Dal mito alla macchina: “L’algoritmo di Babele” e le radici culturali dell’Intelligenza Artificiale

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Nello slider la copertina del libro “L'algoritmo di Babele. Storie e miti dell'intelligenza artificiale”, di Andrea Colamedici e Simone Arcagni - Smart Marketing

Per il quinto anno consecutivo, anche nel 2025 voglio proporvi un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.

 

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa.

E se l’Intelligenza Artificiale fosse più antica di quanto pensiamo?

Questa domanda è il punto di partenza affascinante del libro “L’algoritmo di Babele. Storie e miti dell’intelligenza artificiale”, scritto da Andrea Colamedici e Simone Arcagni. Pubblicato da Solferino, questo saggio ci accompagna in un viaggio attraverso i secoli, esplorando come le grandi narrazioni del passato abbiano influenzato l’immaginario dell’IA.

Gli autori ci guidano attraverso capolavori letterari e filosofici, da Omero a Borges, passando per Giordano Bruno e Kafka, mostrando come l’IA sia profondamente intrecciata con la nostra cultura. Il libro si propone come un vero “atlante archeologico della modernità”, invitandoci a riflettere sulle sfide etiche e cognitive dell’era digitale.

La scoperta che Omero potrebbe essere stato il primo a descrivere un automa più di 2700 anni fa è sorprendente e stimola la curiosità di approfondire queste fonti storiche e letterarie. Questo approccio ci invita a comprendere meglio come le idee del passato abbiano plasmato il nostro presente tecnologico.

Ma cosa accade quando l’Intelligenza Artificiale inizia a raccontare storie?

Negli ultimi anni, algoritmi avanzati come ChatGPT e sistemi di generazione testuale hanno dimostrato di poter scrivere poesie, sceneggiature e persino romanzi. Questa capacità solleva interrogativi profondi sulla creatività e sull’identità dell’autore: può una macchina essere considerata un narratore a tutti gli effetti? E se sì, quali implicazioni avrà sulla letteratura e sulla cultura? L’algoritmo di Babele affronta anche queste tematiche, evidenziando come l’IA non sia solo un oggetto del racconto, ma anche un possibile creatore di nuove narrazioni.

L’algoritmo di Babele non è solo un libro sull’IA, ma un invito a riflettere sulla nostra condizione umana in un mondo sempre più dominato dalle tecnologie. È un’opera che unisce umanesimo e innovazione, offrendo una prospettiva nuova e stimolante su cosa significa essere umani nell’era digitale. Attraverso le pagine del libro, scopriremo come le storie e i miti abbiano contribuito a creare l’immaginario collettivo sull’intelligenza artificiale, influenzando, anzi costruendo, sia la sua evoluzione tecnologica sia le discussioni etiche che ne derivano.

Nell'immagine la copertina del libro “L'algoritmo di Babele. Storie e miti dell'intelligenza artificiale”, di Andrea Colamedici e Simone Arcagni - Smart Marketing

L’algoritmo di Babele

Storie e miti dell’intelligenza artificiale

Autore: Andrea Colamedici e Simone Arcagni

Editore: Solferino

Anno: novembre 2024

Pagine: 235

Isbn: 9788828215813

Prezzo: € 17,50

Perché dovremmo leggere “L’algoritmo di Babele. Storie e miti dell’Intelligenza Artificiale”?

Questo libro ci consente di scoprire come le radici culturali dell’IA non solo siano antichissime, ma possano aiutarci a comprendere meglio il nostro futuro e il ruolo che le macchine avranno nella nostra vita. È un viaggio che vi sorprenderà e vi farà riflettere su quanto l’intelligenza artificiale sia più antica e profondamente radicata nella nostra cultura di quanto pensiate. Perché, alla fine, aveva ragione Winston Churchill quando disse:

“Più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere”.

E voi? Avete mai letto questo libro?

E, soprattutto, pensavate che l’AI fosse un’idea moderna?

Fatemelo sapere nei commenti.

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