldorado: persone che mercanteggiavano inviti ed altre che pensavano di aver messo piede (meglio bocca) in un mondo magico ed inesplorato. I motivi del suo successo sono stati sostanzialmente due: il primo, mettendo la voce al centro è andato a cavalcare un trend (come quello dei podcast) di sicuro interesse e, il secondo, l’aver puntato sul principio di esclusività e scarsità (accessibile solo per utenti iOS e su invito) ha giocato a suo favore.
L’abbiamo visto anche in passato, non appena c’è una novità nel mondo social, due sono le strade che intraprendono gli altri big in campo: o comprano direttamente il nuovo competitor (un esempio su tutti, Facebook con Instagram) o cercano di inglobare le nuove features (come per le stories e i filtri di Snapchat ripresi da Instagram, già acquisita da Facebook, che al mercato mio padre comprò).
Ed anche in questo caso la storia si ripete: molti player stanno lavorando per inglobare le caratteristiche di Clubhouse (stanze dove poter conversare tramite l’ausilio del solo audio) all’interno dei loro ecosistemi. Infatti dopo l’annuncio di Twitter, Facebook e Telegram, sembrerebbe che anche LinkedIn stia lavorando per diventare un concorrente di Clubhouse.
Ma l’aspetto davvero interessante, almeno dal mio punto di vista, è che dopo quel clamore iniziale, si sia spenta la luce dei riflettori su questo social. Come dimostrano i Google Trends, Clubhouse ha perso molto interesse nel giro di brevissimo tempo.
Certo dare l’accesso agli androidiani, e magari eliminare lo scoglio degli inviti, potrebbe dare nuova linfa vitale a Clubhouse, ma al contempo potrebbe cadere quell’aurea di esclusività, che tanto le aveva giovato solo qualche settimana fa. Forse questo social sta mostrando qualche “crepa”: ad esempio il fatto di dover essere fisicamente online per partecipare alle stanze e non poter recuperare in un secondo momento il contenuto (come invece siamo abituati sulle altre piattaforme) ne sta minando un po’ l’utilizzo.
L’altro rischio è che, tra qualche mese, gli altri competitor potrebbero aver recuperato il gap e “mangiarsi” tutta l’audience. Il ché, come abbiamo visto in passato, non sarebbe affatto qualcosa di inusuale.
Quello che certamente rimarrà sarà la centralità dell’audio. Almeno su questo, credo, non si tornerà più indietro.
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