Raffaello Castellano (532)
C’è un rischio Dieselgate anche per la Fiat, anzi FCA, dopo che l’Agenzia per la protezione dell’ambiente americana (EPA), ha accusato la casa Italo/Americana di aver installato un software per truccare i valori delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) su 104mila veicoli. Ora la Fiat Chrysler Automobiles rischia una multa astronomica: 4,63 miliardi.
L’azienda guidata da Sergio Marchionne non avrebbe comunicato all’Agenzia l’esistenza di questo software.
Nel mirino sono finite le versioni diesel di Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram, che monterebbero dispositivi in grado di abbassare i valori delle emissioni rilevati in fase di test. L’EPA afferma di aver scovato 8 programmi che apporterebbero queste modifiche, ma l’azienda avrebbe ritirato solo i modelli che montano uno di questi software, senza agire nei confronti degli altri 7.
Se la versione dell’EPA venisse confermata, sarebbe una palese violazione del Clean Air Act, la legge federale che fissa i limiti per le emissioni auto.
Fiat in un comunicato si dichiara “contrariata dal fatto che l’EPA abbia scelto di emettere una “notice of violation” in merito alla tecnologia di controllo delle emissioni impiegata nei motori diesel leggeri da 3.0 litri”. L’azienda di Detroit ribadisce la correttezza del suo operato e si dice estranea allo scandalo emissioni.
Per i clienti, di entrambe le sponde del Pacifico, resta il dubbio che senza barare nessun motore endotermico tradizionale possa “non inquinare” e che se esiste una soluzione è verso altre motorizzazioni che bisogna guardare, come le ibride, le elettriche e l’idrogeno. La Volkswagen lo ha capito, speriamo lo capiscano anche le altre case automobilistiche.