Cosa si intende per bias cognitivo in finanza?

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Cosa si intende per bias cognitivo in finanza?

Iniziamo da un paio di definizioni. Nulla di noioso, l’intento è di delimitare un po’ il recinto in cui ci muoveremo.

Per distorsione cognitiva si intende un sistematico allontanamento dai principi di razionalità che dovrebbero sottintendere ogni processo mentale e decisionale. Ci accorgiamo (o meno) che nell’esprimere un proprio giudizio saremo caratterizzati da un’evidente carenza di oggettività nel processo di analisi.

E la finanza cosa è? Rifacendoci al rigore di una definizione, ci si riferisce a quell’area delle scienze economiche che studia le scelte di investimento.

Anche qui possiamo semplificare pur rimanendo meticolosi. In genere si ha un problema economico quando si è indecisi se andare al cinema oppure al teatro per appagare un nostro bisogno. Non dobbiamo per forza scomodare le funzioni di utilità per comprendere se ci fa più piacere guardare un film al cinema o assistere ad una rappresentazione teatrale o perché no andare allo stadio per guardare la nostra squadra del cuore. 

Un problema di finanza, invece, si palesa quando siamo obbligati a fare i conti con delle risorse limitate. In pratica abbiamo a disposizione qualche euro nel portafogli e dobbiamo “allocarli” nel modo più giusto, sempre per soddisfare un nostro bisogno. Dobbiamo pertanto scegliere cosa fare date le risorse a nostra disposizione.

E allora siamo pronti per capire quando si verifica un bias cognitivo in finanza. Ma basta con le definizioni. Guardiamo assieme un esempio pratico e poi proviamo a trarre qualche evidenza che ci possa esser d’aiuto nei processi di valutazione.

Partiamo da un esempio semplice con l’obiettivo di spostarci gradualmente verso il mondo dei trader. Immaginiamo di trovarci dinanzi una scommessa, un gioco rischioso pertanto e di avere già subito una perdita di 100 euro. Ci viene offerta allora la possibilità di tirare una moneta con due scenari possibili oppure di ripagare quanto perso e di abbandonare il gioco. I due possibili scenari sono i seguenti: 

  1. qualora uscisse testa non dovremmo più dare i 100 euro persi precedentemente; 
  2. ma se dovesse uscire croce dovremmo sborsare ancora 100 euro. 

Sebbene qualche lettore sceglierebbe la prima possibilità, e quindi di accettare una perdita certa, la maggior parte sarebbe indotta ad affrontare una nuova scommessa, con la reale possibilità di amplificare le perdite, nell’illusione di poter pareggiare la perdita iniziale. 

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Ogni giorno prendiamo migliaia di decisioni e non sempre abbiamo il tempo necessario per raccogliere tutte le informazioni necessarie per prendere la migliore decisione possibile. Proprio per sopravvivere a queste situazioni, facciamo involontariamente ricorso ai pregiudizi – ai bias – che intervengono nelle nostre scelte decisionali molto più spesso di quanto pensiamo.

Si è pertanto avversi alla perdita certa. E anche gli investitori o addirittura i trader improvvisati sono spinti da questo bias comportamentale. Nell’impostazione moderna della finanza, è proprio la finanza comportamentale che ci viene in aiuto. È la psicologia applicata alla finanza che può fare la differenza. 

Chiaramente, proprio perché certi schemi mentali sono difficili da abbattere, è davvero di vitale importanza avere una disciplina ferrea quando ci approcciamo agli investimenti oppure, per i più fortunati, disporre di un bravo psicologo seduto proprio lì accanto ogni volta si sceglie di fare un investimento. Molto probabilmente quest’ultima opzione non è praticabile da tutti. Per comprendere l’importanza di avere un esperto (non di finanza) ma di processi psicologici accanto a noi, occorre sapere che molti fondi hedge di successo considerano una figura professionale con esperienza in psicologia come un asset fondamentale, a tal punto da affiancarla ai trader. L’obiettivo finale è quello di evitare che un processo di investimento finisca per esser considerato alla stregua di un gioco di azzardo. 

Pertanto il consiglio vero, qualora non si disponga di una persona accanto che ci faccia affrontare le scelte finanziare in maniera logica e razionale, sarebbe almeno quello di avere un buon sistema di gestione del rischio. Qualcosa di inappuntabile, di rigoroso. Un’imposizione che ci auto fissiamo all’inizio del “gioco”. Stabilire pertanto l’ammontare della perdita massima e verosimilmente predefinire un punto di uscita, il cui guadagno ci renda soddisfatti dato il rischio preso ex-ante.

Una bella presentazione delle trappole comportamentali più comuni è stata svolta da Banca d’Italia attraverso dei video davvero divulgativi: li trovi qui; buona visione.

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Christian Zorico
Ha conseguito il Master of Quantitative Finance and Risk Management (MAFINRISK) presso l’Università Bocconi nel 2005 dopo essersi laureato in Economia degli Intermediari Finanziari presso la stessa Università. Inizialmente ha svolto attività di ricerca e tutoring per i corsi di Portfolio management e Applied Econometrics presso l’Università Bocconi tenuti dal Professor Andrea Beltratti. In seguito ha avuto modo di consolidare le nozioni tecniche ed applicarle sul campo durante l’esperienza come quantitative analyst e risk manager in un Hedge Fund con strategia macro e successivamente ricoprendo la posizione di gestore di portafoglio e fund manager con mandato flessibile per una banca privata svizzera e un gestore di fondi. L’area di interesse è da sempre il mondo fixed-income e azionario, inseriti nel più ampio approccio di analisi top-down.