É bello quando un film ti fa scoprire la storia di un campione dello sport sui generis, un vero outsider, non uno baciato dalla genetica e nato per vincere e magari con scarse possibilità finanziarie ma che poi in qualche modo ce la fa, di cui è piena la storia dello sport.
No, il campione di cui parlo è uno davvero sfigato, non particolarmente portato per gli sport, con una fortissima ipermetropia e con quasi nulle possibilità economiche, eppure è uno che non solo è diventato un atleta olimpionico, un campione, ma addirittura una leggenda degli sport invernali: Eddie Edwards, o meglio Eddie “The Eagle” Edwards.
Il film in questione è “Eddie the Eagle – Il coraggio della follia” del 2016, diretto dall’esperto di biopic Dexter Fletcher (Bohemian Rhapsody e Rocketman), e vede come protagonista il camaleontico Taron Egerton, perfettamente a suo agio quando deve portare in scena personaggi borderline e fuori dagli schemi e che regala al suo Eddie Edwards una grande simpatia e umanità.
Il film si concentra sulla vita di Edwards che, nato nel 1963 nella contea inglese di Gloucestershire, già da bambino sogna di diventare un atleta olimpionico, ma con scarsi risultati; dopo aver “provato” a cimentarsi con quasi tutti gli sport delle Olimpiadi classiche, decide di passare agli sport invernali, e qui si innamora prima dello sci, diventando un discreto sciatore nella discesa libera, e poi della disciplina del salto con gli sci, che lo renderà celebre a livello mondiale.
Edwards, che aveva cominciato tardi a cimentarsi con il salto ed era dotato di scarsa tecnica, riuscì con coraggio e dedizione, e con un po’ di fortuna, a classificarsi come “unico” atleta britannico per la disciplina del salto con gli sci alle Olimpiadi di Calgary del 1988, dove si piazzò ultimo sia dal trampolino dei 70 metri che in quello da 90, ma che ugualmente lo fece diventare una leggenda dello sport proprio per il fatto di essere un outsider che subito si conquistò l’attenzione dei media e la simpatia e il tifo del pubblico.
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La sua impronta sulle Olimpiadi Invernali di Calgary fu così forte che durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi il presidente del Comitato organizzatore, Frank King, celebrò gli sforzi di Edwards dichiarando: “In questi giochi, alcuni atleti hanno vinto la medaglia d’oro, alcuni hanno battuto dei record, e alcuni di voi hanno addirittura volato come un’aquila”, mentre i circa 100.000 spettatori iniziarono a urlare “Eddie, Eddie!”.
Ma senza voler togliervi il gusto di recuperare questo film che vede fra gli altri interpreti anche un sempre a fuoco Hugh Jackman e, in una piccola parte, un grande Christopher Walken, voglio soffermarmi su uno dei motivi principali per cui dovremmo vedere questo film.
In una società come la nostra sempre più orientata al “risultato”, alla “performance” e al “profitto” scoprire un individuo obiettivamente “svantaggiato” che, concentrandosi sul “processo”, riesce a diventare non solo campione, ma addirittura una leggenda dello sport, penso sia il messaggio più forte che questa pellicola veicola, soprattutto se vogliamo “leggere” il film dal punto di vista della motivazione, del coraggio e della realizzazione di sè.
Ho rivisto questo film in un recente passaggio televisivo, e non ho potuto non rilevare le similitudini con il libro che sto leggendo in questo momento, “La pratica – L’attività creativa è una scelta quotidiana” di Seth Godin, dove dalla prima all’ultima pagina il più grande guru mondiale del marketing ci dice che non è il risultato a contare, ma il “processo”, la strada, la scelta di applicarci ad un’attività creativa quotidianamente e con dedizione.
Ecco, Eddie “The Eagle” Edwards credo sia l’esempio ideale di cosa significano le parole dedizione, coraggio e un pizzico di follia quando le applichiamo a quella che è la nostra missione, il nostro scopo e che, come dice Seth Godin, potremmo chiamare vita.
“Eddie the Eagle – Il coraggio della follia” ci racconta che se ci impegnamo con assoluta dedizione al nostro compito, al processo, i risultati arriveranno, basta crederci e continuare a lavorare.
Quindi film consigliatissimo, non solo per imparare questa importante lezione, ma anche per passare un paio di ore in allegria, con un grande Taron Egerton che ci restituisce la “figurina” di un grande campione come Eddie Edwards, che andrebbe raccolta in un apposito album dei campioni sui generis dello sport mondiale, le cui storie tanto hanno da insegnare a tutti noi.
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