Vi è mai capitato di comprare casa, o anche solo di pensarci? Per decenni l’acquisto di un immobile ha rappresentato un chiaro segno di maturità personale, raggiungimento di obiettivi e, perchè no, di benessere finanziario. Mi chiedo se oggi sia ancora così.
Prima di tutto perchè chi è proprietario di una casa ha una serie non indifferente di svantaggi. Non intendo certo la fatica di partecipare alle assemblee di condominio, le manutenzioni straordinarie e gli incarti per le attività ordinarie, ma i disincentivi fiscali che provengono dallo Stato.
Parliamo di ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che dovrebbe misurare la condizione economica di una famiglia. Un affitto abbassa la ricchezza ed è considerato una componente negativa (la norma afferma che dal reddito lordo è possibile sottrarre il canone di locazione fino a 7000 euro l’anno con eventuali incrementi in caso di figli).
Il mutuo ipotecario non viene imputato come un costo, nonostante ogni mese ci sia comunque un esborso economico, e dalla rata si può recuperare fiscalmente solo il 19% degli interessi maturati.
“Ma tu possiedi un immobile!” si potrebbe ribattere.
Infatti la casa è conteggiata, a livelllo di Isee, nel patrimonio, quindi aumenta la ricchezza, ma senza beneficiare di gevolazione sui costi.
L’altra nota interessante riguarda i tassi di interesse con valori talvolta negativi.
Pensando sempre all’acquisto della casa ogni mese viene rimborsato molto capitale e pochissimi interessi (dedicubili per meno di 1/5). Fantastico! O no?
Vista dal lato della banca la situazione diventa meno rosea.
Gli istituti di credito marginalizzano dal differenziale tra i i ricavi del denaro prestato ed il costo dei depositi.
Ma se il tasso del mutuo viene quotato al di sotto dell’1%, quanti mutui dovrà erogare la banca per sopravvivere e quale remunerazione potrà offrire al risparmiatore privato?
Con un tasso fisso per ottenere il credito che può toccare anche lo 0,6% annuo e rendimento sui depositi pari a zero, senza saperlo, stiamo distruggendo la ricchezza.
Le banche registrano un esubero di personale e, per sopravvivere, cercano di fondersi o essere messe in liquidazione.
In alternativa propongono ai risparmiatori investimenti e prodotti assicurativi non sempre adatti a loro, per non usare parole più pesanti e forse più veritiere.
Ci sarà un motivo se il questionario MiFid è sempre più lungo e arricchito di domande!.
Tornano all’ottica del privato, una bassa remunerazione del denaro porta a disincentivare il risparmio.
Come a dire: “chi me lo fa fare di mettere da parte anche solo 100 euro, se non ci guadagno nulla e, anzi, posso comprare anche il frullatore di casa a rate con tasso zero?”
Tutto questo ovviamente favorito anche dall’indicatore ISEE. Infatti chi rinuncia alla pizza del sabato sera o alle vacanze per mettere da parte qualche soldino, avrà ricchezza maggiore.
Chi va dal parrucchiere, che magari incassa i soldi e non sempre fa la ricevuta, ogni settimana è favorito perchè ha poco denaro da parte, quindi merita di essere aiutato.
Le agevolazioni passano dagli assegni familiari, sconti sulle rette scolastiche, sugli abbonamenti a servizi pubblici, sulle utenze, sui servizi sanitari e dentistici, riduzione del canone RAI, sconti sul canone telefonico, riduzione della tassa sui rifiuti, sui libri scolastici e sulle attività sportive dei figli.
Vale davvero la pena sostenere chi non risparmia? O sarebbe auspicabile destinare maggiori importi a chi, nonostante cerchi di centellinare ogni euro, non arriva a fine mese?
Il mattone come investimento ha perduto valore. Il famoso IRR (Internal Rate of Return) si contrae per effetto dlla tassazione disincentivando il risparmio e mette nero su bianco l’assenza di prospettive di ripresa economica.
Infatti se il denaro prestato a 5 anni ha un tasso di uno zero virgola qualcosa inferiore a quello prestato a 20 anni, significa che da qui ai prossimi 20 anni la situazione non sarà cambiata di molto.
Così, mentre le aziende chiudono, si tenta di sbarcare il lunario aprendo B&B o emigrando in Spagna.
Sarà davvero una decresicata felice quella che ci aspetta? O favorire la cicala rispetto alla formica sta indebolendo il Paese? Da 20 anni si registra una crescita del PIL dello 0,2% annuo, gli stipendi sono diminuiti e anche il monte ore dando una parvenza di aumento del lavoro, ma la precarietà è sempre in agguato.
La soluzione starà nella tassa sulle merendine? O sulle bibite gassate? Che andranno considerate beni di lusso. Oltre ai voli aerei e al contante. Staremo a vedere.
Intanto si avvicina il 31 ottobre, che per tutti è Halloween (tanto per non favorire la formica che risparmia ma la cicala che consuma in cose inutili) ma sarebbe auspicabile tornasse ad essere la Giornata Mondiale del Risparmio istituita nel 1924 da Maffeo Pantaleoni in occasione del congresso dell’Istituto internazionale del Risparmio.
Durante quel primo incontro, conclusosi appunto il 31 ottobre 1924, si voleva proporre il risparmio come base dell’educazione non solo economica della società, ma volta ad un uso migliore della richezza sociale e individuale. Non ozio, ma lavoro per diffondere il risparmio come ideale a sostegno dell’economia del territorio e delle esigenze della collettività.
Questi tassi non incentivano a risparmiare e tolgono la prospettiva di un futuro migliore, facendo smettere di sognare il domani.