L’edizione numero 62 degli Oscar italiani, ovvero dei David di Donatello, si è tenuta in una sfarzosa serata di inizio primavera, lo scorso 21 marzo: gli “Oscar tricolore, la grande festa del cinema italiano” come avrà modo più volte di sottolineare il presentatore Carlo Conti. Una festa che premia Ammore e Malavita dei Manetti Bros, come il miglior film dell’anno, in una escalation che lo porterà a vincere altre quattro statuette. Una vittoria, quella del film dei Manetti Bros, meritata per un musical d’azione all’americana, ma girato in salsa napoletana, che davvero lascia il segno.
Peraltro, è la prima volta che accade, la pellicola vincitrice del premio come miglior film, non è nella lista dei 20 maggiori incassi dell’annata, a fronte comunque di un incasso dignitoso. Segno tangibile, della qualità della giuria dei David, che non si piega al commerciale, nonché della decisione di premiare la qualità, piuttosto che la quantità. Ammore e Malavita vince comunque altre 4 statuette, tra cui quella alla Miglior attrice non protagonista, di una bella e commossa Claudia Gerini. Più che l’edizione del ritorno in Rai, questa dei 62esimi David di Donatello, rimarrà come l’edizione delle donne. Quella di Paola Cortellesi che spiega come certe parole declinate al femminile acquistano un significato sgradevole; di Jasmine Trinca che vince come miglior attrice per Fortunata, dopo aver meritatamente vinto a Cannes l’anno precedente; di Claudia Gerini che a stento riesce a trattenere l’emozione; di Stefania Sandrelli che corona «un sogno iniziato nel 1961», vincendo il David alla Carriera; di Diane Keaton che ringrazia Woody Allen per aver lanciato la sua carriera senza vergognarsene.
Ma è stata anche l’edizione della “Tenerezza”, la tenerezza di un vecchio, grandissimo attore come Renato Carpentieri, che commosso ottiene non solo il David di Donatello come miglior attore protagonista, ma anche la standing ovation del pubblico e dei colleghi presenti in sala. Alla veneranda età di 76 anni, l’attore napoletano si issa come il più anziano vincitore del premio come “miglior attore protagonista” e dice «la tenerezza è una virtù straordinaria, nella cortesia c’è un pizzico di ipocrisia, la tenerezza è così com’è», parafrasando l’omonimo film di Gianni Amelio. Momento internazionale da brividi con il David alla carriera a Steven Spielberg, che ricorda come Lina Wertmüller sia stata la prima donna mai candidata come miglior regista agli Oscar, a Diane Keaton che canta Three Coins in the Fountain senza musica.
Da segnalare, inoltre, il trionfo del giovane Jonas Carpignano come miglior regista per A ciambra che ringrazia l’Accademia e fa una battuta a Pierfrancesco Favino («prima portavo il caffè e ora sei tu a portarmi qualcosa»); i quattro David a Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli e i due a Gatta Cenerentola, il primo lungometraggio di animazione ad aver ricevuto la candidatura come miglior film. Poco male, il cartone animato prodotto da Rai Cinema si porta a casa il premio per il miglior produttore e i miglior effetti speciali. A sorpresa il premio come miglior film straniero va a Dunkirk di Christopher Nolan, che beffa La La land; infine, premio del miglior film dell’Unione Europea a The square di Ruben Ostlund.