La 69esima edizione dei David di Donatello, gli Oscar italiani, un pelino meno prestigiosi dei Nastri d’Argento, ha, come sempre, offerto sorprese, polemiche, professionalità e momenti di riflessione. La cerimonia di premiazione, condotta da Carlo Conti ed Alessia Marcuzzi, come ormai consuetudine, è stata trasmessa su Rai Uno, in prima serata, venerdì 3 maggio 2024.
In un anno di importanti risultati per il cinema italiano, c’è stato un gruppo di pellicole, che ha in qualche modo monopolizzato la serata: Io Capitano, di Matteo Garrone, si è aggiudicato sette statuette; C’è ancora domani, di Paola Cortellesi, sei statuette; a seguire Rapito, di Marco Bellocchio con cinque; e Palazzina Laf, di Michele Riondino con tre statuette. Alle restanti pellicole si direbbero che siano rimaste le briciole, seppur d’oro. La serata si era aperta poeticamente, con un gradito omaggio a Federico Fellini, eccellenza italiana del nostro cinema, per passare poi alla carrellata dei premi. Partiamo subito dai premi ritenuti “principali”. Io Capitano si aggiudica sia il premio al miglior film che quello alla migliore regia, riconoscimento meritato, considerata la nominations all’Oscar come miglior film straniero ottenuta da Garrone, Ceccherini, Gaudioso e Tagliaferri, destinata comunque a rappresentare un’eccellenza assoluta italiana nel mondo. “Questo film racconta le storie di chi non viene ascoltato – spiega il regista romano – è stato fondamentale fare questo film con chi ha vissuto realmente quella odissea contemporanea. Anche sul set ho avuto la fortuna di lavorare con le comparse che avevano fatto quel viaggio e mi aiutavano e mi sono ritrovato spesso a codirigere con loro. Mi sono sentito regista ma anche spettatore”, dice ancora Matteo Garrone. “Ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno fatto il film con me, anche gli attori Seydou Sarr e Moustapha Fall – prosegue – e se il film è arrivato così lontano è grazie alla loro interpretazione straordinaria e intensa e vera”, dice. Quindi un appello, che ormai da anni gridano i rappresentanti del settore: “Credo che nelle scuole sia ora di iniziare a insegnare cinema perché è importante che arrivi ai giovani”.
Sul lato attoriale, statuetta come miglior attrice protagonista per Paola Cortellesi e il suo C’è ancora domani; statuetta come miglior attore protagonista ad un altro regista-attore come Michele Riondino per Palazzina Laf. I due film, si dividono equamente anche le ultime due categorie attoriali: miglior attrice non protagonista Emanuela Fanelli per C’è ancora domani; miglior attore non protagonista Elio Germano per Palazzina Laf.
Tra gli altri premi spicca nuovamente C’è ancora domani, vincitore del David del Pubblico, come film più visto dell’annata 2023, un premio molto gradito dalla stessa Cortellesi: “gli spettatori siamo noi, siamo tutti e mi piace pensare che tra loro ci sia di tutto, anche chi non la pensa come me. Grazie ai 5 milioni di persone che sono uscite di casa, hanno cercato parcheggio e pagato il biglietto per vedere il mio film”. La stessa regista sale subito dopo sul palco, insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda per ricevere un’altra statuetta alla miglior sceneggiatura originale.
Molto emozionanti i momenti dedicati ai David speciali, ovvero quelli alla carriera. Standing-ovation per Vincenzo Mollica, che ha dedicato una vita intera alla narrazione del cinema e dello spettacolo. Il grande giornalista emozionato ha ringraziato il pubblico, ricordando prima Fellini (“Aveva l’età della persona con cui parlava, era straordinario”), e poi Lello Bersani (“Mi ha dato la sua agenda: vorrei che tu prendessi il mio posto, mi disse”). E sulla cosa che maggiormente lo ha mosso durante le interviste della sua vita, Mollica non ha avuto dubbi: “Mi sveglio con la curiosità, senza la curiosità sarebbe un casino”, ha detto tra gli applausi. David alla carriera anche per Giorgio Moroder, compositore e produttore discografico; e per la sempre verde Milena Vukotic.
