Raffaello Castellano (533)
È il 1980 quando il Whitney Museum di New York, in una vendita con trattativa privata, si aggiudica l’opera “Three Flags” (Tre Bandiere) di Jasper Johns per la cifra stratosferica di 1 milione di dollari, la cifra più alta mai pagata, fino ad allora, per un’opera di un artista vivente. Possiamo dire che è questa, senza ombra di dubbio, la data in cui il mercato, la finanza e l’economia prendono possesso del mondo dell’arte contemporanea. Sulla scia del neo-liberismo di stampo reaganiano e thatcheriano dilagante ed imperante, in quegli stessi anni, l’arte contemporanea scopre che il “mercato” è il suo più grande alleato e che tutte le regole fino ad allora accettate e condivise stavano per essere stravolte e cambiate. Fino a questa data, infatti, ciò che consacrava un’artista era un sistema composto principalmente da curatori, critici, mostre internazionali, alle quali l’artista veniva invitato ad esporre, e musei. Era la combinazione di questi quattro fattori, scanditi in sequenza, che rendeva famoso un artista: il curatore importante che organizza una mostra di respiro internazionale, il critico o i critici che inquadrano e concettualizzano le opere del singolo artista o degli artisti invitati ad esporre, le grandi
mostre internazionali che, alla fine o durante i processi appena decritti, avevano il compito di consacrare e rendere mediaticamente rilevante non solo l’opera dell’artista o degli artisti invitati, ma, ancora più importante, quello di anticipare e suggerire le nuove tendenze ed i gusti dei collezionisti e del pubblico più in generale, ed infine il museo, al quale spettava il compito di storicizzare il lavoro dell’artista stesso.