Grazie al mio lavoro, ed ancor di più da quando faccio le dirette Facebook di “Incontri ravvicinati”, mi capita di intervistare grandi professionisti del marketing invitati per le loro competenze verticali e le loro conoscenze specialistiche.
Ma un’intervista è un elemento dinamico, vivo potremmo dire, e, pur cominciando da una scaletta, le cose più interessanti vengono dette, ed immaginate, quando la confidenza ed il clima dell’interazione si fanno più distesi e colloquiali.
Mi è successo recentemente con l’intervista che io e l’amico Ivan Zorico abbiamo fatto a Paolo Iabichino lo scorso novembre (trovate il video a questo link), durante la quale la cosa più importante che è emersa dalle parole di Iabichino è stata la “dimensione etica” che chi fa comunicazione e web marketing deve assolutamente recuperare se non c’è, e coltivare se già presente, per mettersi davvero dalla parte del cliente e scrivere una pagina nuova del marketing.
Di nuovo è successo in una delle ultime puntate di “Incontri ravvicinati” (qui trovate il link al video), dove ho avuto il piacere di intervistare Omar Rossetto, autore, insieme a Maria Isabella Musulin, del saggio “Influencer mania”; anche in questo caso la cosa più importante non sono stati i numeri o le possibilità di crescita dell’influencer marketing, ma una parola, “sincerità”.
La cosa strana è che le due parole chiave emerse, “dimensione etica” e “sincerità”, mi hanno fatto affiorare alla mente la stessa scena di un film cult della commedia leggera italiana, “Il ragazzo di campagna” del 1984 di Castellano e Pipolo, con uno strepitoso Renato Pozzetto.
La scena è quella dove il protagonista, il contadino Artemio (Renato Pozzetto), in cerca di fortuna a Milano, prestatosi a fare l’attore negli spot pubblicitari, si trova a litigare con il regista e la produzione di uno di questi, perché secondo lui non accettare due fustini di detersivo al posto di uno è da stupidi e disonesti.
La scena prendeva in giro il famoso spot del detersivo Dash, che negli anni ‘80 spopolava in televisione, e mi è sembrata perfetta per riassumere le parole più importanti emerse nelle due interviste a Paolo Iabichino e Omar Rossetto.
Forse, dopo anni di storytelling selvaggio, di contenuti ultra targettizzati e influencer fasulli, quello che dovremmo recuperare è la sana indignazione di Artemio, che, volendo accettare uno scambio vantaggioso, rifiuta di fare la figura del pirla e perdere credibilità per 100 mila lire.
Ecco, la lezione di questo film (che vi invito a recuperare) è che dovremmo smetterla di “svendere” la nostra sincerità al miglior offerente e “recuperare” una dimensione più etica del nostro lavoro di marketers. Se impariamo a dire no quando un lavoro, una campagna, un cliente o un prodotto non ci convincono, non solo cresceremo come professionisti, ma sarà la cosa migliore che faremo per il nostro “personal branding”, guadagnando in credibilità ed autorevolezza.
Perchè alla fine, come scoprirà anche Artemio nel film, ciò che fa davvero la differenza è la nostra umanità, che dobbiamo salvaguardare e coltivare anche nel mondo del web marketing che, spesso e volentieri, ci impone di correre sempre più in fretta e ci costringe a trascurare i nostri veri valori.
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