Spesso ci troviamo a seguire un copione scritto da altri. Un copione che magari interpretiamo senza neanche accorgercene perché scritto con l’inchiostro della tradizione. Di quanto è stato fatto e di quello che è culturalmente accettato.
Quando emettiamo un giudizio, di fatto, non siamo quasi mai solo noi a parlare, ma ci portiamo dietro un intero modo di pensare di una collettività. Una cultura, una tradizione.
Così capita che la domanda pregna di istintiva sorpresa “ma veramente?”, fatta da una giornalista nel post gara a Benedetta Pilato che, per un niente, non è andata a podio alle Olimpiadi, palesi inaspettatamente una frattura nel modo di vedere le cose della vita. Una pagina strappata (qui l’intervista completa rilasciata da Benedetta Pilato ai microfoni di Rai Sport).
Pilato, nel copione della giornalista (ma, come detto, non solo nel suo), poteva essere affranta, arrabbiata, magari piangere sì, ma non lacrime di gioia. Aveva perso, non era arrivata a podio. Nel copione c’erano quelle reazioni, non altre.
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In un mondo iperconnesso e con la sempre più elevata richiesta di elaborazione dati, chi saprà governare queste nuove spinte avrà la meglio nella competizione globale.
Credo che lei, la giornalista, avesse impostato l’intervista proprio così. E non credo si possano darle tutti i torti: a memoria non ricordo una reazione come quella di Pilato in occasioni analoghe. E anche l’intera intervista è stata molto genuina e vera, cosa ben distante da quelle “telefonate” a cui siamo abituati (cfr. altro copione).
Ma qualcosa nella narrazione è cambiata.
Pilato, attenzione, ha gioito per la prova fatta, per quello che è riuscita a dare e per dove è arrivata (dice nell’intervista: “un anno fa, non ero neanche in grado di farla questa gara” e poi aggiunge “ci ho provato dal primo metro”): la sua vittoria, il suo personalissimo podio, era dare il suo massimo. Cosa che ha fatto e per la quale era contenta. E, va sottolineato anche questo, era anche dispiaciuta (sempre lei: “peccato perchè un centesimo è proprio st*****”), ma con la profonda consapevolezza che quella gara, dice ancora lei, è solo un punto di partenza.
Pilato ha scritto una nuova pagina del copione. Da oggi c’è anche un’altra storia possibile. Non solo il successo per il successo, la vittoria per la vittoria, ma successo e vittoria come realizzazione personale.
Prendiamone nota, aggiorniamo (finalmente) i copioni e facciamone tesoro.