Questo articolo è una rielaborazione di una mia precedente pubblicazione avvenuta sulla rivista dell’Ordine Architetti PPC della Provincia di Taranto AT09 nel dicembre del 2012.
La parola crisi sta diventando un tormentone dei media al punto tale da essere svuotata del suo stesso significato. Nonostante questo non si può negare che essa esista. Forse i suoi effetti non sono sentiti da tutti ma molti ne sono coinvolti. Se la parola crisi fosse una locomotiva, i sui binari sarebbero finanza spregiudicata e cattiva amministrazione pubblica, mentre i suoi vagoni si chiamerebbero indebitamento pubblico, bolla immobiliare, disoccupazione, calo dei consumi, pressione fiscale, riduzione dei servizi pubblici, emigrazione, sfruttamento senza regole delle risorse naturali, inquinamento ambientale e altro ancora. Di sicuro questo treno ha investito ogni tipo di professione lasciando dietro di se una lunga scia di incertezze.
Pertanto questa motrice che trascina cause ed effetti negativi è necessario conoscerla e capirla, per poi prenderne il controllo.
E come si fa ad avere un primo approccio all’argomento senza morire di noia al primo round?
Film, televisione e teatro ci possono essere d’aiuto. I prodotti dell’intrattenimento stanno trattando questo tema molto più di quanto non lo facessero prima ed anche con grande impegno . Spesso la narrazione è capace di riuscire a catturare e trasmettere meglio le sfaccettature e la complessità di un particolare periodo storico.
Ecco una personale selezione di film, documentari e spettacoli teatrali che hanno come tema la finanza e l’attuale crisi economica (soprattutto quella recente).
Se dovessi aver dimenticato qualche opera cinematografica o video vi prego di segnalarmelo anche per mezzo di un commento a questo articolo.
Senza andare lontanissimo nel tempo si potrebbe mettere a capo di questo elenco il film Wall Street del 1987 diretto da Oliver Stone, da sempre il registra più anti-hollywoodiano dell’ industria cinematografica americana. La pellicola è una fotografia dell’avido mondo della finanza degli anni ottanta. E’ Michael Douglas a vestire i panni dell’ immorale personaggio Gordon Gekko che nella storia fa del libero mercato la sua religione e sfrutta a suo vantaggio tutte le falle del sistema borsistico internazionale.
Non è un caso che lo stesso personaggio si ripresenta in una seconda pellicola dal titolo Wall Street – Il denaro non dorme mai (Wall Street: Money Never Sleeps) del 2010 diretto sempre da Oliver Stone. Gordon Gekko, dopo anni di galera e apparentemente rinsavito dalla sua avidità, si ripresenta nel 2008 per avvisare i piccoli e grandi investitori dell’imminente crack che colpirà a breve la disastrata economia mondiale.Questa volta il regista non vuole solo dare un ritratto del mondo finanziario attuale ma anche una possibile ricetta per il futuro dove ricerca, tecnologia e green economy vanno a braccetto con una finanza eticamente e moralmente più corretta.
Ma crisi finanziaria si traduce subito in perdita di posti di lavoro. Con il tema dei licenziamenti l’industria cinematografica si può permettere di rappresentare un ventaglio di emozioni più ampio rispetto a quelli generati dalla semplice avidità. L’attenzione si sposta verso personaggi più comuni e più vicini alla quotidianità del grande pubblico.
Rimanendo tra le pellicole statunitensi, su questa traccia si inseriscono sia la commedia Tra le nuvole (Up in the Air) del 2009 con regia di Jason Reitman, sia il film drammatico The Company Men del 2010 scritto e diretto da John Wells. Il primo film narra di un tagliatore di teste di professione che a sua volta viene disarcionato dal suo posto di lavoro, mentre il secondo mette in evidenza la forte relazione che esiste tra industria, finanza, lavoro e serenità familiare.
Sempre sul tema dell’occupazione del cinema europeo è necessario citare il film francese dallo humour nero Louise-Michel del 2009. E’ una commedia diretta da Gustave de Kervern e Benoît Delépine che prende spunto da alcuni fatti di cronaca e li spinge sino al surreale. Racconta la storia di un gruppo di operaie licenziate dalla loro fabbrica che decidono di ingaggiare un killer per vendicarsi dell’ingrato padrone.
Ma spesso la realtà supera la fantasia e gli sceneggiatori non devono far altro che rileggere e riordinare gli eventi finanziari degli ultimi anni per estrapolare delle ottime storie.