Non avranno il fascino della notte degli Oscar, ma anche i nostri David sanno sempre sorprendere in fatto di polemiche e sono una vetrina mediatica importante per alcune rivendicazioni, come quella del costumista Sergio Ballo, premiato per i migliori costumi (Rapito, di Marco Bellocchio): “sono arrabbiato questa sera perché ci hanno messo sulle scale. Avremmo voluto condividere la sala con i nostri colleghi”. Evidentemente indispettito dalla scelta, francamente contestabile, degli autori, di relegare ad un teatro di posa, cioè ad un luogo diverso dal Teatro 5 di Cinecittà, la premiazione delle categorie minori (costumi, trucco, montaggio), il Ballo ha sferrato un attacco piccato a tutto il sistema: “potevate darci due statuette, invece di una”, riferendosi alla statuetta da dividere con la collega Daria Calvelli. Ha poi continuato: “purtroppo il nostro lavoro di costumisti e scenografi viene visto come le vetriniste e le domestiche”. Conti ha ribattuto: “aver portato alcune categorie in alcuni spazi speciali ci sembrava una ricchezza, non una deminutio”. Qualcuno direbbe salvataggio in calcio d’angolo, invece probabilmente è un grande autogol, perché proprio le categorie mediaticamente meno attraenti sono state relegate altrove. Ma ci sta, i David sono una vetrina come il Festival di Sanremo, dove la polemica è sempre dietro l’angolo.
Continuando rapidamente troviamo gli altri premi: miglior scenografia per Andrea Castorina e Valeria Vecellio (Rapito, di Marco Bellocchio); miglior sceneggiatura non originale per Marco Bellocchio e Susanna Nicchiarelli, ancora per Rapito; miglior esordio alla regia per Paola Cortellesi (C’è ancora domani); miglior canzone originale per Diodato, con La mia terra, per Palazzina Laf; miglior fotografia per Paolo Carnera (Io Capitano, di Matteo Garrone); miglior montaggio per Marco Spoletini ancora per Io Capitano; miglior documentario Laggiù qualcuno mi ama, di Mario Martone; miglior trucco e acconciatura per Enrico Iacoponi e Alberta Giuliani (Rapito, di Marco Bellocchio); David Giovani a Paola Cortellesi (C’è ancora domani); migliore colonna sonora ai Subsonica per Adagio; miglior produttore a Archimede, Rai Cinema, Pathe’, Tarantula per Io Capitano; migliori effetti visivi a Laurent Creusot e Massimo Cipollina, ancora per Io Capitano. Anatomia di una caduta di Justine Triet è il miglior film internazionale della 69ma edizione dei David di Donatello.
Infine, permettetemi una conclusione dedicata alla mia città, ovvero Taranto, protagonista con Palazzina Laf e con Michele Riondino e Diodato, eccellenze tarantine nell’ambito del cinema, della musica e dello spettacolo. Due artisti, che vivono le mille difficoltà sociali della città pugliese e che pur avendo ottenuto successo e riconoscimenti in giro per il mondo, continuano ad ergersi cantori di una città che non vuole essere dimenticata. E lo hanno fatto anche dal palco dei David. Riondino ha sottolineato l’importanza di un film come Palazzina Laf, sottolineando il valore di un cinema che offre prospettive diverse dalla consueta industria; mentre Diodato ha dedicato il suo premio a tutta la città di Taranto, simbolo di speranza e resilienza. Anche Elio Germano, romano doc, e vincitore proprio per Palazzina Laf, del premio al miglior attore non protagonista, ha voluto parlare di Taranto, avendola vissuto alcuni mesi, proprio durante la lavorazione di questo film, agghiacciante nel suo crudo realismo: “Taranto è una città meravigliosa violentata dal profitto altrui, i film aiutano a farci guardare le cose se non possono cambiarle”.