Ivan Zorico (371)
Sono sempre stato affascinato dalla reminiscenza. Non tanto per il suo significato letterario, ma per l’accezione che gli sceneggiatori Gregory Widen, Peter Bellwood e Larry Ferguson, ne hanno dato nel famoso film “Highlander” (1986) interpretato da Christopher Lambert. In sostanza, nel film, quando un immortale tagliava la testa ad un altro, ne assorbiva non solo il potere (intesa come forza fisica), ma anche tutte le sue conoscenze. Ossia, tutto ciò che aveva vissuto e le persone che aveva incontrato, le epoche che aveva attraversato e le culture con cui era entrato in contatto, venivano trasferite prima, e fatte proprie poi, dall’immortale rimasto vivo nel combattimento. Non vorrei che mi fraintendeste. Questo non è l’incipit di una recensione, ma una bellissima fascinazione che quella rappresentazione cinematografica mi ha lasciato quando, poco più che bambino, guardai per la prima volta questo ormai storico film. Crescendo, però, ho interiorizzato questo concetto e l’ho riadattato. Credo che in qualcosa
ci sia del vero. Non certo nella sua parte cruenta, ma sicuramente in quella di ereditare la cultura delle epoche passate e degli uomini che ci hanno preceduto. Sono convinto, infatti, che oltre ad un patrimonio genetico, ci venga tramandato anche un patrimonio culturale inteso nella sua forma più alta. Stili di vita, precetti, tradizioni, conoscenze, cultura, opere letterarie e d’arte.
Proprio su quest’ultime mi voglio soffermare. L’arte ed il patrimonio culturale sono dentro di noi a prescindere dal fatto che l’abbiamo, o meno, visti personalmente. Non credete che sia così? Facciamo un gioco allora. Se mi mettessi ad elencare opere come “La Gioconda”, “La Cappella Sistina”, “il Partenone”, “Babilonia” e “l’Urlo di Munch”, sono sicuro che in un attimo avreste bene in mente di cosa parlo. La loro immagine, ma soprattutto una sensazione di familiarità, vi avrà sicuramente ed immediatamente attraversato.