E’ così che nasce il bellissimo docu-film per la televisione Too big to fail – Il crollo dei giganti del 2011 diretto da Curtis Hanson e prodotto dalla impegnatissima casa di produzione HBO. E’ la ricostruzione fedele dei fatti avvenuti negli ultimi giorni prima del fallimento della quinta banca più importante d’America, la Lehman Brothers. Sullo sfondo c’è la bolla finanziaria creata dai mutui subprime del 2008 ma al centro della storia c’è il personaggio reale del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Hanry Paulson, impersonato dal bravissimo William Hurt. Si racconta come costui sia stato costretto a salvare altre banche sull’orlo del fallimento con fondi statali, ed anche a ridurre la regolamentazione del mercato bancario, che limitava la fusione di enormi gruppi finanziari, pur di fermare l’effetto domino sull’intera economia statunitense e internazionale generato proprio dal fallimento della Lehman Brothers.
Non posso non citare, sempre della stessa HBO, il docu-film ancora in produzione che ricostruisce l’ascesa e la caduta del finanziere senza scrupoli Bernard Madoff diventato ricco e famoso per aver applicato in modo scientifico lo Schema Ponzi per truffare migliaia di risparmiatori. Robert De Niro sarà il protagonista e il produttore esecutivo di questa pellicola per il piccolo schermo basata sulla ricostruzione fatta da Laurie Sandel nel libro Truth and Consequences: Life Inside the Madoff Family. La vicenda ha avuto enormi ripercussioni in tutto il mondo ed alcuni istituti di credito italiani di grande rilievo sono tra le sue vittime. Questo personaggio vero è stato già onorato con un altro docufilm del 2011 dal titolo Chasing Madoff di Jeff Prosserman.
Anche riguardo lo Schema Ponzi nello specifico è stato realizzato un documentario: The Ponzi Scheme scritto, prodotto, diretto e montato da Billie Mintz nel 2009, disponibile per ora solo in lingua inglese.
E il cinema italiano cosa riserva riguardo l’argomento? Ben Poco fin ora. Quel poco prende persino le distanze dalla nostra realtà solo per evitare pericolose querele con gli autori di episodi di mala finanza. Come il film Il Gioiellino della regia di Andrea Molaioli del 2011 che prende spunto dagli eventi del Crack finanziario della Parmalat, fulgido esempio di “finanza creativa”.
Di recente uscita è L’Industriale, della regia di Giuliano Montaldo, dramma ambientato nella Torino di oggi, dove la crisi economica mette in luce la precarietà degli affetti quando questi si basano solo sulla presenza di un benessere economico. Protagonista è il proprietario di una fabbrica che ha deciso di risolvere i suoi problemi senza farsi scrupoli di ogni sorta pur di salvare la sua azienda e il posto di lavoro ai suoi dipendenti.
Sempre in Italia, ma in ambito teatrale, sono da riportare i coraggiosi show scritti e interpretati da Eugenio Benetazzo professionista preso in prestito direttamente dal mondo dell’economia. E’ considerato tra gli esperti del settore il più autorevole economista fuori dal coro in Italia, conosciuto per il suo modo irriverente e dissacratore con cui analizza e racconta lo scenario macroeconomico contemporaneo. Ultimamente ha girato l’Italia con lo spettacolo teatrale Funny Money: Quello che non sapevi nel quale racconta come entro i prossimi anni il genere umano si troverà a gestire la convergenza spiacevole di tre crisi strutturali: quella macroeconomica, quella energetica e infine quella alimentare. E’ da considerarsi il seguito del suo precedente spettacolo del 2009 dal titolo Bancarotta – Le cause della crisi economica .
Tra i recenti documentari che raccontano la crisi nel nostro paese devo necessariamente citare Solving di Giovanni Mazzitelli, Rosarno di Greta De Lazzaris e Mirage à l’italienne di Alessandra Celesia.
Solving è una testimonianza toccante sulla crisi vissuta in prima persona dagli imprenditori schiacciati dai debiti e dalle tasse. Nello stesso documentario si ricostruiscono sia le storie di quegl’uomini che non hanno retto al peso psicologico dell’essere considerato insolvente e hanno deciso di suicidarsi, e sia di quelli che nonostante tutto hanno deciso di ricominciare e reinventare la propria attività imprenditoriale.
Rosarno è un documentario che racconta nell’arco di una decade la dura realtà dei migranti che sopravvivono raccogliendo pomodori nella piana di Gioia Tauro. Sono di fatto schiavi nati con l’economia agricola globale e che le istituzioni fanno finta di non vedere per non rompere il labile equilibrio economico di quel territorio.
Mirage à l’italienne è il racconto intimo di cinque protagonisti che lasciano l’Italia per trovare un lavoro e recuperare una speranza di vita smarrita nel proprio paese. Questa speranza però stenta ad arrivare.
