Ivan Zorico (348)
Un giorno. Un altro giorno. Ancora un altro. Ed un altro ancora. Così in fila, uno dietro l’altro, sino a contarne 365. Ecco cos’è un anno: una serie lunghissima di giorni che presi singolarmente possono a volte apparire come attimi insignificanti di pura routine e che invece, messi assieme, rappresentano il nostro presente. La nostra vita.
Il più delle volte appaiono tutti uguali. Ci sono interi mesi in cui sembra che nulla accada, che nulla cambi e che tutto sia uguale al giorno prima, compreso noi stessi. È solo una sensazione. I giorni si sedimentano lievemente dentro di noi. Inconsapevolmente il nostro “presente” il giorno successivo diventa passato ed il giorno dopo ancora è già di ritorno, trasformando così il futuro in un sé stesso in attesa.
Altri giorni invece sono unici. Sono quei giorni in cui lo stesso tempo si mette da parte per far spazio all’immortalità. Momenti intorno al quale costruiamo vissuti, prendiamo o assimiliamo decisioni e sentiamo di essere vivi veramente. Proprio lì, in quel presente, si concretizza il futuro. Cogliamo sin da subito che nulla sarà come prima. Che quel presente, di qualunque cosa si tratti, nel bene o nel male, modificherà il giorno successivo. I mesi a venire. Le nostre esistenze.
Lungo tutto questo tempo viviamo almeno due vite. Una privata e strettamente personale ed una pubblica comune a tutti noi. Di quest’ultima ne parliamo tantissimo. Non c’è momento di aggregazione sociale (reale o virtuale) in cui non parliamo dell’ultimo fatto di cronaca, dell’ultimo evento di grossa risonanza o semplicemente di dove passeremo le prossime vacanze. Tutto ciò non ci fa sentire soli. Ci fa sentire parte di una comunità. Ci rasserena. Abbiamo così la possibilità di condividere emozioni comuni, nelle quali possiamo indistintamente riconoscerci tutti. È capitato per i due gravi attentati di Parigi (a gennaio e novembre) così come, in maniera più leggera, per la finale femminile degli US Open dove, Flavia Pennetta e Roberta Vinci, hanno scritto la storia del tennis italiano e non solo. Siamo passati così dall’essere massimi esperti di geopolitica internazionale a formidabili conoscitori di “dritti e rovesci”. Ma questa è un’altra storia.
Passando all’altra vita, quella privata e personale, le cose si complicano. Non ci sentiamo mai veramente parte di una comunità. Perché diciamolo, ognuno vive il proprio presente e le proprie emozioni in un modo unico e spesso completamente da solo. E difficilmente riusciamo a trovare “nell’altrui” la piena condivisione. Non abbiamo poi gli stessi schemi mentali (di cui abbiamo parlato pocanzi) capaci di trasformarci magicamente in consumati conoscitori della materia. Per ascoltare il rumore della vita pubblica perdiamo il contatto con quei tanti giorni, apparentemente tutti uguali agli altri, che creano però le condizioni per il manifestarsi di quelli unici. Così quando quest’ultimi fanno il loro ingresso nelle nostre vite, risultano inaspettati. Ci sentiamo disorientati. Spiazzati. Non riusciamo a dare delle spiegazioni. Rubiamo i giorni del nostro “presente-futuro” per capire quello che è accaduto, non pensando che in quei momenti già si sta mettendo in moto il medesimo processo che ci porterà a vivere un nuovo giorno unico. In sostanza stiamo solo replicando lo stesso errore.
Personalmente questa consapevolezza mi è giunta da poco. Sarà probabilmente il cosiddetto processo di maturazione o, per meglio dire, di evoluzione. Non lo so. Di certo, in previsione dell’ultimo dell’anno e a dispetto di quello che facevo negli anni passati, non lascerò nulla di negativo (e di positivo) nel vecchio anno, ma porterò tutto con me. I tanti giorni passati si dovranno sommare con quelli nuovi. Non si dovranno sovrascrivere. Solo così, penso e spero, di trovare la formula per capire la vita ed interpretare quei giorni davvero speciali: quelli tutti uguali. Sulla scorta di quanto detto, vi voglio lasciare con le parole di chi, di queste cose, ne aveva già una piena consapevolezza: “Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà. La vita può avere luogo solo nel momento presente. […]” (Buddha).
Averle bene chiare in mente è il più grande auspicio che mi posso e vi posso augurare per il 2016.