Anche i paesi come Grecia e Spagna, che in Europa condividono con l’Italia il ruolo di ultimi della classe, hanno prodotti meritevole di attenzione.
La disastrosa situazione finanziaria dello stato greco ha fatto si che per la prima volta in questo paese si producesse un film-documento partendo dalla partecipazione diretta del pubblico. Una comunity web, frequentata anche da esperti del settore economico e finanziario, ha ideato, scritto e diretto il documentario Debtocracy che analizza l’attuale crisi dello stato greco e cerca nella storia le cause del debito pubblico proponendo soluzioni alternative a quelle proposte dal governo e dai media dominanti. Il documentario è distribuito online sotto Creative Commons License dall’ aprile del 2011.
Riguardo la Spagna consiglio di vedere il film Concursante diretto da Rodrigo Cortés. E’ decisamente originale e senza dubbio può essere definito un film scomodo. E’ uscito nelle sale spagnole nel 2007 per rimanerci molto poco. Dopo essere sparito per un paio di anni da tutti i media tradizionali, senza nessun valido motivo, è riapparso in rete raccogliendo pubblico e consensi .
Argomenti del film sono il sistema bancario, il signoraggio e le tasse. E’ la storia di un’ uomo che dopo aver vinto un premio miliardario in tv entra in contatto con il mondo della finanza scoprendone difetti e inganni.
Quasi al termine di questa carrellata, elenco quattro documentari che parlano di ambiente, risorse planetarie, multinazionali e equità. I quattro argomenti sono legati a filo doppio al futuro sviluppo della crisi economica mondiale. Le risorse ambientali diventano non solo il bene economico di rifugio ma l’unica fonte di guadagno certa per i grandi gruppi finanziari . Le imprese senza scrupoli colpite dalla crisi non accetterebbero mai un calo considerevole dei profitti, pertanto si rifugerebbero ancor più nello sfruttamento delle risorse ambientali ma senza investire nella rigenerazione delle stesse, condannando così ad un orribile destino le generazioni future. Questi documentari ce lo spiegano.
Home è un documentario su ambiente e cambiamento climatico di Yann Arthus-Bertrand, prodotto da Luc Besson, diffuso contemporaneamente nel 2009 nelle sale cinematografiche di 50 paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente. Concepito come un reportage di viaggio, è realizzato quasi interamente con immagini aeree. Tema ricorrente del documentario è quello del delicato e fondamentale collegamento che esiste tra tutti gli organismi che vi fanno parte.
Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) è un film-documentario diretto da Davis Guggenheim, riguardante il problema mondiale del riscaldamento globale, e avente come protagonista l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Al Gore. Si basa in larga parte su una presentazione multimediale che Gore ha utilizzato come parte della sua campagna di informazione sui cambiamenti climatici. Il film ha vinto il premio Oscar 2007 come miglior documentario.
The Corporation è un documentario canadese del 2003, diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott e tratto dall’omonimo libro di Joel Bakan. Il documentario analizza il potere illimitato che hanno le multinazionali nell’economia mondiale, e i danni che esse creano. Arriva persino a dimostrare che se una multinazionale fosse un essere umano avrebbe il profilo psicologico di uno psicopatico.
Inequality for All di Jacob Kornbluth è un documentario che segue l’ex Segretario del Lavoro americano, Robert Reich, mentre cerca di rendere consapevole la popolazione dell’enorme gap economico che il paese sta accumulando. La tesi di fondo del film è che li dove c’è una enorme differenza economica c’è sicuramente una perdita di democrazia ed equità.
Per chiudere il percorso inserisco un film di qualche tempo fa e dai toni meno impegnativi, utile però per ricordarsi le primordiali finalità di un’economia basata su imprese e capitali. E’ la favola di Mister Hula Hoop ambientata nella New York all’epoca della grande depressione degli anni trenta. Il filmdel 1994, scritto e diretto dai fratelli Joel e Ethan Coen, cerca di mettere in ridicolo la perdita di senso del mercato azionario inteso come mezzo di finanziamento di un progetto industriale finalizzato alla realizzazione di prodotti che soddisfino le esigenze dei consumatori.
Il percorso fin qui proposto è un pretesto per riflettere su un argomento che influenzerà nel bene e nel male l’intero pianeta e soprattutto la nostra vita quotidiana. Il percorso di analisi di questa crisi rimane comunque lungo. Il tempo a disposizione per trovare soluzioni a tutto questo è estremamente breve. Tutti noi saremo chiamati a fare delle scelte quanto prima (Crisi, dal greco κρίσις, significa scelta). Quelle che ne scaturiranno da questa consapevolezza saranno comunque forti e influiranno qualsiasi ambito lavorativo e sociale.